No ad un’economia dell’inequità
Caro Francesco,abbiamo risuonato, con la mente e cuore, con le parole dell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, ma anche con le tante suggestioni che provengono da tutte e tutti coloro che inventano continuamente percorsi di resistenza ai “meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante”.Constatiamo oggi che la Commissione europea e l’Amministrazione statunitense stanno portando avanti, a passi molto veloci in modo opaco e segreto, il negoziato TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) lanciato ufficialmente nel luglio 2013, in vista di una sua possibile conclusione a fine 2014. Il TTIP si prefigge l’eliminazione di ogni barriera “non tariffaria” alla libertà di investimento da parte delle imprese multinazionali. Per barriere “non tariffarie” (chiamate anche “irritanti commerciali”) si intendono tutte le normative nazionali e le scelte politiche a livello di Stati ed Enti Locali, che in qualsiasi modo possano limitare la vitalità commerciale delle imprese pregiudicandone i profitti presenti e i potenziali profitti futuri.E se uno stato o un ente locale si azzarda a prendere decisioni politiche “commercialmente irritanti” è previsto un tribunale arbitrale, presso il quale le imprese che si ritengono danneggiate fanno causa chiedendo risarcimenti miliardari. I giudici di questi tribunali arbitrali, strumenti di giustizia privata, non sono funzionari pubblici, ma esperti internazionali; i processi si svolgono a porte chiuse; il verdetto è irrevocabile. Data la subordinazione degli ordinamenti statuali a questa fittizia autorità sovra-nazionale, non ci sarebbero istanze superiori cui sia possibile ricorrere, appellarsi, chiedere revisioni.E’ previsto che i testi di negoziazione del TTIP rimangano segreti: testi cruciali, dove ogni parola e segno di punteggiatura contano, non saranno resi disponibili all’attenzione né dei parlamentari europei regolarmente eletti, né della popolazione che vive negli USA e nella UE. Il nuovo Parlamento europeo, a negoziazione conclusa, sarà chiamato a ratificare il trattato in toto o a respingerlo: non esistono alternative.
La segretezza del trattato TTIP fa risaltare la sua caratteristica di inequità. Inequità tra chi controlla le articolazioni di testi vincolanti e chi ne subisce le relative conseguenze nella vita di ogni giorno. Da quello che trapela, poi, non sarà a rischio solo la società umana, ma anche l’ambiente naturale, entrambi visti come beni di consumo “usa e getta”, un’esclusione che colpisce, alla stessa radice, la dignità della vita. Il feticismo del denaro crea una moderna dittatura di un’economia apparentemente senza volto; tuttavia, per gli addetti ai lavori, i volti, i nomi e cognomi, gli interessi e le relazioni sono ben noti: il loro potere crea una cultura dominante e antagonista all’etica della cura e responsabilità condivise dell’ambiente naturale e dell’equità sociale. Le categorie del mercato prevalgono rispetto alle necessità della vita umana e naturale: la teoria della “ricaduta favorevole” delle briciole dalla mensa dei grandi profitti è una falsità a cui va tolto il velo anestetizzante. L’umanità non è fatta per sopravvivere accontentandosi delle briciole, ma è fatta per sedersi al tavolo grande della ricchezza naturale rispettata e conservata e della ricchezza sociale condivisa e comunitaria.Il potenziale di dissoluzione e di morte che individualmente ci portiamo dentro e che riflettiamo in strutture sociali ingiuste va portato allo scoperto, così che si dissolva, lasciando finalmente lo spazio ad una umanità amica di sé stessa e sempre meravigliata dalla ricchezza dell’evoluzione naturale.
Siamo in una congiuntura minacciosa per il futuro della civiltà del diritto. Solidali con le moltitudini impoverite e avvilite nella loro dignità umana, auspichiamo un risveglio delle coscienze, oggi minacciate dall’impotenza, fino all’indifferenza, per denunciare le trame segrete con cui il TTIP opera ad imporre una sovranità del mercato escludente e disumana.
Roma, 2 Luglio 2014
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