Benvenuti a Lampedusa
Una ex caserma dell’esercito edificata in spregio alle norme urbanistiche funge da centro d’identificazione e smistamento dei rifugiati di mezzo mondo, sopravvissuti ai bombardamenti e ai naufragi. Un mostro di cemento che ricorda carceri speciali. Guardie armate dentro e fuori e i carabinieri che fotografano o filmano tutto ciò che intorno si muove. Fuori i bambini con la maglia di Messi e di Ronaldo che inseguono un pallone all’ombra di rari e spogli eucalipti o le bambine a farsi le treccine sedute su un gradone all’ingresso della mensa-container. Accanto, i bidoni di spazzatura. E ancora, nell’“isola con tanto vento ma con pochissima aria” hotspot, hub, detenzione, deportazione, radar militari, ponti radio, antenne satellitari, centri di spionaggio… Ma Lampedusa non è solo questo. È Zona Protezione Speciale, Sito Importanza Comunitaria, Riserva Naturale Orientata, e i mille occhi che ogni giorno incontri. Benvenuti a Lampedusa.
“Un’isola con tanto vento ma con pochissima aria”. Sono parole del poeta e scrittore maltese Antoine Cassar, ospite del LampedusaInFestival organizzato anche quest’estate dall’Associazione culturale “Askavusa”. Faticoso respirare libertà a Lampedusa. Ancora più faticoso tentare di vivere da turista le straordinarie bellezze naturali e paesaggistiche dell’isola. L’oppressione di un territorio dove vige 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno lo stato d’emergenza; i cartelli, ovunque, con la scritta Zona militare Divieto di Accesso Sorveglianza armata; i furgoni e gli autoblindo dell’esercito, dell’aeronautica, della marina, della guardia costiera e di finanza, della polizia e dei carabinieri; le divise del Sovrano militare ordine di Malta e quelle paramilitari della Croce rossa e dei volontari dell’affaire della falsa accoglienza. Il porto zeppo d’imbarcazioni da guerra, l’aeroporto dove atterrano aerei ed elicotteri delle forze armate italiane e dell’agenzia europea di controllo armato delle frontiere Frontex. Agibilità negate, spazi off limits, i sempre più asfissianti fermi delle forze dell’ordine per identificarti e schedarti. Passo dopo passo. Strada dopo strada. Piazza dopo piazza. Spiaggia dopo spiaggia. L’articolo continua in:
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