Riflessione sulla questione TTIP
Come hai osservato durante la presentazione da te fatta nella riunione presso la Comunità di San Paolo il pomeriggio dell'8 giugno, molti sono increduli che un accordo sugli investimenti possa avere effetti tanto negativi ed è facile da parte anche di rappresentanti governativi (che probabilmente non hanno neanche approfondito bene la questione) sostenere che i timori relativi a questi accordi sono infondati.
Penso, pertanto, che nelle comunicazioni al pubblico possa essere utile specificare dei semplici esempi che servono a dare un'idea concreta dei possibili effetti.
Io stesso sono rimasto impressionato leggendoli sulla rivista "Internazionale" che nel numero 1048 del 24/30 aprile 2014 riporta un articolo comparso sul settimanale tedesco Die Zeit del 27 febbraio 2014. Lo stesso articolo dice che anche giuristi sono rimasti increduli quando hanno saputo dell'esistenza di un tribunale arbitrale (il Centro Internazionale per il regolamento delle controversie relative agli investimenti ICSID) presso il quale gruppi industriali che si ritengono danneggiati da leggi fanno causa agli stati e spesso ottengono risarcimenti miliardari.
Estraggo, dunque, dall'articolo sopra citato alcune informazioni su cui mi sembra opportuno richiamare l'attenzione.
Gli aspetti che ritengo possano essere evidenziati sono:
I giudici di questi tribunali arbitrali non sono funzionari pubblici ma esperti internazionali nominati, tre per ciascun processo;
i processi si svolgono a porte chiuse;
il verdetto è irrevocabile: non ci sono istanze superiori cui sia possibile ricorrere, appellarsi, chiedere revisioni
Alla base dei procedimenti giudiziari ci sono gli accordi internazionali per la promozione e protezione degli investimenti, che molti stati hanno già sottoscritto e che prevedono delle norme apparentemente innocue, come ad esempio la garanzia di un "trattamento giusto ed equo" alle imprese straniere.
Esempio di procedimenti in corso presso l'ICSID:
Vattenfall contro Repubblica Federale Tedesca. Il gruppo svedese Vattenfall cita in giudizio la Germania e chiede un risarcimento di più di quattro miliardi di Euro perché la rinuncia della Germania al nucleare ha costretto Vattenfall a chiudere due centrali nucleari.
Il gruppo Philip Morris ha chiesto un indennizzo all'Australia, perché il governo australiano ha stabilito che le sigarette possono essere vendute solo in pacchetti senza logo.
La compagnia mineraria Lone Pine ha chiesto un risarcimento di 250 milioni di dollari al Canada per la moratoria sul fracking imposta dal Québec.
Esempi di casi conclusi:
Centrale a carbone di Amburgo Moorburg: il gruppo Vattenfall voleva utilizzare l'acqua dell'Elba per il raffreddamento. La città di Amburgo ha posto condizioni molto severe per l'apertura dell'impianto. La Vattenfall ha sporto denuncia all'ICSID chiedendo allo stato tedesco un risarcimento di 1,4 miliardi di Euro, perché le norme per la tutela dell'ambiente avevano causato una riduzione della redditività della centrale. Il processo si è concluso con una conciliazione: la Vattenfall ha rinunciato all'indennizzo, ma l'autorità per la tutela dell'ambiente ha adottato norme meno rigide.
Oxy contro Ecuador. Il governo ecuadoriano aveva revocato le licenze di trivellazione dell'Oxy, perché l'azienda le aveva rivendute violando i termini del contratto.
La corte ha riconosciuto un risarcimento di 1,77 milioni di dollari in base alla norma che garantisce "un trattamento giusto ed equo" alle imprese straniere.
Per non rischiare di essere citati in giudizio c'è ben poco da fare: i governi di Australia, Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, India, Sudafrica, Venezuela hanno rescisso accordi per la protezione degli investimenti, si sono rifiutati di sottoscriverli o hanno annunciato che non ne avrebbero firmati di nuovi.
Il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) che l'Unione Europea e gli Stati Uniti stanno discutendo prevede un accordo che una volta firmato permette alle imprese europee di citare in giudizio gli Stati Uniti presso un tribunale arbitrale e la stessa cosa potranno fare le aziende statunitensi con gli stati europei.
In questo modo si spera di favorire gli affari e rendere l'Europa più interessante per gli investitori statunitensi.
La Commissione Europea si rifiuta di pubblicare le bozze dell'accordo, ma il settimanale tedesco Die Zeit è entrato in possesso della bozza con cui la Commissione si è presentata al tavolo dei negoziati e l'articolo 12 comma 1 prevede appunto un "trattamento giusto ed equo" delle imprese estere, norma che come abbiamo visto è bastata ad istruire molti processi presso l'ICSID, per esempio contro le leggi per la tutela dell'ambiente.