Il 4 novembre in chiesa s’ode uno squillo di tromba come in caserma

ALLA FINE DELLA MESSA COMIZIO DEL SINDACO COME CONTRO-PREDICA
E’ AVVENUTO A PALMI, IN CALABRIA
Raffaello Saffioti (Centro Gandhi)

IL 4 NOVEMBRE NELL’ANNO DEL CENTENARIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Quest’anno c’era da sperare che il discorso di Papa Francesco al Sacrario di Redipuglia, del 13 settembre scorso, per commemorare le vittime della prima guerra mondiale, si riflettesse sulla celebrazione tradizionale del 4 novembre, intesa come festa delle Forze Armate. Si sperava che questo giorno non servisse a celebrare la vittoria e non fosse un giorno di festa, ma di lutto e di pianto, con il motto “LA GUERRA E’ FOLLIA”

Ricordiamo che l’anno scorso era già avvenuto qualcosa di nuovo, anzi di rottura della tradizione, a Messina, con il Sindaco Renato Accorinti. E’ stato un caso clamoroso, perché quel Sindaco infranse la tradizionale parata militare, esponendo la bandiera arcobaleno e pronunciando un discorso col richiamo all’articolo 11 della nostra Costituzione che proclama solennemente “il ripudio della guerra”.

Non sappiamo come sia stata caratterizzata quest’anno in Italia la celebrazione della ricorrenza.

Merita la segnalazione quanto è avvenuto a Palmi, in Calabria.

Il Centro Gandhi di Palmi aveva preso l’iniziativa di diffondere il testo integrale del discorso del Papa, iniziativa resa pubblica dal giornale on line “il dialogo” il 1° novembre col titolo “Una iniziativa da Palmi: diffondere il discorso di Papa Francesco a Redipuglia” (www.ildialogo.com). Il documento è stato proposto soprattutto alle scuole, in considerazione del suo alto valore morale ed educativo.

Stiamo vivendo un momento storico di crisi drammatica in cui il discorso più forte sulla guerra e sulla pace, che è un discorso laico e politico,  viene fatto da una autorità religiosa, qual è quella del  Papa, come discorso morale e religioso, con larga risonanza. A questo discorso si stanno richiamando quanti sono impegnati laicamente sul fronte della coscienza e dell’educazione alla pace, contro la guerra e contro le armi.

 C’è da chiedersi: quanti Vescovi, quanti Sacerdoti, quanti laici, nella Chiesa cattolica, seguono il magistero di Papa Francesco sul tema della guerra, ricorrente nei suoi discorsi, come anche su tanti altri temi di importanza sociale e politica, oltre che religiosa?

A Palmi, la Messa celebrata dal Parroco della Cattedrale, Don SILVIO MESITI, è stata caratterizzata dalla presenza di una intera classe dell’Istituto Magistrale Statale “C. Alvaro” e da una nutrita rappresentanza delle Forze Armate. Apprezzabile è stata l’omelia di Don Mesiti che ha accolto e seguito la traccia del discorso del Papa, e, introducendo la Messa, ha citato le parole conclusive della “Lettera ai Cappellani Militari” di Don Lorenzo Milani, del 1965.

Ma il momento  solenne della Messa, l’inizio della Consacrazione, è stato rotto da uno squillo di tromba, col suono del “Silenzio”, come se fossimo in caserma.

A quel punto il Celebrante è stato costretto a fermarsi, interrompendo la celebrazione, per dare una qualche spiegazione a quanto accaduto.

Come non scandalizzarsi per quanto stava avvenendo?

Mi sono chiesto: nell’ultima Cena di Gesù potevano partecipare centurioni romani con una tromba per suoni di guerra?

Mi sono chiesto anche cosa stesse avvenendo in quel momento  in tutte le altre Messe celebrate in Italia.

 

Ma il fatto più clamoroso è avvenuto alla fine della Messa.

Il Sindaco GIOVANNI  BARONE è salito sull’altare e al microfono ha iniziato un discorso che , con la giustificazione della guerra per legittima difesa, fin dalle prime battute era in contraddizione con tutta l’omelia di Don Mesiti.

Mi è sembrato incredibile quanto stava avvenendo.

Ho atteso qualche minuto sperando che il Sacerdote intervenisse per impedire quel discorso  incompatibile con la celebrazione della Messa. Attesa inutile.

Sono uscito in silenzio dalla Chiesa, sussurrando alla Vice-Preside dell’Istituto Magistrale: “E’ una vergogna!”.

 

Non trovo le parole adatte per esprimere i miei sentimenti, vari e contrastanti, di quei momenti: avvilimento, sconforto, rabbia …

 

Dopo essere uscito dalla Chiesa, mi sono attardato sul piazzale della stessa Chiesa , dove è giunta l’eco di un applauso, che mi è sembrato forte e intenso.

Quanti in quell’assemblea liturgica hanno applaudito, come in piazza dopo un comizio?

 

Questo il fatto.

Mi chiedo: è stato un fatto isolato?

In ogni caso, su quest’esperienza serve riflettere, perché mi sembra significativa.

Essa è da collocare nel contesto più ampio dell’ attuale situazione della Chiesa e dei suoi rapporti con la società civile e politica.

Mi vado chiedendo: quanto impegno serve per promuovere la cultura della pace, contro la cultura della guerra?

 

Palmi, 5 novembre 2014

 

Raffaello Saffioti

CENTRO GANDHI

raffaello.saffioti@gmail.com

 

 

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