Aprire corridoi umanitari nel Mediterraneo e abolire la direttiva Dublino – accenno al “caso Nigeria”
Ancora una volta i media riportano la cronaca, freddamente numerica, dell’ennesima strage avvenuta nel Mediterraneo. Ancora una volta i rappresentanti delle istituzioni mettono in scena il solito spettacolo dello “schok” e del “dolore”, sorvolando sulle proprie responsabilità. Lacrime di coccodrillo sono state versate anche dopo la strage del 3 Ottobre a Lampedusa, ma la risposta a quei morti non è stata l’apertura di corridoi umanitari, ma l’ulteriore militarizzazione del Mediterraneo, tramite l’operazione Mare Nostrum, che prima ancora di essere un’operazione di soccorso – è bene ricordarlo – punta al controllo delle rotte e delle frontiere.
Se il Mediterraneo è diventato una grande fossa comune, lo si deve all’Europa e alla guerra ai migranti e alle migrazioni messa in atto in questi anni. Il Governo italiano non è estraneo a tutto questo, anzi è complice. I nostri politici non fanno altro che lamentarsi dell’Europa per lavarsi le mani dal sangue versato sulle nostre frontiere. Quegli stessi politici, però,Alfano e Renzi in testa, hanno sempre appoggiato e sostenuto le politiche europee e non hanno mai proposto un alternativa. Nessuno ha mai chiesto l’abolizione della direttiva Dublino III, ad esempio, quella che di fatto nega la libertà di movimento nel continente, se non si ha un documento comunitario, e tutti hanno continuato a mantenere in vita anche sul territorio nazionale leggi razziste come la Bossi-Fini erede della Turco- Napolitano.
Sempre sull’onda dell’ipocrisia e del sentimentalismo a buon mercato, in questi giorni, è un’anime il coro di chi grida allo scandalo e all’orrore per quanto accade in Nigeria, soprattutto in riferimento alla vicenda, traumatica quanto complessa, delle 300 ragazze rapite. Nessuno fa notare, però, che mentre da un lato rabbrividiamo per quello che accade nel paese Africano, dall’altro alla stragrande maggioranza di nigeriane e di nigeriani non viene riconosciuto lo status di rifugiati e continuano ad essere raggiunti dal decreto di espulsione e rimpatrio. Continuando ad essere considerati, così, alla stregua di migranti economici, come se l’unico problema della Nigeria fosse la povertà.
Le vite spezzate al largo della Libia, al di là della retorica e fuori da ogni ipocrisia, sono vittime di un’Europa che si è chiusa contro il Sud del Mondo. Se questa guerra non è dichiarata, di guerra parlano le cifre delle morti in mare, che nel 2013 venivano stimate già oltre le 19.000, praticamente il bilancio di una guerra, appunto.
Sento il dovere e la necessità di unirmi a quelle associazioni che da tempo chiedono l’apertura di corridoi umanitari nel Mediterraneo e l’abolizione della direttiva Dublino, in sintonia, ormai, anche con esponenti della Chiesa Cattolica. Invito, a questo proposito, tutte e tutti i cittadini a sottoscrivere l’appello online lanciato da Meltingpot.org.
Chiedo inoltre di smetterla con i rimpatri, di abolire operazioni dispendiose di controllo delle frontiere come Frontex, e che si rompa il circolo perverso di favori con i regimi del Nord Africa, lautamente ricompensate per il loro impegno nel bloccare i migranti, indipendentemente dai mezzi adottati.
Tutto questo per riconoscere e salvaguardare,non solo il diritto di mobilità di tutte e tutti, ma lo stesso diritto d’esistere.
Antonio Mazzeo, giornalista eco pacifista e scrittore
Candidato alle Europee 2014 nella lista “L’Altra Europa con Tsipras”