Il coraggio della verità

Emilio Vanoni

C’è un proverbio popolare che dice: “Chi tocca i fili, muore” che, tradotto sul tema che vorrei trattare, diviene: “Chi critica il Papa o la Chiesa, rischia la vita”. E questo una volta era vero perchè criticando la Chiesa si finiva per essere condannati per eresia. Noi qui in Lombardia, abbiamo avuto un campione in questa attività, divenuto poi santo e icona per tutta la chiesa Ambrosiana, san Carlo Borromeo.  Questo rischio lo ha corso anche Ernesto Bonaiuti, nato nel oltre un secolo fa, nel 1881, consacrato sacerdote cattolico nel 1903, promosso per le sue doti intellettuali alla cattedra di storia del cristianesimo nella Università di Roma, scomunicato per i suoi scritti nel 1925 ed estrometto dall’insegnamento dal regime fascista nel 1931, un regime divenuto alleato della Curia romana con il concordato del 1929, con i Patti Lateranensi.

Ho incontrato, si fa per dire, Ernesto Bonaiuti in quella curiosità che mi ha spinto a leggere alcuni libri su Papa Pacelli, Pio XII, definito da alcuni l’ultimo Papa Re. Nato e cresciuto nella Curia romana, nominato da Pio XI nunzio Apostolico in Germania, visse in prima persona l’ascesa del nazismo e quindi affascinato da questa ideologia che all’inizio prometteva ordine e disciplina. Talmente affascinato da questa ideologia – tra l’altro la stessa che portò alla alleanza con il fascismo in Italia con la stipula del concordato – da teorizzare che la società perfetta si potesse fondare sulla alleanza tra lo Stato autoritario e la Chiesa autoritaria in funzione antibolscevica, vista allora come patria dell’ateismo e dell’impero del male. Con la conseguenza che se l’Unione Sovietica agli occhi del Vaticano era l’impero del male, di conseguenza nazismo e fascismo divennero, loro malgrado l’impero del bene, baluardo per la difesa della libertà religiosa.

Ernesto Bonaiuti ha ovviamente una sua teoria sull’esplodere dei nazionalismi in Europa, premessa per lo scoppio delle due guerre mondiali, da lui definite la guerra dei trent’anni. La prima è la perdita di prestigio della Chiesa Cattolica in Europa e nel mondo intero a causa delle divisioni nel mondo cristiano e l’avvento delle chiese a carattere nazionale, che dopo le varie guerre portarono alla nascita degli stati nazionali e quindi all’esplodere dei vari nazionalismi. La seconda causa indiretta sta in tutti i concordati che la Curia romana ha cercato di stabilire con alcuni Stati, con l’illusione di governare il mondo ma in pratica in difesa dei propri privilegi terreni, ma perdendo di vista i contenti del Vangelo e il carattere universale della chiesa cattolica. Concordati che hanno condannato la Chiesa e lo stesso di Pio XII al silenzio,  contro nazismo e fascismo o critiche molto diplomatiche anche per paura di rappresaglie: Don Abbondio ci insegna che non tutti hanno la dote del coraggio, cioè quella di testimoniare la fede al prezzo della vita.  

Scrive il Bonaiuti “Il bolscevismo è nato dalla proclamazione che la religione è oppio dei popoli. Ma nel medesimo tempo il comunismo, di cui il bolscevismo non è che una relazione parziale e forse tendenziosa, parte dal presupposto che la vita umana è fatta per essere vissuta in simbiosi, in una sconfinata comunione di beni, di aspirazioni, di esperienze, di dolori e di gioie. Alla luce della storia nessuno potrebbe contestare l’affermazione che il cristianesimo è nato comunista, e che il comunismo è nato cristiano. Tanto è vero che la prima società cristiana di Gerusalemme è sfociata autenticamente in una circoscritta ma particolarmente riconoscibile comunità comunista”

Scrivere queste cose nel lontano 1945, quando lo stesso Papa Pio XII, che non solo non scomunico mai nemmeno dopo la fine della guerra ne nazismo ne fascismo, ma si apprestava pochi anni dopo, nel 1949 a scomunicare i comunisti, cioè tutti quei cattolici che alla domenica andavano alla santa Messa, ma che alle elezioni avevano votato il Partito Comunista Italiano, ci voleva un bel coraggio.

Che dire di tutta questa vicenda: quando le classi dirigenti, politici o teologi, commettono errori, a pagare poi purtroppo sono poi i popoli. L’errore commesso dalla chiesa è quello di aver condannato aprioristicamente il comunismo e quello dei comunisti di essersi contrapposto alla spiritualità presente in ogni essere umano. Prova ne sia che oggi l’unica luce presente nel mondo intero è, come dice Raniero La Valle il Papa che nel suo ultimo libro “CHI SONO IO, FRANCESCO? scrive … La cosa più bella è proprio questa: che possiamo tornare al attendere. Ad un’Europa stanca e senile, ad un mondo che sacrificato al denaro globale, non si aspetta più niente, papa Francesco ha restituito l’attesa”

Dalle vicende passate e presenti viene solo una lezione: condannare la critica è come suicidarsi non comprendendo che le differenze sono dono di Dio e le divisioni, opere di Satana.  

Scriveva negli anni trenta Antonio Gramsci  .. “Creare una nuova cultura non significa solo fare individualmente delle scoperte originali: significa anche e specialmente diffondere criticamente delle verità già scoperte, socializzarle, per così dire e pertanto farle diventare base di azioni vitali, elemento di coordinamento e di ordine intellettuale e morale”

Condannare teologi o intellettuali, quelli veri, si rischia di precludersi un futuro di speranza: per i credenti di tentare di creare qui il regno di Dio e per gli altri di costruire un mondo migliore.

Induno Olona, 20 aprile 2015    

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