Le radici della nonviolenza
Si è svolto il 2 ottobre scorso presso l’aula Magna del Liceo di Ferentino, con la partecipazione tra l’altro di insegnanti e studenti dell’Itis e del liceo di Ferentino, il convegno dal titolo “Le radici della nonviolenza, Diritto alla pace e disarmo, Difesa civile non armata e nonviolenta” promosso dal Punto Pace di Pax Christi di Ferentino con il Patrocinio del comune di Ferentino.
Il convegno si è aperto con i saluti della Preside del Liceo, prof.ssa Bianca Maria Valeri, del Sindaco del comune di Ferentino, avv. Antonio Pompeo e del preside dell’Itis don Morosini di Ferentino, prof. Livio Sotis.
Due sono state le ragioni per le quali il Punto Pace ha scelto di effettuare il convegno il 2 ottobre.
Innanzitutto, perché è la giornata mondiale della nonviolenza in cui si ricorda l’anniversario della nascita di Gandhi, profeta della nonviolenza, avvenuta nel 1869. E poi perché proprio dal 2 ottobre si promuove la Campagna per il disarmo e la difesa civile e inizia la raccolta delle 50.000 firme necessarie per depositare alla Camera dei deputati la proposta di Legge di iniziativa popolare per l’istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Il convegno, oltre ad avere l’obiettivo di contribuire allo sviluppo dell’educazione alla pace e alla nonviolenza, doveva servire anche a promuovere la partecipazione alla Marcia della pace Perugia – Assisi di domenica 19 ottobre.
Tre i relatori che erano stati invitati al convegno. Si tratta del dott. Fabrizio Truini, coordinatore del Punto Pace di Pax Christi di Roma, dell’ing. Piero Piraccini, uno dei coordinatori a livello nazionale della Tavola della pace, e del prof. Antonino Drago, già docente all’Università di Pisa.
Il dott. Fabrizio Truini non è stato presente a causa di un’influenza che lo ha colpito proprio poco prima del convegno. Egli avrebbe dovuto affrontare la prima parte del convegno e cioè “Le radici della nonviolenza” con riferimento al pensiero di Aldo Capitini, filosofo e pacifista nonviolento, docente universitario e antifascista, ideatore della Marcia della pace Perugia – Assisi iniziata il 24.09.1961 e fondatore nel gennaio del 1964 della Rivista Azione non violenta, organo mensile del Movimento Nonviolento di Verona.
È stata data dunque la parola al primo relatore Piraccini per poter affrontare la seconda parte del titolo del convegno “Diritto alla pace e disarmo”. Egli ha detto tra l’altro “che sono trascorsi 100 anni dalla prima guerra mondiale durante i quali si sono combattute guerre che hanno visto contrapporsi e uccidersi milioni di persone fra loro sconosciute in terre altrettanto sconosciute, in difesa di interessi di una classe alla quale non appartenevano né sarebbero mai appartenute (don Milani); durante i quali si sono visti e seduti sui banchi dei giudici i criminali di Hiroshima che giudicavano gli aguzzini di Auschwitz (padre Balducci); durante i quali un’economia di rapina ha portato e porta alla miseria ed alla morte milioni di persone a fronte di spese militari sempre crescenti che oggi assommano a 300.000 euro per ognuno di noi, anche per ognuno di quelli che sopravvivono (muoiono!) con 1 dollaro al giorno. Ecco perché 100 anni di guerre bastano; ecco perché il diritto alla Pace; ecco perché la miseria è insopportabile.
La prossima Marcia della Pace Perugia-Assisi – ha proseguito Piraccini – intende portare a raccolta le idee e il lavoro di migliaia di associazioni, di persone, di enti locali che vedono nella cultura della pace lo strumento per costruire 100 anni di GRANDE PACE a fronte dei trascorsi 100 anni dalla Grande Guerra; per inverare lo scopo delle Nazioni Unite (eliminare nel futuro delle giovani generazioni il flagello della guerra); l’articolo 11 della Costituzione italiana (il ripudio della guerra), la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (il loro rispetto per evitare che la ribellione violenta sia la risposta ai bisogni della gente). Questa è la missione della Tavola della pace, perché se è vero che la guerra nasce dalla mente degli uomini, anche la pace nasce dalle nostre menti(Unesco). Camminare assieme per gridare alto e forte la nostra voglia di pace, per chiedere alla politica di azzerare i suoi programmi di armamenti. Per affermare che alla guerra c’è sempre un’alternativa, che la pace inizia dalle nostre città per arrivare all’ONU, che il senso dell’impotenza e l’indifferenza possono essere sconfitti perché ognuno di noi può fare qualcosa”.
È poi intervenuto il prof. Antonino Drago che ha affrontato la terza parte del titolo del convegno e cioè: Difesa civile, non armata e nonviolenta. “L’Italia – egli ha detto – ha una Costituzione che all’art.11 dice: “L’Italia ripudia la guerra…”. Essa è nata assieme all’ONU, che deve “preservare le nuove generazioni dal flagello della guerra”. Nel 1992, finita la guerra fredda che lo paralizzava, l’ONU ha proposto Agenda per la pace che, accogliendo i suggerimenti del Movimento per la pace, prevede tre tipi di intervento , prima, durante e dopo la guerra. Da allora l’ONU è impegnato in sempre più missioni di pace nel mondo (ora 17) pur avendo un bilancio misero (1,8 mld dollari rispetto ai 1.740 mld & spesi dagli Stati Uniti per le armi) e poco personale (800 funzionari contro i 6 milioni del Pentagono).
Dopo il 1989, finito il pericolo sulla linea di Gorizia, l’Italia ha scoperto perché un unico Paese confinante la poteva minacciare: la nucleare Francia. La Svizzera ha una difesa solo difensiva, come l’Austria che è anche neutrale (La Jugoslavia aveva una difesa per bande partigiane). Ma ha scelto di proiettarsi nel mondo per sconfiggere il nemico ovunque si trovi e per assicurare il livello di benessere (petrolio, oro, coltan, banane, ecc.) degli italiani che stanno bene. È una scelta che va contro l’art. 11 della Costituzione e contro la fede cristiana della popolazione.
Dal 1985 la Corte Costituzionale ha sentenziato (n. 470) che la difesa senza armi e quella con le armi sono alla pari: gli obiettori hanno diritto a una difesa alternativa. La legge 230/1998 ha riformato l’obiezione di coscienza accettando ciò, ha istituito la sperimentazione di “una difesa civile, non armata e nonviolenta”. I militari allora hanno “sospeso” (contro la Costituzione) la leva. Ma le associazioni che ricevano gli 80.000 obiettori l’anno hanno richiesto la continuazione del servizio civile. È nato allora il Servizio Civile volontario con la legge 64/2001, che al primo articolo dice che esso è finalizzato a “contribuire alla difesa della patria con mezzi e azioni non militari”. Ma anche dopo aver istituito un comitato consultivo su questo tema, non si è riusciti a passare ai fatti: così come la protezione civile in Italia non esiste (a parte un sottosegretario titolare): i militari vogliono mantenere il monopolio della parola “difesa”.
Il movimento per la pace è composto anche da vari gruppi che intervengono nelle zone di guerra condividere la sofferenza della popolazione e la lotta contro la guerra (ricordiamo don Tonino Bello che ha guidato 500 persone a Sarajevo in guerra un’iniziativa di pace). Hanno dato buona prova delle loro capacità, tanto che la viceministra Sentinelli nel 2008 stanziò 170 mila euro per la formazione a queste operazioni. E l’anno scorso nella legge di stabilità sono stati stanziati 9 milioni di euro per inviare 500 servizio civilisti in missioni di pace. Una proposta è quella di lavorare nella base mondiale delle operazioni di peacekeeping dell’ONU che è a Brindisi”.