Servizio Civile Nazionale ai giovani stranieri residenti in Italia
Pochi giorni fa la Corte Costituzionale si è espressa in modo definitivo sul ricorso presentato nel 2012 da un ragazzo pachistano, consentendo la definitiva apertura del Servizio Civile Nazionale ai giovani stranieri residenti in Italia, in senso anche maggiore rispetto ai criteri contenuti nella riapertura dei bandi precedenti. In particolare, si legge nella sentenza, sarebbe incostituzionale “l’esclusione dei cittadini stranieri dalla possibilità di prestare il servizio civile nazionale, impedendo loro di concorrere a realizzare progetti di utilità sociale e, di conseguenza, di sviluppare il valore del servizio a favore del bene comune, comporta dunque un’ingiustificata limitazione al pieno sviluppo della persona e all’integrazione nella comunità di accoglienza”.
La Rappresentanza Nazionale dei volontari sente il dovere di intervenire nuovamente nella questione, affrontata più volte, per ribadire la propria posizione. Riteniamo, e lo sottolineiamo nuovamente, che la questione in gioco non fosse l’apertura o meno del Servizio Civile Nazionale ai ragazzi stranieri residenti in Italia, ma sia ancora oggi la riforma della legge sulla cittadinanza: riforma che la maggior parte delle forze politiche non ha voglia e interesse ad affrontare, in quanto elettoralmente impopolare in questo periodo, ma che costituirebbe la vera riforma di civiltà in questo campo, per cui la Rappresentanza si è sempre spesa pubblicamente. Riteniamo che dare un contentino a un limitato numero di giovani (si parla, infatti, di poche decine o centinaia di ragazzi, a fronte delle migliaia che vivono in Italia e che aumenteranno negli anni a venire), paventando un percorso di integrazione che è estremamente limitato nei fatti, significhi illudere questi ragazzi, che nell’anno di Servizio Civile sentiranno ogni giorno parlare di ‘difesa non armata e non violenta della Patria’, penseranno di svolgere questa difesa e non potranno, per esempio, entrare nell’urna per quella Patria e scegliere i proprio rappresentanti.
Non viene nemmeno affrontata la questione dell’apertura delle forze armate (o di altri generi di concorsi pubblici come la stessa magistratura), che in un’ottica di integrazione e di difesa della Patria dovrebbe essere contemplata e di cui non si fa menzione, in quanto anch’essa impopolare. Perché non se ne parla?
Siamo soddisfatti, comunque, che la sentenza ribadisca la collocazione del Servizio Civile all’interno della difesa della Patria e non, come era avvenuto nella prima fase di approvazione della legge di riforma alla Camera, nell’alveo di una semplice attività di volontariato e di welfare. Proprio per questo motivo, siamo ancora più convinti della necessità di una legge chiara e definitiva sulla cittadinanza, che eviti l’innesco di controsensi e paradossi come quelli suddetti.
In conclusione, riteniamo che l’intera vicenda rappresenti una foglia di fico, un modo per nascondere le debolezze progettuali e di visione della società della gran parte della classe politica e un alibi per non affrontare il vero tema cruciale della cittadinanza.
I Rappresentanti Nazionali dei Volontari
Yuri Broccoli, Antonella Paparella, Edda D’Amico, Francesco Violi