Bologna accoglie con entusiasmo Mons. Bettazzi tra i suoi cittadini!

Sullo stesso evento e sull’impegno ecclesiale e civile di mons. Luigi Bettazzi si suggerisce anche la lettura dell’articolo di Giancarla Codrignani, pubblicato nel numero di maggio di Mosaico di pace (pagg. 38-39).
Dario Puccetti (Punto Pace Pax Christi Bologna)

Lunedì 4 Aprile alle ore 17, in una sala comunale gremita di parenti, amici e aderenti a Pax Christi di Bologna e di Ivrea si è svolta la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a monsignor Luigi Bettazzi. L’incontro è iniziato con un breve intervento della presidente del Consiglio Comunale Lembi che ha dato lettura delle motivazioni della delibera contenute nell’ordine del giorno proposto dal Sindaco Virginio Merola e approvata all’unanimità dal Consiglio nella seduta di lunedì 15 febbraio. Tra le motivazioni la presidente ha ricordato che la cittadinanza onoraria viene riconosciuta a Bettazzi “per il suo impegno nell’affermazione di una cultura di pace e solidarietà nel mondo, per la promozione dei diritti umani e per la sua costante vicinanza alla città che lo ebbe vescovo”.

 

Intervento del sindaco Merola: monsignore, lei è un esempio di sobrietà. 

Il sindaco Merola, ha affermato che oggi il conferimento sancisce quello che già era a tutti gli effetti, per la sua storia e per il suo impegno, Mons. Bettazzi : un cittadino bolognese ! Merola ha poi proseguito affermando che “Mons. Bettazzi è innanzitutto un esempio di sobrietà. Una parola attualissima, di cui abbiamo un estremo bisogno per il nostro presente e per il nostro futuro. È una qualità rara, spesso una qualità travisata, credo che in questo periodo storico per la nostra società, per la nostra vita politica sia un concetto da adoperare con cura e da ridefinire nella sua attualità. Ritengo che essere sobri oggi, sia non tanto, sottolineare la necessità di dovere rinunciare a qualcosa, ma avere il coraggio di condividere ciò che si ha con gli altri e anche di condividere quello che si può essere come comunità. Come tanti anni fa, ma oggi in modo più acuto – prosegue il Sindaco – Monsignore, corriamo il rischio di dividerci tra dare e avere, tra chi pensa di avere dato troppo, di avere già dato, di avere avuto poco o di aver tanto da non porsi nessun problema”.

Il sindaco ha poi ricordato l’impegno di Mons. Bettazzi attraverso la sua attività in Pax Christi e come tuttora i valori e gli ideali di questo movimento siano importanti e attuali. “Pace e nonviolenza sono due parole messe alla prova in questi ultimi mesi, in particolare dopo gli attentati di Parigi e di Bruxelles, sono tornate a bussare alle scelte della politica e alla coscienza di ognuno di noi. Siamo chiamati in causa, sia come singoli cittadini che come comunità, perché queste due parole non siano solo belle intenzioni, ma possano contribuire con azioni concrete alla nostra vita di cittadini europei Azioni di pace e di non violenza, anche con azioni molto concrete, che riguardano la vita individuale di ognuno di noi, bombardati dai mass media e da messaggi contraddittori, perché questa nostra azione di pace e nonviolenza si testimoni nella nostra vita individuale, con un fermo “NO” al rancore e alle divisioni che serpeggiano nella nostra società”.

 

Intervento di mons. Bettazzi

Bettazzi ha esordito ringraziando della cittadinanza onoraria “è un dono che mi onora e mi gratifica, Bologna è stata determinante nella mia vita”. Poi ha ripercorso la sua vita che spesso si è intrecciata con la storia della città, partendo dal ricordo più antico, quando nel 1927, durante il Congresso Eucaristico Nazionale, a neanche quattro anni di età, tenuto per mano dalla nonna và a vedere la torre degli Asinelli illuminata da lampadine dalla base alla cima. Ripercorre con voce ferma e vivace a volte ironica, il suo cammino nella chiesa, la nomina a vescovo ausiliare del card. Lercaro, e il suo impegno nei lavori del concilio Vaticano II, quel “grande evento che trasformò definitivamente la Chiesa, da Chiesa chiusa in se stessa, nei suoi dogmi e nelle sue strutture, a Chiesa aperta agli altri cristiani, alle altre religioni, a tutti gli uomini di buona volontà”. “Ebbi la grande grazia di vivere il Concilio come ausiliare del card. Lercaro, allora divenuto uno dei quattro moderatori delle assemblee, il quale aveva chiamato a Roma come suo aiutante don Giuseppe Dossetti. E Dossetti non solo aiutava il suo arcivescovo nei suoi discorsi, soprattutto alla luce della Chiesa dei poveri – e qualcuno non gli ha perdonato di aver sostenuto il card. Lercaro nelle sue aperture – ma nel pomeriggio lui e Raniero La Valle, direttore dell’Avvenire d’Italia allora stampato a Bologna, preparavano il paginone sul concilio che la mattina dopo illuminava i 2.500 vescovi su quello che “forse” era loro sfuggito il giorno antecedente. Devo dire che il Concilio è stato la grande luce e la grande forza della mia vita e del mio apostolato. Per me è una grande gioia riscontrare quanto esso, venga rilanciato dall’esempio e dalle parole di papa Francesco”.

Ricorda successivamente la sua vita a Ivrea e il suo percorso solidale con i lavoratori della Olivetti, del cotonificio Vallesusa e della Lancia. Da allora i suoi contatti con Bologna furono rarefatti in quanto il Card. Biffi gli disse che se doveva veniva nella Diocesi Bolognese poteva recarsi a San Lazzaro  “perché quello era il suo paese” (!).

 

  • Con Pax Christi

Nominato prima presidente nazionale poi presidente internazionale, tale nomina l’ha portato a impegnarsi per la pace, la nonviolenza, per il rispetto dei diritti umani e per la libertà, non solo in Italia ma a livello internazionale, e “Con l’investitura in Pax Christi mi trovai fra l’altro ad aprirmi a dialoghi e a lettere aperte con uomini pubblici, lettere laiche anche se sempre radicate nel Vangelo. Da quella all’onorevole Berlinguer segretario del Partito Comunista, a quella al presidente italiano Pertini sugli stili del mondo militare; al presidente dell’Olivetti per i licenziamenti”. Ma queste lettere, ci tiene a precisare mons. Bettazzi, erano partite in qualche modo da Bologna; “la prima lettera aperta era stata rivolta all’on. Zaccagnini appena nominato segretario della Democrazia Cristiana per rifare il volto al partito scosso dallo scandalo di tangenti internazionali”.

 

  • A Ivrea… pensando a Bologna

Ricorda successivamente  la sua vita a Ivrea e il suo percorso solidale con i lavoratori della Olivetti, del cotonificio Vallesusa e della Lancia. Da allora i suoi contatti con Bologna furono rarefatti in quanto il Card. Biffi gli disse che se doveva veniva nella Diocesi Bolognese poteva recarsi a San Lazzaro “perché quello era il suo paese” (!)            ‘Bologna è stata determinante nella mia vita’ e, come ho detto, sono sempre stato considerato un bolognese nel Veneto della mia adolescenza e nell’oltre metà della mia vita in Piemonte. Un po’ per il timbro della mia parlata – è la mamma che insegna a parlare, non a caso si dice la lingua materna! – e un po’ per i richiami che mi veniva di fare e non solo alla Bologna della Madonna di San Luca ma a quella che si descriveva come ‘Bologna la dotta, Bologna la grassa, Bologna la rossa’… non per la politica, ma per il colore delle sue case”. Essere di Bologna, precisa, mi è servito a volte a essere equidistante di fronte a diverse situazioni “i preti a Ivrea erano metà per la Juve e metà per il Toro e mi salvavo dicendo che io ero per il Bologna e mi guardavano con un po’ di commiserazione… ma io dicevo che ero per il Bologna degli anni 1930, quello che vinceva la coppa Europa, lo squadrone che tremare il mondo fa quella di Gianni, Monzeglio, Gasperi, …”.Qui Bettazzi sciorina a memoria tutta la formazione del Bologna di quel tempo e i consiglieri di ogni schieramento e tutto il pubblico si esibiscono in un grande e prolungato applauso, consono più di uno stadio che di un’aula comunale.

“Ora sono oltremodo lieto e orgoglioso di essere considerato bolognese a pieno titolo.... Grazie Bologna. E un grande augurio dal tuo cittadino Luigi Bettazzi”.

Così termina il suo discorso mons. Bettazzi e tutta la sala consigliare balza in piedi per un lungo e caloroso applauso.

 

  • La 49 marcia della pace di fine anno si terrà a Bologna

La festa al neo cittadino è proseguita presso la sala della parrocchia San Bartolomeo proprio sotto alle Due Torri, per simboleggiare l’appartenenza a questa città di mons. Bettazzi, ora sancita anche “burocraticamente”, ma che nei fatti lo ha sempre considerato come uno dei bolognesi più eminenti. La festa è stata impreziosita dalla presenza del Vescovo di Bologna Matteo Zuppi, che ha ringraziato m ons. Bettazzi per il suo apporto al rinnovamento della Chiesa Italiana e ha annunciato ufficialmente che la 49° edizione della Marcia nazionale per la Pace si terrà a Bologna. Si è terminato con una “zirudela”(caratteristico componimento umoristico tipico bolognese) che ha ripercorso alcune tappe della vita del neo cittadino.

 

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