Firenze, l'impegno dei profughi? Niente di straordinario

Lorenzo Maria Alvaro

Alessandro Martini, direttore della Caritas Diocesana di Firenze, racconta di un impegno volontario che va avanti da oltre un anno in Toscana: «Sono tanti i Comuni, dove ospitiamo migranti, con cui abbiamo delle convenzioni per la gestione del verde. Proprio in questi giorni la Regione ha stanziato i fondi per le assicurazioni, così ci hanno chiesto di intervenire»  Dopo il nubifragio che sabato pomeriggio ha colpito Firenze, nella zona sud della città rimangono i postumi. Decine di alberi sradicati e caduti a terra, famiglie evacuate, dehors divelti e finite in mezzo alla strada. Ci sarà molto da lavorare e, per ottimizzare i tempi, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha pensato di impiegare i profughi per aiutare nella pulizia della città, utilizzando anche la convenzione attivata con Inail per l’assicurazione per lavori di pubblica utilità. Ipotesi confermata dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. La notizia ha fatto molto scalpore. «Ma non è affatto una novità», spiega Alessandro Martini, direttore della Caritas Diocesana di Firenze, è «oltre un anno che in Toscana esistono queste convenzioni con i comuni».

L'impegno volontario dei migranti non è una novità del post nubifragio fiorentino?

 No, non è una cosa che nasce oggi. Come Caritas abbiamo attivato delle convenzioni nei Comuni in cui accogliamo i profughi per attività di volontariato e socialmente utili già da un anno. Volontariato che naturalmente è su base volontaria, totalmente libera e con copertura assicurativa.

Può farci un esempio di questi progetti?

 Nel comune di Sesto Fiorentino abbiamo 20 persone, di cui alcuni partecipano già da settembre dell'anno scorso, che si occupano di attività di manutenzione del verde pubblico. Recentemente la Regione ha previsto il rilancio delle coperture per queste attività. Contestualmente, visto quello che è successo, ci è stato chiesto di impegnarci sul recupero della situazione.

Quanti volontari avete attivato sull'emergenza?  Sono circa 15 migranti, per altro ospiti proprio nella zona interessata dal nubifragio. Sono due giorni che lavorano. Stamattina sono usciti alle 10 e non sono ancora rientrati. Hanno fatto una bella giornata di lavoro ad aiutare la protezione civile nel liberare strade e piazze dagli alberi caduti.

Qual è l'idea di fondo di queste attività?  Di varare uno spirito di reciprocità. Noi li accogliamo, li manteniamo e gli proponiamo anche una serie di possibilità , come i corsi di lingua. In cambio, i ragazzi che hanno voglia, si rendono disponibili ad aiutare la comunità che gli accoglie.

Che tipo di risultati avete riscontrato? Riscontri particolari ancora non ne abbiamo avuti. Ma sono certo che arriveranno. È su queste esperienze che si costruisce l'integrazione, sia per quello che riguarda i migranti che per quello che riguarda la cittadinanza.

Quanto andrete avanti con questo impegno?

 Per quello che riguarda i servizi di utilità pubblica, a prescindere dal nubifragio, non abbiamo intenzione di fermarci. Credo sia una bella esperienza che dovrebbe essere replicata su larga scala. Si creano relazioni e l’inserimento sociale avviene quasi automaticamente. Un percorso propedeutico ad una possibile integrazione definitiva. Per quello che riguarda i danni di Firenze invece finché ce ne sarà bisogno.

 

03 agosto 2015 

 

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