Oltre il rito della via crucis

Raffaello Saffioti (Centro Gandhi)

 “La croce che segna inconfondibilmente l’esperienza di Gesù è divenuta per i più l’emblema della fede cristiana. … Il messaggio della croce è la chiave del Nuovo Testamento. Ricordare, infatti, perché e come Cristo è morto significa capire lo scopo della sua missione e il senso della vita cristiana. “Portare la croce” portarla quotidianamente, non è un hobby, ma il primo impegno che il credente sente di dover far proprio (Lc 9, 23; 14, 27; Mt 10, 38)….

Così ha scritto Ortensio da Spinetoli, recentemente scomparso (Io credo. Dire la fede adulta, edizioni la meridiana, 2012, p. 179, 181). È necessario “ricordare perché e come Cristo è morto”, per capire il senso evangelico della croce e della crocifissione di Gesù. È necessario riscoprire le ragioni storiche della morte di croce.

Come interpretare l’evento del Golgota? Quali furono gli avversari di Gesù che vollero la sua morte? Quale fu, poi, il percorso storico della croce? Come la croce, da simbolo di ignominia, sofferenza e martirio, divenne simbolo di dominio e vittoria?

Leggere Ortensio da Spinetoli può aiutare a riflettere e a rispondere alle domande, per capire il cambiamento, se non la deviazione del senso della croce. […] Aiuta a riflettere anche il testo La croce e il potere. I cristiani da martiri a persecutori, di Giovanni Filoramo (Editori Laterza, 2011).

Quanto è accaduto nel periodo storico dall’imperatore Costantino all’imperatore Teodosio, nel corso di settant’anni, ha condizionato la storia del mondo e della Chiesa. E’ un breve periodo, tra l’Editto di Costantino del 313 sulla libertà di culto e il 380, quando Teodosio dichiara il cristianesimo unica religione ufficiale dell’impero romano.

 

LA VIA DELLA CONCILIAZIONE NON E’ LA VIA DELLA CROCE NE’ LA VIA DEL CONCILIO

DA COSTANTINO A MUSSOLINI E CRAXI

 

Com’è stato possibile che la “Via della Croce” divenisse la “Via della Conciliazione”?

“Via della Conciliazione” è il nome della via di Roma che porta a Piazza San Pietro.

Essa collega la capitale d’Italia con lo Stato Vaticano e delinea il confine tra i due Stati.

Fu creata in seguito alla riconciliazione ufficiale tra lo Stato italiano fascista e la Santa Sede, con i Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929.

Il Concordato che faceva parte dei Patti Lateranensi, firmati da Benito Mussolini, fu rinnovato nel 1984, con la firma di Bettino Craxi.

 

Il Concordato non è evangelico.

Per sua natura e per il suo contenuto il Concordato è un atto di concubinaggio legalizzato fra la Chiesa e lo Stato, un atto col quale la Santa Sede e lo Stato  italiano regolarono i loro rapporti come due potenti di questo mondo, con uno scambio di favori, secondo la logica del “do ut des”.

 

La Chiesa concordataria è palesemente in contraddizione con quella evangelica, tradisce i valori di povertà, servizio, eguaglianza, libertà, che dovrebbe testimoniare.

Gesù non sarebbe stato condannato a morte e non sarebbe morto in croce se avesse voluto concordare con i capi religiosi e politici del suo tempo, con i quali fu in conflitto.

 

Che fine ha fatto il movimento anticoncordatario?

 

Perché la Chiesa di Papa Francesco, per dare prova credibile della sua volontà di riforma della Chiesa, non rinuncia unilateralmente ai privilegi concordatari, ormai palesemente anacronistici, come richiesto dal Concilio Vaticano II, a cinquant’anni dalla sua conclusione?

 

“Gli Apostoli e i loro successori con i propri collaboratori, essendo inviati ad annunziare agli uomini il Cristo salvatore del mondo, nell’esercizio del loro apostolato si appoggiano sulla potenza di Dio, che molto spesso manifesta la forza del Vangelo nella debolezza dei testimoni. Tutti quelli che si dedicano al ministero della parola di Dio, bisogna che utilizzino le vie e i mezzi propri del Vangelo, che in molti punti differiscono dai mezzi propri  della città terrestre.

… La Chiesa si serve delle cose temporali nella misura che la propria missione richiede. Tuttavia essa non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall’autorità civile. Anzi essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso potesse far dubitare della sincerità della sua testimonianza” (Gaudium et spes, 76).

 

SE CRISTO VEDESSE

 

Attualità di un libretto del 1968.  

Se Cristo vedesse, è una lettera aperta a Paolo VI di settecento cristiani francesi, laici e preti, pubblicata dalla Casa editrice La Locusta, di Vicenza nel 1968.

 

Voi avete sentito nelle strade di Roma gli italiani decifrare la sigla SCV (Stato della Città del Vaticano) che contraddistingue le vostre lussuose automobili.

In questa battuta c’è dell’ironia molto romana, ma c’è pure la delusione di un popolo che avrebbe voluto che la Chiesa di Cristo presentasse un altro volto.

 

In essa si sente quasi un’eco dei rimproveri di Cristo ai farisei: <<Amano i primi seggi …; vogliono essere salutati nelle pubbliche piazze ed essere dalla gente chiamati: maestri>>.

 

Quella Lettera è un segno del tempo del dopo-Concilio, dettata dalle speranze di rinnovamento della Chiesa suscitate dal Concilio.

Quelle speranze sono state in gran parte deluse, ma cambiamenti sono avvenuti in questi cinquant’anni nel mondo e anche nella Chiesa.

Ora il pontificato di Francesco sta suscitando nuove speranze, alimentate dai suoi gesti e dal suo comportamento. Ma sono necessari nuovi gesti, incoraggiati dai movimenti di base, per proseguire nel processo di riforma della Chiesa in senso evangelico.

 

AL DI LA’ DEL CULTO DELLA SETTIMANA SANTA

 

Il recupero del senso autentico della croce passa attraverso il superamento del culto e dei riti liturgici.

La Chiesa ha abituato i fedeli più a celebrare che a operare, più a ricordare, a offrire al Padre i meriti di Cristo che i propri, così la pigrizia, peggio l’ignavia si sono spesso trovate al posto dell’impegno caritativo.

La legge della croce. Il patibolo su cui Gesù è morto, nonostante tutto, è sempre il banco di prova dell’autenticità cristiana. Dio non aspetta sofferenze o macerazioni per ritrovare il suo amore verso gli uomini, per sentirsi ripagato delle loro colpe, ma chiede egualmente un impegno serio, eroico, fino all’ultimo anelito se fosse necessario, per l’instaurazione del suo regno sulla terra, che non è il luogo del suo dominio, ma della felicità di ogni uomo e di tutti gli uomini.

 

… Gesù ricorda che chi non prende un tal peso sulle proprie spalle e non lo porta coraggiosamente, non può essere suo discepolo (Lc 9, 23).

(Ortensio da Spinetoli, Io credo. Dire la fede adulta, cit., pp. 191-192).

 

Palmi, 3 aprile 2015  (venerdì di Passione)

 

Raffaello Saffioti

Centro Gandhi

raffaello.saffioti@gmail.com

 

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