Pacifisti di ieri e di oggi

L’articolo di pag. 28-29-30 del numero di gennaio di Mosaico di pace, con intervista Luciana Castellina e Tonio Dell’Olio, a cura di Fabrizio Truini, prosegue in questa pagina.
Fabrizio Truini

Luciana, sei stata molto impegnata nel movimento delle donne. Come sta cambiando? Cosa sta realizzando a livello culturale? Ci sono saggi che affermano che se non si risolve la guerra tra i generi non riusciamo a creare i presupposti per la pace e la nonviolenza. Vorrei sentire una donna in merito...

Luciana: Le donne sanno essere anche feroci. A me l’idea che una donna, per natura, sia nonviolenta non mi ha mai convinto molto. Certo, la guerra in passato coinvolgeva solo uomini, oggi coinvolge tutti. L’uomo prima andava a fare la guerra e veniva considerato eroico. Le donne-madri-mogli erano lì che piangevano. Oggi la guerra coinvolge tutti in prima linea perché è diventata esperienza comune. La guerra la fanno tutti, uomini, donne e anche bambini. Ha perso valore il volto machista del militare e della guerra. Non c’è più l’eroe, l’idea dell’uomo forte perché spara. Non tanto perché le donne siano per natura nonviolente. Anzi. È finito il tempo dell’eroismo dei maschi.

Tonio: In maniera lapidaria – e parlo proprio della mia esperienza personale – ho fatto fatica a capire questa apertura del mondo militare anche alle donne, forse anche per influenze culturali. Per ritornare a don Tonino Bello, nella maturità del pensiero sulla guerra arriva a definire la pace come convivialità delle differenze. Le guerre, in un modo p nell’altro, si fondano sull’incapacità di assumere le differenze. E la prima differenza che apprendiamo appena nati è quella sessuale, di genere. Quindi, o noi impariamo ad assumere la differenza come fonte di ricchezza oppure la viviamo come una minaccia, un dato di distanza. E, quindi, l’apporto sulla riflessione femminista o di genere su pace e guerra è, a mio avviso, fondamentale. Non abbiamo finito di fare i conti con questo! Ad esempio, quando la violenza sulle donne non viene considerata come parte della nostra partita, lì c’è un problema. Tutta la nostra discussione oggi è sul piano internazionale ma se fosse sempre così, in ogni contesto, rischiamo di distanziarci dalla gente, dall’italiano medio, di chi vive i problemi quotidiani. O il pacifismo di abilita a parlare a 360 gradi sul tutte le situazioni di violenza o rischia di non influenzare più di tanto. E quella sulle donne è una nostra sfida.

Luciana: Oggi si parla molto di violenza sulle donne, ma se ne parla perché le donne hanno acquistato potere. Oggi le donne non vengono ammazzate più di quanto lo fossero ieri, ma, semplicemente, le donne, oggi, si sono ribellate. Non a caso, quelle che vengono ammazzate sono le più forti, quelle che hanno deciso di andar via da casa, che hanno una professione e la vogliono portare avanti, che sono indipendenti, che vogliono ribellarsi… L’uomo ha perso potere, autorità. E non potevamo pensare che la liberazione delle donne avvenisse senza spargimento di sangue. Non vorrei che si pensasse alla violenza sulle donne così come era 20 Anni fa. Le donne sono diventate più forti, hanno acquistato autorità ma non è loro corrisposto il potere… Il conflitto sulla violenza sulle donne è un po’ diverso dal passato. Invece, il conflitto sulla disuguaglianza è ancora più forte rispetto al passato. 

 

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