Convegno sulla Siria a Firenze

10 Novembre 2012
Sergio Paronetto

Carissimi, vi giro il testo del FSE di un anno fa, tradotto dall’inglese da Cristiana Calabrese, che riassume e rilancia l’iniziativa per la pace in Siria, di cui facciamo attivamente parte, verso la Conferenza di pace di Ginevra (gennaio?) e verso l’evento promosso dai movimenti nonviolenti a Sarajevo nel 2014.

Mettiamolo nell’agenda. Grazie. Shalom. Salam.

Mussalaha.

Sergio Paronetto

 

Convegno sulla Siria a Firenze

10 Novembre 2012

 

Il conflitto in Siria e le sue sfide per i movimenti per la pace: promuovere un cessate il fuoco, perseguire una pace giusta, permettere una riconciliazione 

 

Nel 2002, a Firenze, in occasione del Forum Sociale Europeo, abbiamo discusso di come mobilitarci contro l’invasione dell’Iraq. Volevamo evitare una guerra fondata su menzogne, che non avrebbe portato al popolo iracheno la democrazia, ma solo morte ed un nuovo governo autoritario. Dieci anni dopo, ci auguriamo che le potenze mondiali abbiano dato ascolto al nostro grido.

Oggi la Siria dovrebbe rivestire la stessa importanza agli occhi del movimento contro la guerra, ma questa volta le forze che si oppongono alla pace sono diversificate. C’è un regime i cui soldati hanno bombardato le città e sparato alle persone che chiedevano democrazia, ci sono ribelli che credono che in questo momento la lotta armata sia necessaria per portare un cambiamento, ci sono potenze esterne che si sono servite di questa violenza per trasformare il conflitto in una guerra e che stanno armando l’opposizione interna, tra i ribelli ci sono fazioni che promuovono il fondamentalismo e il settarismo, che commettono attacchi terroristici e violazioni dei diritti umani.

In questa difficile situazione, abbiamo cercato di capire cosa possono fare i movimenti sociali europei per sostenere la popolazione siriana, i rifugiati e la società civile che osano immaginare una percorso nonviolento verso la democrazia e una reale prospettiva di riconciliazione. Siamo tutti d’accordo sul fatto che un cessate il fuoco immediato sia assolutamente necessario per evitare ulteriori spargimenti di sangue e per sedare la guerra civile. La stragrande maggioranza della popolazione vuole la pace e uno Stato veramente democratico, perciò dovrebbe essere avviato un processo di riforma dello Stato in cui siano coinvolte tutte le componenti della popolazione siriana. Le libertà di espressione e di informazione devono essere garantite e qualsiasi manipolazione deve essere segnalata e condannata. Tutti i gruppi religiosi ed etnici devono essere protetti, con un’attenzione particolare ai rifugiati e alle minoranze, in collaborazione con le società civili dei Paesi vicini, verso i quali il conflitto rischia di propagarsi. Devono essere portate avanti azioni collettive che spingano le istituzioni e i governi europei a promuovere una pace giusta, anziché interventi armati esterni o sostegno a fazioni armate.

Siamo consapevoli di essere divisi sulle priorità e sugli obiettivi che associamo a ciascuna delle questioni sopraindicate, ma agiremo attraverso diverse coalizioni con i seguenti obiettivi:

 

1) Sollecitare il cessate il fuoco e la fine del rifornimento esterno di armi nei confronti di entrambe le parti in conflitto, regime e gruppi ribelli. Supporteremo iniziative di riconciliazione, che mirino a fornire luoghi sicuri nei quali le diverse fazioni della popolazione siriana possano incontrarsi, parlare, negoziare una pace giusta;

2) Aprire un dialogo con la società civile siriana che sta lottando in modo nonviolento per i diritti umani, la democrazia e la giustizia sociale. Costruiremo un percorso che ci consentirà di incontrare attivisti e organizzazioni della società civile siriana in occasione del prossimo Forum Sociale Mondiale, a Tunisi, nel 2013, e in occasione dell’evento per la pace che si svolgerà a Sarajevo nel 2014. Gli obiettivi saranno quelli di ascoltare le loro priorità, favorire lo scambio con la società civile internazionale, pianificare insieme azioni future quali: capacity building e training sul peacebuilding e sui diritti umani per gli attivisti, sostegno agli obiettori di coscienza che lasciano l’esercito o le fazioni ribelli armate, sviluppo di media indipendenti in Siria, azioni simboliche di pace quali portare in Siria la pianta di kaki di Nagasaki;

3) Condividere visioni e proposte per portare un’assistenza umanitaria ai rifugiati siriani all’estero, rifiutando la logica di enormi campi profughi che diventano prigioni disumane. Cercheremo anche di portare aiuto e solidarietà all’interno del territorio siriano, attraverso attori interni che devono essere identificati e, non appena sarà possibile, attraverso delegazioni internazionali;

4) Fare pressione perché si eviti una nuova guerra contro l’Iran, perché la pace in Siria passa necessariamente dal dialogo con l’Iran.

 

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