Ammalarsi di immondizia

L’esperienza e la partecipazione a una vita cittadina sana del gruppo Salute Ambiente Vesuvio. Dalla terra dei fuochi in poi.
Marianna Ciano (Associazione Salute Ambiente Vesuvio)

Il Gruppo Salute e Ambiente Vesuvio nasce dall’esigenza di far conoscere la verità perché, come dice Gesù nel Vangelo, è la verità che ci rende liberi. Ancor di più si propone di essere testimone della vita, in un luogo in cui si semina la morte.

La zona di San Vito è fuori dal perimetro della Terra dei Fuochi: è un luogo in cui ancora si deve prendere coscienza del grave reato ambientale che si è consumato in passato e che oggi vede la raccolta dei frutti velenosi a danno dei cittadini. L’indifferenza di tanti genera la morte e purtroppo sono ancora presenti forme di discriminazione che colpevolizzano gli abitanti di questa zona che, a nord di Ercolano, vengono additati come causa del loro stesso male. Durante tutti gli anni Ottanta, camion pieni di rifiuti tossici sono saliti su per le pendici del Vesuvio per scaricare i loro veleni, provenienti per lo più dalle industrie del nord, un via vai di mezzi che proseguiva tutta la notte. Ricordo il rumore che li accompagnava pur essendo ancora una bambina. In tanti si opposero con presìdi, le donne coraggiose in prima linea; ma ben presto le proteste scemarono ammutolite da clientelismi e legami tra amministrazione locale e camorra. Nel silenzio, rimorchi di automezzi sono stati interrati. Lo stesso silenzio con cui oggi tante famiglie nelle loro case sopportano lo spettro della malattia. Chi ha vissuto nella propria vita a contatto con malati di cancro e leucemia sa bene che queste malattie logorano non solo chi le affronta in prima persona, ma interi nuclei familiari. Tutto viene stravolto per anni e si scopre l’impotenza di veder spegnere chi si ama senza poter far nulla. “Quando inizi a celebrare funerali di persone più giovani di te, ti accorgi che qualcosa non va”: queste le parole di don Marco Ricci che, con padre Giorgio Pisano (sono i due sacerdoti che hanno messo a disposizione tutto il loro sostegno per scuotere le coscienze assopite), opera costantemente sul territorio per creare coscienza sul tema ambiente. Il Gruppo Salute Ambiente Vesuvio, coadiuvato dal prof. Gerardo Ciannella, ha indagato con un questionario sulla difficile situazione ambientale della zona. I dati emersi sono sconvolgenti. La parrocchia del Sacro Cuore di Gesù è la più vasta della diocesi di Napoli e comprende quattro chiese. La chiesa parrocchiale del Sacro Cuore, Croce dei Monti, Parco delle Mimose e San Vito Martire sono le zone maggiormente interessate dalle patologie tumorali. La nostra indagine ha raggiunto il 20% della popolazione, circa 1.080 persone (delle 6.000 che vivono nella medesima area), 215 risultano malate o decedute per cause legate a malattie tumorali. Ma la cosa che maggiormente preoccupa è l’incidenza sul territorio (il rapporto tra malattia e tempo): più gli anni passano più le malattie aumentano. Tra il 2000/2009 risulta essersi ammalato il 6,65% della popolazione; nel 2010/2013 l’11% . Nel 2005, in tutta Italia sono stati registrati 450 casi di leucemia su 60 milioni di abitanti; 8 dei quali presenti a San Vito su una popolazione di 1.080 anime. Sfortunatamente l’inquinamento della nostra zona non è circoscritto solo alle due discariche ma è legato anche a un elettrodotto che passa su due presidi scolastici, la scuola media G. Ungaretti e quella elementare A. De Curtis. La comunità scientifica si interroga ancora sugli effetti dell’elettrosmog: in tanti ritengono che la legge italiana sia ancora molto lacunosa e obsoleta in merito. I parametri indicati nel DPCM 8 luglio 2003 attestano che il campo elettromagnetico non deve superare i 10 microtesla, mentre in altri Stati europei i riferimenti sono intorno allo 0,2 (Svezia), 1 (Svizzera).

In questi tre anni in cui il Gruppo Salute Ambiente Vesuvio si è formato ed è cresciuto: tanti piccoli passi sono stati fatti, dall’esposto presso la Procura della Repubblica alla denuncia di un cittadino che ha indicato Cava Montone come luogo di scarico di veleni (su cui ancora oggi indaga la magistratura), alla creazione di un presidio di cittadini che osservano e denunciano alle forze dell’ordine eventuali nuovi versamenti, agli orti didattici nelle scuole per aiutare i ragazzi ad avvicinarsi alle problematiche ambientali. Ma in troppi hanno sete solo di vendetta e chiedono le “teste di coloro che sono stati esecutori” di questo scempio. Noi crediamo, invece, che tutti dobbiamo imparare a non voltarci dall’altra parte e dobbiamo chiedere con forza il nostro diritto a un ambiente sano. Ambiente che si può risanare solo con la bonifica del terreno e con l’interramento dei cavi d’alta tensione. La prima bonifica inizia nel cuore, denunciando e prendendo coscienza giorno per giorno che proteggere il Creato è dovere di ciascuno di noi. 

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