Schiacciate le speranze dei giovani

Alidad Shiri

Si sono riaccesi in modo drammatico i riflettori sull’Afghanistan. Otto terroristi hanno assalito il palazzo del Parlamento a Kabul, nel giorno in cui il Vicepresidente presentava, dopo quasi un anno dalle elezioni, il Ministro della Difesa. Ci sono state tre ore di sparatorie ed esplosioni che però non hanno ferito nessun parlamentare, ma il bilancio totale di morti e feriti è alto: vittime civili sono una donna con il suo bambino e 31 feriti di cui 5 donne e 3 bambini. Tutti i terroristi sono stati uccisi, il poliziotto che da solo ne ha freddati 6 si sente un eroe. Veramente c’è poco da sentirsi eroi quando non si sa rispondere alla violenza che con altra violenza e le vie diplomatiche non esistono più. In realtà in questi tempi l’Afghanistan si sente abbandonato, non si era mai arrivati a questi livelli di violenza: ogni giorno ci sono attentati con perdita di vite umane di civili, ma il governo fa finta di non vedere. Ora che è stato colpito al cuore, provvederà ad impedire con azioni concrete questa escalazione di violenza? Nemmeno quando c’erano i talebani al potere si registravano simili fatti. Fare finta di non vedere non è la strada giusta, ogni giorno sulle strade dell’Afghanistan muoiano civili e altri vengono presi in ostaggio con richieste di riscatti che finiscono per finanziare le attività terroristiche. Per chi non conosce la storia più vicina dell’Afghanistan, i due candidati alla presidenza che a lungo non riuscivano a mettersi d’accordo, ora governano insieme in un sistema di massima corruzione. Manca infatti un’opposizione, e quindi si è formato uno strano legame di complicità tra i due avversari per cercare di arricchirsi personalmente il massimo. La seconda provincia che è caduta in questi giorni nelle mani dei talebani è il Quonduz, quasi al confine con il Tajikistan. La situazione si fa sempre più grave e i sogni di tanti giovani che si sono impegnati e rimanere nel loro Paese per studiare e cambiarlo sono schiacciati, gli studenti non hanno altro strumento che i social network per darsi fiducia tra loro e raccontarsi anche solo l’impresa difficile di arrivare da casa all’Università, tra strade bloccate e rischi di attentati ai mezzi pubblici. Succede anche che arrivino in ritardo perdendo la possibilità di sostenere gli esami. Siamo nel periodo del Ramadan che vuol dire non solo digiuno ma anche sostegno ai poveri, evitando la corruzione che è un male per l’Islam. A questi due personaggi starà a cuore la sorte di un popolo sofferente che continua a pagare le conseguenze di anni e anni di guerra? 

 

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