Verona, 28 gennaio 2016 – COMUNICATO AI MEDIA

Bombe dall’Italia all’Arabia Saudita

I pacifisti veronesi hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Verona per chiedere di indagare sulle spedizioni di bombe dall’Italia all’Arabia Saudita

La notizia di possibile reato, su cui si focalizza il documento presentato anche a Roma, Brescia, Cagliari, Pisa, è relativa alla violazione dell’articolo 1 della legge 185/90 che vieta l’esportazione di armamenti verso paesi in stato di conflitto armato e che violano i diritti umani.

 

L’esposto chiede alle autorità competenti di verificare l’osservanza della Legge n. 185 del 1990 in riferimento alle recenti numerose spedizioni dall’Italia di bombe aeree all’Arabia Saudita. L’iniziativa è stata presentata in una conferenza stampa alla Casa per la Nonviolenza e contemporaneamente sono stati presentati documenti similari anche in Procure di altre città italiane tra cui Roma (alla Camera dei Deputati), Brescia (dove ha sede l’azienda tedesca RWM Italia fornitrice delle bombe aeree), Cagliari (da dove sono partiti i carichi per l’Arabia), e Pisa (davanti alla base dell’aeronautica militare).

 

“Siamo giunti a questa decisione – ha spiegato Mao Valpiana (del Movimento Nonviolento) – a seguito delle continue spedizioni di tonnellate di bombe dalla Sardegna all’Arabia Saudita: bombe che servono a rifornire le Royal Saudi Air Force che dallo scorso marzo sta bombardando lo Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni Unite esacerbando un conflitto che ha portato a quasi seimila morti di cui circa la metà tra la popolazione civile (tra cui 830 tra donne e bambini) e alla maggior crisi umanitaria in tutto il Medio Oriente. A fronte delle risposte, evasive e anche contraddittorie, degli esponenti del Governo – che in questi mesi non ha mai ritenuto di incontrare le nostre associazioni nonostante le nostre ripetute richieste – abbiamo ritenuto doveroso inoltrare alla Magistratura un esposto per chiedere alle autorità preposte di verificare la legalità e l’osservanza della legge 185 del 1990 che regolamenta l’esportazione di sistemi militari dall’Italia.

 

La Legge italiana (n. 185 del 1990) vieta espressamente non solo l’esportazione, ma anche il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento “verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere”. (art. 1.c 6a) e “verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione” (art.1.c 6b). 

Nel documento presentato vengono ricostruite le sei spedizioni avvenute nell’arco di pochi mesi e le conseguenti reazioni di politica e società civile, elencando inoltre iniziative legali condotte in altri Paesi da associazioni che hanno rilevato nelle forniture di armamenti alle forze Saudite una violazione del Trattato Internazionale sugli Armamenti.

 

“Non ci risulta – conclude Valpiana – che le Camere siano state consultate in merito a queste spedizioni di bombe all’Arabia Saudita, anzi sono state presentate diverse interrogazioni parlamentari alle quali il Governo non ha ancora dato risposta”.

 

Le risposte giunte dall’Esecutivo Renzi sono state evasive (come quelle del Ministro Gentiloni in Parlamento e del sottosegretario Della Vedova a una interrogazione urgente) e anche contraddittorie (come le parole della ministro Pinotti secondo cui “l’Italia non vende bombe ai sauditi” e che “è tutto regolare per quanto riguarda le autorizzazioni”). Dal settembre scorso la Rete italiana per il disarmo, network che raggruppa oltre venti organizzazioni della società civile, ha documentato queste spedizioni e, con vari comunicati stampa promossi anche con Amnesty International Italia, ha chiesto al Governo italiano di sospendere l’invio di bombe e sistemi militari all’Arabia Saudita. Un carico di migliaia di bombe è partito due settimane fa dall’aeroporto di Cagliari con destinazione la base dell’aeronautica militare saudita di Taif, non lontano dalla Mecca. A partire dall’ottobre scorso due spedizioni sono avvenute via aereo cargo, altre due sono state effettuate imbarcando le bombe ai porti di Olbia e Cagliari). Le bombe sono prodotte dalla RWM Italia, azienda tedesca del gruppo Rheinmetall con sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domunovas (Carbonia-Igliesias) in Sardegna.

 

“Considerate le ingenti forniture di bombe aeree della RWM Italia avvenute in questi mesi – ha spiegato l’Osservatorio OPAL di Brescia che ha svolto uno studio su questa materia – riteniamo che si tratti di nuove autorizzazioni all’esportazione rilasciate dall’attuale Governo Renzi.

In questi mesi abbiamo monitorato almeno 5 spedizioni via aerea e via mare. In ogni caso anche trattandosi di autorizzazioni rilasciate negli anni scorsi è espresso compito dell’esecutivo, e nello specifico dall’Unità per le Autorizzazioni di Materiali d’Armamento (UAMA) incardinata presso la Farnesina, verificare che sussistano le condizioni di legge per l’invio dei materiali militari. Saremmo perciò interessati a sapere se UAMA e ministero degli Esteri ritengono che l’intervento militare della coalizione a guida saudita in Yemen sia conforme all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e ai principi della nostra Costituzione”.

 

Dopo dieci mesi di ostilità la situazione in Yemen è tragica: le agenzie dell’Onu riportano più di seimila morti di cui circa la metà tra la popolazione civile (di cui 700 bambini), oltre 20mila feriti, milioni di sfollati, più metà della popolazione ridotta alla fame e definiscono la situazione come una “catastrofe umanitaria” senza precedenti. Non solo. Le agenzie dell’Onu hanno ripetutamente stigmatizzato gli “attacchi sproporzionati di zone densamente popolate” da parte delle forze aeree della coalizione saudita e lo stesso Segretario generale dell’Onu, Ban Ki moon, ha esplicitamente condannato i bombardamenti aerei sauditi su diversi ospedali e strutture sanitarie mentre l’Alto rappresentante per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, ha inviato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu un rapporto che documenta “fondate accuse di violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani” di tutte le parti attive nel conflitto. Nei giorni scorsi Ban Ki-moon ha ripetuto il suo appello a tutte le parti al “cessate il fuoco”. E per tutta risposta dall’Italia è partito un nuovo carico con migliaia di bombe.

 

“Riteniamo inammissibile – aggiunge Daniele Sartori della Rete per la pace – che dall’Italia continuino le spedizioni di bombe aeree per l’aviazione saudita che da nove mesi sta bombardando lo Yemen senza alcun mandato internazionale causando migliaia di vittime anche tra i civili e tra i bambini e in aperta violazione del diritto internazionale umanitario. Diverse organizzazioni umanitarie hanno ripetutamente chiesto alle Nazioni Unite di verificare i crimini di guerra commessi da tutte le parti, tra cui l’utilizzo di bombe a grappolo da parte dell’aeronautica militare saudita”.

 

L’esposto è stato presentato in Procura a Verona da:

 

Massimo Valpiana (Movimento Nonviolento)

Efrem Tresoldi (Missionari Comboniani, Nigrizia)

Daniele Sartori (Rete della Pace, Cgil)

Caterina Del Torto (Casa per la Nonviolenza)

Fabio Salandini (coop. La Genovesa)

Renzo Fior  (Emmaus Italia)

Michela Faccioli (Arci Verona)

Sergio Paronetto (Pax Christi)

Liliana Verdolin (Associazione per la pace tra i popoli)

Paolo Ferrari (Comunità cristiane di base)

Bruno Fini (Associazione per la pace)

Giampietro Tosoni (Casetta della pace di Borgo Nuovo)

Ultimo numero

Rigenerare l'abitare
MARZO 2020

Rigenerare l'abitare

Dal Mediterraneo, luogo di incontro
tra Chiese e paesi perché
il nostro mare sia un cortile di pace,
all'Economia, focus di un dossier,
realizzato in collaborazione
con la Fondazione finanza etica.
Mosaico di paceMosaico di paceMosaico di pace

articoli correlati

    Realizzato da Off.ed comunicazione con PhPeace 2.7.15