Una cittadinanza per Nogaro

Pasquale Sarnelli

Lascia sconcerto, e non appaia eccessivo questo stato d'animo, la recente proposta del nostro primo concittadino di dare – finalmente – la cittadinanza onoraria al nostro Vescovo Emerito Raffaele Nogaro, questo dopo averlo sentito in conferenza con Raffaele Sardo.

Proposto da sempre – e per decenni da tutto l'associazionismo casertano questo doveroso riconoscimento è rimasto non solo inatteso ed inascoltato ma combattuto dall'establishment politico, per ovvie ragioni.

Va ricordato, infatti, che il solo conferimento della cittadinanza onoraria proposto dal Sindaco fu per uno sconosciutissimo don Pedro di Borbone duca di Noto.

Teniamo a ricordargli, doverosamente, allora, che la Città, quella reale e viva, lo ha già insignito di tale titolo in una commovente cerimonia del Giugno 2009 nell'Aula Magna della Facoltà di Scienze.

Nel sostenere, comunque, la tardiva proposta sindacale, per quanti di noi lo conoscono, va evidenziato, pero', come la sua presenza pastorale trentennale in queste nostre terre, non puo' sostanziarsi in una semplice conferenza, tanto lo spessore del presule.

Intellettuale di raffinata - se non ineguagliabile – levatura e spessore, Raffaele Nogaro, per contrappasso, rimane il presule del Vangelo, vissuto e praticato, interamente ed intensamente, in un territorio dove impera la presenza invasiva del malaffare, la povertà dei mezzi di riscatto, soprattutto la debolezza della conversione della coscienza.

Contro di essa ha indicato sempre, ma infruttuosamente per nostra viltà, una storia di salvezza possibile: dall'inizio con il Manifesto per una Caserta Nuova e recentemente con il saggio Civitas Casertana; con tante azioni di coraggio :dall'istituzione dell'Università casertana , alla lotta alla camorra e alla corruzione e alle tante azioni di carità, dalla tenda di Abramo alla Mensa Caritas, al banco alimentare, etc.

La sua vocazione pastorale ha caratterizzato tutta la sua presenza e la sua azione di Vescovo che ha affrontato le sfide dei tempi, delle situazioni sociali e quelle delle culture, nell'impegno di affermare la dignità e la libertà delle persone.

I suoi gesti pastorali, le sue azioni, le sue parole, la sua parresia, sono apparsi talora innovatori imbarazzando tradizionalisti e ipocriti, ma sempre nella linea del Vangelo. Ne è stato il missionario.

E dal Vangelo, primariamente, trae l'amore per i diseredati, di coloro che portano ogni genere di sofferenze, per le vittime, per gli emarginati, per coloro che vengono perseguitati perche' promuovono la giustizia.

Si fa incontrare nel povero, nell'ammalato, nel prigioniero, nello straniero.

La sua missione è stata sempre quella di mettere in libertà gli oppressi e di portare la sua misericordia a tutti, agli ultimi di necessità, agli invalidi gravi, ai barellati,agli ammalati terminali, alle vittime del lavoro, soprattutto, quando quest'ultimo produce precari, schiavi, esclusi, senza reddito, subalternità per le donne.

Ha sempre preferito la vita del fratello alla propria.

Ha espresso in modo universale la santità del “farsi prossimo” per il malato, il peccatore, il forestiero, il diverso , tenendo gli occhi sempre aperti contro le aggressioni incessanti che si compiono contro i diritti umani di donne, bambini, migranti, popoli interi, vittime della violenza armata e, soprattutto, dinanzi al modello di società disuguale che ci stanno imponendo i poteri politici ed economici.

Per questo ama particolarmente i giovani ai quali voleva preparare un futuro di speranza, di dignità, di libertà e di uguaglianza.

La realtà sociale in cui ha vissuto e nella quale ha espresso il suo apostolato, si era resa malsana e umiliante. La camorra nella sua forma più spietata, metteva la gente in una condizione di reale schiavitù. Soprattutto nei giovani essa avviliva gli animi e deprimeva gli spiriti. Le sue mani pervasive demolivano brutalmente la libera coscienza delle persone e la loro sacralità.

Per questo chiamava i giovani ad essere protagonisti di una nuova umanità. Li voleva capaci di trasformare il nostro mondo consumistico, creando relazioni vere, in grado di accogliere l'altro, il diverso e di fare solidarietà.

Per Raffaele Nogaro l'amore ricambiato è il valore fondante dell'umanità ma anche l'unico.

Ha espresso vicinanza ed identificazione verso tutti coloro che non ottenevano giustizia, verso coloro che subivano gli abusi dei prepotenti, verso gli immigrati.

Ha denunciato le violazioni del diritto, le repressioni di ogni genere, gli scandali degli operatori di ingiustizia, la corruzione dilagante.

Raffaele Nogaro ha testimoniato il Vangelo divenendone il “crocifisso” che ha cercato di far risorgere le nostre terre.

Ma, oggi, se Parigi vale bene una messa, una conferenza val bene una cittadinanza onoraria.

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