Anche se tutti, io no
Giovanni Ladiana è un gesuita che vuole diventare, fin dai primi passi del suo noviziato, uomo-prete. Non gli basta essere prete, ma una condizione perché sia davvero prete è che diventi prima di tutto uomo. E non una volta per tutte. ANCHE SE TUTTI, IO NO è il titolo del libro (Laterza 2015) in cui, raccontando la sua vita, a Napoli, Roma, Firenze, Catania, in America Latina, in Canada e infine a Reggio Calabria, mostra il percorso con cui si costruisce una spiritualità per l’impegno sociale. E questo è il motivo per il quale il libro interessa tutti coloro che vogliono impegnarsi oltre l’uscio di casa! In tutte le situazioni difficili in cui si è andato volutamente a mettere, cerca l’uomo autentico e in questo modo interpreta il suo essere seguace di Cristo. Ma non è un libro per credenti!. Il racconto comincia dalla fine che è poi l’oggi di don Giovanni, a Reggio, con l’esperienza di ReggioNonTace (1)un’associazione politica non partitica (non partecipa alle elezioni) nata dopo la bomba del 2010 dinanzi alla Procura della Repubblica di Reggio “perché è arrivato il tempo di decidere tutti da che parte stare: sia chi prende sul serio la propria Coscienza di credenti, sia coloro che non credenti, sceglieranno di rispettare la propria Coscienza di uomini e donne”. In una terra di omertà “che occorra il risveglio di tutti è provato dalla radice profonda dell’omertà: la menzogna di illudersi che si è ancora liberi, solo perché si può scegliere di girare la faccia dall’altra parte, mentre sta bruciando la casa comune”.
Nel libro la Coscienza è sempre con la lettera maiuscola! Non un prete coraggio, non un prete geloso della sua identità esteriore, ma un uomo che, come Gesù, è impegnato a liberare se stesso e gli altri dalla schiavitù dell’omertà, dell’indifferenza, della rinuncia mentre si saccheggiano i beni della collettività.
“La chiamata al lavoro con i poveri e le vittime dell’ingiustizia, se accolta, rende privilegiati per aver ricevuto un dono senza meritarlo, vivere la vocazione all’azione sociale come dono è compito di una vita intera e chiede maturità personale e spirituale; ma non si può smettere di andare avanti, perché anche in età matura, spesso affiorano attitudini negative che parevano superate”.
“È invece dannoso porsi, nell’azione sociale come eroi, che vi si dedicano perché sensibili… ci si sente in diritto di pretendere gratitudine, di rimproverare, di non dar credito; si cerca una contropartita affettiva ed effettiva, o ci si riserva il diritto di abbandonare”.
Il 3 febbraio 2010 nasce ReggioNonTace che non vuole essere l’ennesima associazione antimafia, rifiuta ogni personalismo, manovrabilità e deleghe: “la vera sconfitta della ‘ndrangheta passa attraverso percorsi di Coscienze democratiche che assumono responsabilità personali. Siamo, come dice il nostro slogan, un ‘no alla ‘ndrangheta senza etichette’! E la forza di Reggionontace risiede nell’essere costituita da molte persone della più diversa provenienza!.. Siamo persone che si sono incontrate e stimate e sogniamo insieme; e mi ha arricchito sperimentare che non è necessario essere cattolici: perché è umano lottare contro la ‘ndrangheta, e io sono cristiano se sono uomo!”.
Il libro parte dall’attualità dell’impegno di don Ladiana per risalire lungo gli anni della vita nei quartieri difficili di Napoli, Firenze e Catania ma racconta anche gli anni belli e inquieti di padre Arrupe, generale dell’ordine in dissenso con papa Woityla, le connivenze tra religione e mafia, il valore nuovo della scomunica pronunciata da Papa Francesco verso gli ‘ndranghetisti, l’irrilevanza però della influenza della chiesa oggi nella società moderna.
Sembrerebbero ridondante la dovizia di particolari con cui si narrano gli incontri della vita di Giovanni, quelli di persone in carne ed ossa a cui lui attribuisce le sue numerose nascite alla vita, sia quelli frutto solo di studio. Tra queste ultime notevoli quelle del gesuita tedesco Alfred Delp che si oppose in maniera non violenta al nazismo e mori impiccato nel 1945 e quella di Etty Hillesum con la sua idea di dover aiutare Dio nel campo di concentramento dove alla fine venne uccisa.
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