Un Musical su Oscar Romero

Storia e lotte di un popolo

A cura delle compagnie riunite del Teatro San Giustino di Roma
Intervista a Luca Pandolfi, autore del soggetto
Intervista a cura di Anselmo Palini

Luca Pandolfi è professore ordinario di Antropologia culturale presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, dove dirige il Centro Comunicazioni Sociali. Antropologo, sociologo, formatore, esperto di progettazione sociale e pastorale, insegna anche all’Università Pontificia Salesiana e nella Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”. Dal 2009 a oggi è stato visiting professor in Cile, Argentina, Messico ed El Salvador. Presbitero della Diocesi di Roma, ha speso molto del suo tempo in parrocchia e ha accompagnato e accompagna ancora gruppi di ragazzi e di adulti. È fondatore e animatore insieme ad altri giovani dell’Associazione S.A.L., Solidarietà con l’America Latina, una Onlus nata nel 1997 che si occupa di cooperazione internazionale e animazione interculturale con le comunità di migranti in Italia. Dal 1993, pressoché ogni anno, trascorre uno o due mesi in America Latina, tornando, dice, sempre diverso da come è partito. A lui abbiamo posto alcune domande in merito a questo Musical già rappresentato alcune volte a Roma e altrove, come a Stezzano e ad Albino (Bergamo).

 

Perché questo Musical e non invece una nuova biografia di Romero? Da dove è nata l’idea? In che cosa consiste l’originalità di questa vostra proposta?

Di biografie di Romero in Italia, pubblicate o tradotte, ce ne sono diverse, alcune molto belle. Non credo ci fosse bisogno di un’altra. C’era però bisogno di raccontare una storia dove protagonista fosse il popolo salvadoregno. È lui che piano piano, con la sua fede, la sua forza d’animo, la sua lotta e il suo martirio ha convertito il prete e il vescovo Romero e altri come lui. Io non ho potuto incontrare mons. Romero. Il mio primo viaggio in El Salvador fu nel 1997 e lo avevano già ucciso. Eppure l’ho incontrato mille volte nella sua gente, nelle loro vite ancora in lotta per un mondo più giusto e più equo, nei loro racconti, nella loro fede, nei loro canti e nei loro murales. Pensando di chiudergli la bocca, il 24 marzo del 1980 l’hanno ucciso. Hanno ucciso l’arcivescovo Romero, ma… non ci crederete, davvero lui è risorto nel suo popolo, soprattutto in quelli che seguono le sue orme. Se uno è disposto a mettersi in viaggio e a incontrare questo popolo… troverà Romero ancora vivo. Ho provato a raccontare questo nel Musical, la storia di un popolo… ed è venuta fuori non la biografia di un santo ma una storia corale.

Chi è quindi il protagonista del Musical? E in che senso è una storia corale?

Vorrei dire che il grande protagonista del Musical forse è proprio il “viaggio”, l’uscire, il lasciarsi qualcosa alle spalle e l’andare incontro a un popolo e alla sua terra, El Salvador. La storia è, infatti, quella di un viaggio che compiranno sei studenti di una scuola superiore romana dopo l’esame della maturità: e sarà per loro una grande esperienza di maturazione. Questi studenti sono italiani ma le loro origini sono multietniche, come ormai è normale e, aggiungo, è bello che sia. Sono quelli che chiamiamo seconde generazioni. Uno viene dal Marocco, una ragazza è rumena, poi c’è una ragazza che viene dal Nord Italia, da Bergamo e due invece, un ragazzo e una ragazza, sono proprio romani, di borgata. Poi c’è un salvadoregno, di nome Oscar, nato nel suo paese, a Ciudad Barrios, dove nacque anche Romero. Oscar è venuto in Italia che aveva tre anni, con la mamma e la nonna e sa poco della sua famiglia di origine, del padre, del nonno. Il viaggio sarà anche una ricerca delle sue radici e delle storie di migrazione che la gente del suo popolo ha vissuto e vive tutt’oggi. I ragazzi incontreranno molte persone, a partire proprio dalla nonna di Oscar, Nimia, che li aiuterà a preparare questo incontro con la sua terra. Ognuno consegnerà loro un pezzo della storia del Salvador, e racconterà come lo stesso Romero, la storia del suo paese, l’abbia capita e interiorizzata poco per volta, fino a non poter tacere di fronte a tante ingiustizie e disuguaglianze e quindi ad essere ucciso. In questo, Romero, condivide la sorte di tanti prima di lui e dopo di lui… 13 preti, alcune suore, migliaia di catechisti, e migliaia di animatori delle comunità, contadini, sindacalisti, insegnanti… tutti uccisi. In Salvador possiamo davvero parlare di un martirio corale, sia di una parte della Chiesa cattolica che di tante altre persone.

Infatti ha inserito anche la storia di Marianella Garcia Villas…

Eh, sì. Romero era un uomo, religioso, impegnato nel suo servizio ecclesiale. Ho ascoltato un’intervista a un parlamentare inglese che lo propose per il Nobel della Pace che diceva come in fondo Romero abbia fatto solo il suo dovere. Non era un eroe. Aveva fatto quello che ogni vescovo avrebbe dovuto fare. È bello questo ed è vero. Accanto a lui però, uomo, religioso, c’erano tante persone, anche donne, laiche, che facevano il loro dovere di cittadine e di… di persone umane. C’era ad esempio Marianella Garcia Villas, per un certo tempo parlamentare, giovane avvocato, docente universitario, che negli stessi anni di Romero, e con lui, aveva messo in piedi la Commissione Salvadoregna per i Diritti Umani. Si spese come donna, come laica, come professionista, semplicemente impegnata non per il proprio tornaconto personale ma per un mondo più giusto, più equo e… più umano. Marianella è venuta varie volte in Italia a parlare di quello che succedeva in Salvador. Era conosciuta da noi. Coloro che a quel tempo erano lo Stato in El Salvador, nel 1983, la rapirono, la torturarono e la uccisero, abbandonandola per la strada. Aveva 38 anni. Nella storia che racconto, Marianella è anche il nome della ragazza bergamasca. I suoi genitori, cooperanti internazionali in El Salvador, le hanno dato questo nome e attraverso alcune vicende, sarà lei che permetterà in qualche modo il ritrovamento di una persona uccisa e fatta scomparire, come Marianella Garcia aveva fatto spesso, prima che la uccidessero. Era importante che nel Musical emergesse anche la vicenda di una donna, laica, impegnata civilmente. Dà da pensare a tutti noi.

Chi ha collaborato con lei alla stesura del copione e all’allestimento del Musical?

Beh, anche un musical, direi ogni musical, dalla produzione a tutto il back stage, è un’azione corale. Io sono l’autore del soggetto, cioè della storia. Amalia Bonagura, che tra le sue varie professionalità ha anche quella della sceneggiatrice, ha curato la stesura del copione per l’azione scenica. Domenico Amicozzi ha composto le musiche originali e Barbara Cestoni i testi delle canzoni e tutto è stato registrato insieme al loro gruppo di ricerca musicale, i Chiloe, da trent’anni specializzati in musica popolare e d’autore latinoamericana. Le voci soliste e i cori sono dei ragazzi e degli adulti che hanno messo in scena il Musical, gli amici della Compagnia Teatrale S. Giustino, di Roma. La regista, Valentina Cognatti, ha composto poi in modo originale e con alcune trovate eccezionali le varie parti: ha messo insieme una storia, un copione con dei brani musicali e le scenografie e coreografie sempre curate da Barbara Cestoni. Però vorrei dire che ogni parte, in realtà, è stata discussa, elaborata e modificata dall’interazione tra noi, autori, sceneggiatrice, musicisti, regista. Così è nata un’opera teatrale musicale… davvero corale.

Infatti il vostro Musical è già stato proposto in diverse occasioni dalla Compagnia teatrale San Giustino. Ci parli di questa Compagnia? Da chi è composta?

La Compagnia che ha messo in scena “Romero, il Musical”, nasce nella parrocchia San Giustino di Roma, nella zona che un tempo era chiamata la borgata Alessandrino e che oggi è più semplicemente la periferia Est della città. In questa comunità parrocchiale l’attività teatrale non nasce per realizzare quest’opera. È iniziata alla fine degli anni Settanta ed è portata avanti con entusiasmo e professionalità allo scopo di offrire, a chi vuole, la possibilità di sperimentare l’esperienza forte, formativa, aggregante, del Teatro. A oggi San Giustino può vantare la presenza di cinque compagnie divise per fasce d’età: dalle elementari fino agli adulti. Nel corso dell’anno ciascuna compagnia progetta e mette in scena il proprio spettacolo, prevalentemente in prosa: tutti insieme poi, per il mese di giugno, propongono un Musical, con partecipanti provenienti da tutte le compagnie. Quest’anno è toccato a Romero. La cosa più bella è vedere generazioni diverse lavorare insieme ma con tanti, veramente tanti ragazzi. L’altro aspetto non secondario è il livello di professionalità espresso da tutta la messa in scena, dall’espressione teatrale alle coreografie e alle scenografie, pur trattandosi di compagnie amatoriali. Ci conosciamo da tempo. Queste Compagnie hanno più di una volta collaborato con l’Associazione S.A.L., di cui faccio parte, per eventi di cultura e solidarietà.

Lei, infatti, è tra gli animatori di S.A.L., una realtà che tra le altre cose realizza e promuove da anni viaggi di conoscenza e di solidarietà con l’America Latina.

Sì, nella storia che ho raccontato, a parte l’impianto narrativo e la creazione di qualche personaggio, il resto sono tutte cose che realmente sono avvenute. Chiaramente i momenti della vita di Romero e del Salvador sono fatti storici e li abbiamo inseriti ma nel Musical ho raccontato anche altri fatti provenienti da quella storia minore, non meno importante, delle tante esperienze veramente vissute dal 1997 a oggi con la nostra Associazione, con giovani e adulti che hanno viaggiato con noi, con i tanti amici delle realtà e delle comunità del Salvador che ci hanno sempre accolto, guidato e con le quali S.A.L. collabora da anni. I murales delle scenografie esistono o esistevano veramente nelle strade del Salvador, sono gigantografie di foto fatte negli anni passati. Molte vicende narrate sono realmente avvenute: alcune esattamente l’estate del 2015 quando, con un gruppo di ragazzi che avevano appena concluso l’esame di maturità, siamo partiti per il Salvador e per il Sud Est messicano, vivendo un mese intenso di incontri e solidarietà. Come associazione siamo nati viaggiando e non abbiamo mai smesso. Questo dai primi viaggi fatti negli anni Novanta per conoscere, scoprire, farsi aiutare a comprendere un continente… E con noi è venuta tanta gente ormai. Le uniche cose che chiediamo a chi vuole viaggiare con noi sono la disponibilità a vivere in uno stile di semplicità e condivisione un’esperienza di gruppo, la sobrietà del viaggio e delle sistemazioni, presso chi ci ospita in città o nelle zone rurali, e, cosa più importante, lo spogliarsi della voglia di andare ad aiutare e assumere l’umiltà di farsi aiutare dalla gente, farsi accompagnare e guidare nella conoscenza del loro popolo, della loro terra e dei loro sogni. Noi non abbiamo mai smesso di viaggiare e imparare cose nuove. La nostra, potremmo dire, è un’associazione sempre in viaggio… e con tanti amici.

Per questa realizzazione avete coinvolto anche la comunità salvadoregna di Roma?

Certo. Conoscemmo la comunità dei salvadoregni di Roma prima ancora di andare in El Salvador, nel 1997. Ci incontrammo nel comitato delle realtà e associazioni che organizzavano le celebrazioni romane in memoria dell’uccisione di Mons. Romero, un’attività iniziata da Don Luigi Di Liegro, storico fondatore della Caritas Diocesana e coordinate poi per anni da Gianni Novelli e dal Cipax, il Centro Interconfessionale per la Pace. I Salvadoregni, molte donne soprattutto, sono state sempre presenti e il loro contributo di testimonianza e di sostegno pratico non è mai mancato. Loro ci hanno anche aiutato nel progettare il nostro primo viaggio nel loro Paese, con loro abbiamo spesso, come associazione, verificato o immaginato progetti di cooperazione internazionale o di animazione interculturale qui in Italia. Da qualche anno sono anche il loro cappellano, giacché loro stessi me lo hanno chiesto, dopo tanti anni di amicizia. Non potevamo non vivere insieme l’ideazione e la realizzazione di questo Musical. Così hanno letto il testo, dato consigli e alcuni di loro, compatibilmente con i tempi spesso faticosi e senza tregua dei loro lavori, hanno partecipato anche alla messa in scena e alle coreografie. È un inizio. Vorrei che fossero più coinvolti nelle prossime edizioni. Vedremo come fare.

Unitamente alla realizzazione del Musical avete anche pubblicato un libro.

Sì, perché tutto questo lavoro, frutto della fatica di tante persone, doveva essere condiviso, diffuso, oltre la rappresentazione del Musical. Così abbiamo stampato un libro, a cura di Amalia Bonagura e mia, che si intitola Oscar & Marianella. Il Racconto e il Musical, con le Edizioni Aracne, di Roma. Con il libro c’è anche un CD musicale con tutti i brani originali dell’opera. Stiamo già pensando una seconda edizione con invece il DVD del video del musical… ma vediamo. È un altro grosso impegno. Quanto ricavato dalla vendita del libro+CD viene poi interamente versato a favore di un progetto realizzato da un’associazione giovanile salvadoregna, Acción y Vida, che lavora per i ragazzi e i giovani cercando di costruire alternative alla violenza, alla dispersione scolastica e alla disoccupazione. Giovani che aiutano altri giovani. Potete cercarla su facebook e vedere da vicino e con continui aggiornamenti la loro attività. Così con questo Musical e con il libro abbiamo giovani e adulti italiani che con la loro arte e la loro musica aiutano altri giovani salvadoregni ad aiutare altri giovani ancora… Una bella cosa, no? 

 

Se qualcuno volesse proporre nella propria città questo Musical può contattare Luca Pandolfi al +39.347.5730360 o scrivergli all’indirizzo di posta elettronica luca.pandolfi@urbaniana.edu

Per saper di più dell’associazione S.A.L. https://www.facebook.com/salonlus/ e per conoscere la Compagnia Teatrale di San Giustino e il progetto che viene sostenuto in El Salvador basta cercare su Facebook GRUPPO TEATRO SAN GIUSTINO e ACCIÓN Y VIDA

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