Dobbiamo gridare dai tetti...
Don Peppe Diana, non si stancava mai di ripetere: «La camorra ha assassinato la nostra città! Noi dobbiamo farla risorgere salendo sui tetti e gridando la nostra forza». Com’è vero allora che "il muto di fronte alle ingiustizie è un demonio".
Oggi è il 25 aprile, 70° anniversario della liberazione … mi rendo conto che non siamo ancora liberi ma imprigionati dal pensiero unico ed egemonico occidentale che affama i poveri del sud del mondo e crea corruzione “dall’Alpi alle piramidi…”!
Don P. Mazzolari, proprio settant’anni fa, scriveva: ”Uomini non ci si improvvisa e, nella lotta politica italiana, ciò che più dolorosamente sorprende è la mancanza dell’uomo. Non dell’uomo grande, di cui non vogliamo sentir parlare, ma dell’uomo reale, con il suo modesto, insostituibile corredo di qualità morali.”(Mazzolari P., Come pecore in mezzo ai lupi, Chairelettere, Padova 2011, p.6). Sembra che abbia scritto questo messaggio oggi per noi tutti. Ecco il profeta!
Sono parroco e svolgo il mio ministero pastorale a Portici presso la parrocchia del S. Cuore di Gesù. Da sempre nella mia vita ho sentito l’importanza di mettermi al servizio dei più poveri e di lottare per una “GiustiziAltra” alla luce delle Beatitudini che rappresentano la Via bella di una nuova umanità in pienezza.
Ho scoperto nel cammino con la mia gente, l’importanza di percorrere nuovi sentieri pastorali di prossimità a coloro che sono vittime di ingiustizie e soprusi.
Credo che sia fondamentale ascoltare sia la Voce di Dio, la Sua Parola, che la Voce degli oppressi. Nella fedeltà a queste due voci, nel tentativo di intersecarle, nasce un sereno cammino umano e quindi cristiano.
E’ nata per me, assieme al servizio pastorale “ordinario”, una nuova realtà pastorale della prossimità in chiave di lotta alle mafie: pastorale antiusura, antiracket e pastorale per la salvaguardia del creato.
Nel 2007 ascoltai il grido disperato di una donna anziana che era sotto la morsa dell’usura: ”Sono una madre anziana, disperata e colma d’angoscia. Prego moltissimo e cerco di essere migliore per quanto sia possibile. Non so come esprimere la mia disperazione, il dolore che ha avvinto il mio cuore; un dolore che strazia, lacera, brucia e consuma. Mi rivolgo a Dio, a quel Dio di misericordia infinita che parla a tutti, quella Voce che si sente e che nessuno può negare. Vi chiedo un atto di carità: sono piena di debiti, gli strozzini mi perseguitano, ho pigioni arretrati, figli disoccupati ed in crisi … come fare? Sono disperata al punto di voler morire… solo l’amore per i miei figli non mi ha fatto fare ancora un gesto estremo! Non so quanto resisterò! Mi aiuti, ho paura … gli strozzini devono essere fermati”.
Queste parole mi aprirono una strada nuova, mi aiutarono con la loro incisività, a capire di più questo fenomeno criminale, insidioso e subdolo che attraversa l’intera Italia e che è difficile da dimostrare ma facilmente intuibile.
Il centro antiusura don Puglisi nasce nel 2008 da un ideale di trasformazione della realtà che si ispira alla spiritualità incarnata di don Pino Puglisi, prete palermitano di Brancaccio, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 (giorno del suo 56° compleanno). Don Pino è stato riconosciuto dalla Chiesa, quale martire per una giustizia altra, ucciso in ‘odium fidei’ e quindi beatificato il 25 maggio 2013.
Il Centro è “dedicato a tutti coloro che alzano il capo e non lo piegano di fronte alla barbarie e alle brutture della violenza e della sopraffazione e a chi si lascia aiutare denunciando coloro che lo opprimono”.
Le finalità del Centro sono le seguenti: spezzare le catene della schiavitù dell’usura e mafiosità nel nostro territorio vesuviano-partenopeo, attraverso la formazione e l’impegno per nuovi stili di vita, per un consumo critico, per una cultura solidale, per un uso responsabile del denaro, per un’economia di uguaglianza superando la logica dell’indebitamento e del consumismo (siamo diventati tubi digerenti).
Il logo della nostra associazione: un sole liberante che non sorge più dietro al Vesuvio, ma dal basso, spezzando le varie catene mortifere.
Accogliendo in questi anni i racconti di vita di diversi commercianti oppressi dal giogo del racket, mi sono avvicinato anche a questa realtà, per capirci meglio e cercare di trovare delle soluzioni significative assieme a queste persone oppresse. La denuncia per costoro è stato il primo passo, aiutate dal lavoro efficace e meticoloso delle forze dell’ordine. L’associazione nasce successivamente alle denunzie effettuate dai commercianti, con lo scopo di perseguire un cammino non più soli con le proprie paure e difficoltà, ma insieme.
Si ispira ad un imprenditore foggiano ucciso nel novembre del 1992: Giovanni Panunzio. Suo figlio, presente all’inaugurazione della nostra associazione, (inaugurazione che vide la presenza anche dell’allora procuratore nazionale antimafia P. Grasso), dichiarò: ”se ci fosse stato l’associazionismo antiracket allorquando mio padre fu minacciato da gente mafiosa, non sarebbe morto!”
Il cammino comune dei circa 15 associati e di circa cinque new entry, consiste nel creare una mentalità nuova attraverso la conoscenza dell’associazione, l’individuazione di eventuali commercianti ed imprenditori sotto racket, l’accoglienza di commercianti sereni che desiderano impegnarsi per questa causa, la conoscenza e la diffusione del consumo critico per i cittadini acquirenti ovvero: ”Pago chi non paga”: io consumatore scelgo di spendere presso esercizi commerciali non soggetti al racket. Occorre far capire che pagare il ‘’pizzo’’ e spendere presso l’esercizio commerciale di chi paga, non è compiere un’azione giusta, dal momento che si sostiene indirettamente la camorra nelle sue attività criminose.
I soci delle due associazioni “gemelle” sono molto attenti nel selezionare eventuali richieste di ingresso nelle stesse, per evitare che ci siano persone compromesse con la malavita o che vogliono strumentalizzare la loro partecipazione, ergendosi per scopi elettorali o quant’altro, a salvatrici della patria.
Infine, alcuni mesi fa, io ed un amico sacerdote di Ercolano, don Marco Ricci, ricevemmo una confessione di una persona anziana, la quale ci rivelò la presenza di rifiuti tossici nel parco nazionale del Vesuvio, in particolare presso la località Cava Montone, che si trova tra Ercolano e S. Sebastiano al Vesuvio. Assieme ad un piccolo nucleo di laici sensibili all’ambiente e desiderosi di porre rimedio alle violenze inflitte alla natura una volta “felix”, denunciammo alla Procura della Repubblica, sezione reati ambientali, quanto rivelato e gli scavi, effettuati dopo qualche mese, hanno portato alla luce un centinaio di fusti tossici di vario tipo, altamente velenosi e persino sponde di camion interrate.
Terribile! Una nuova “terra dei fuochi”!
I fusti tutti riconducibili ad industrie del Nord Italia. Ci sarebbe tanto da dire…
E’ difficile impiantare, innestare questi nuovi tipi di pastorale che, spesso, trovano accoglienza presso persone non credenti ed altre lontane da realtà ecclesiali, in particolare parrocchiali.
Una certa solitudine pastorale che mi sono vissuto all’inizio da pastore, da un lato, mi ha rinforzato e reso più tenace e, dall’altro, mi ha consentito di incontrare tante persone che hanno provato gioia ed entusiasmo nel vedere che “gente di chiesa” si adoperasse per cause così giuste che non avevano vita facile presso molte parrocchie.
Non mi sento né un “battitore libero” né un “prete antimafia”, sono un semplicemente uomo: la compagnia di alcuni amici sacerdoti quali p. Alex Zanotelli (col quale periodicamente ci riuniamo alcuni di noi preti per leggere insieme la Bibbia a partire dagli ultimi della terra e in chiave di liberazione), don Luigi Ciotti, p. Arturo Paoli, d. Gianni Criveller, alcuni amici preti della diocesi, molti amici laici e laiche, con i quali si condivide preghiera ed azione, mi hanno incoraggiato a camminare con serenità e costanza su questa nuova strada. Una Chiesa pellegrina nel quotidiano.
Purtroppo emerge ancora l’errata concezione che fa distinzione tra chiesa spirituale e chiesa sociale; concezione che mina alla base il mistero dell’Incarnazione di Cristo.
Quanto ancora c’è bisogno di comprendere che il sistema corruttivo, come ha affermato il papa a Napoli, “puzza, spuzza”!
«Cari napoletani largo alla speranza, e non lasciatevi rubare la speranza! Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti. Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini». «Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti. Sono la ricchezza di oggi ma la fame di domani». «La corruzione puzza, il male ruba la speranza a Napoli».