Il volto della chiesa
In questa iniziativa siamo alla ricerca di semi (radici), di segni (presenze attive) e di sogni (prospettive). È un lavoro di conversione comune contro e oltre ogni forma di clericalismo.
Il nostro desiderio è quello di offrire un contributo alla cultura della nonviolenza per la riforma della chiesa. Ci sembra importante dare voce e visibilità al ruolo delle donne nella vita ecclesiale più ampia; mettere in evidenza esperienze e pratiche ecclesiali di donne e uomini orientati alla riforma della chiesa secondo il Vangelo.
Intendiamo sollevare questioni comuni, suscitare domande, individuare percorsi.
Chi interviene non pretende di parlare in nome delle donne o degli uomini, di rappresentare la femminilità o la mascolinità. Parte dalla sua esperienza, col suo linguaggio, dal suo essere persona uguale, differente e conviviale. E io parto dalla mia esperienza di presidente di un Centro Studi voluto da Tonino Bello.
Sulla presenza femminile nella realtà ecclesiale trovo in lui quattro elementi.
1. L’esplorazione della dimensione trinitaria della nostra umanità e della nostra fede; una teologia de trinitate come etica da vivere, storia che ci riguarda, fondamento della “convivialità delle differenze”: alcuni ricorderanno le lettere ad Antonio, a Gennaro, a Mohamed, a Marta...
2. Il tema della chiesa del grembiule e della lavanda dei piedi dove il grembiule non è cosa femminile, ma unico paramento sacro utilizzato da Gesù, segno di servizio che Gesù attribuisce a se stesso e a tutta la comunità di discepoli e discepole (per essere chiesa sinodale e samaritana).
3. La presentazione di Maria come “donna dei nostri giorni”, di tutti i giorni, ricca della sua variegata umanità, aperta a notevoli ricadute nell’ambito di una nuova mariologia.
4. L’attenzione alla testimonianza femminile fin dalle origini come questione di fede radicata nell’annuncio del Risorto, che subito i discepoli-uomini ritengono “un vaneggiamento” di fragili donne (Lc 24,11) ritenute inaffidabili, secondo la cultura di quel tempo (ma anche di altri tempi). Don Tonino vede in quel giudizio maschilista un peccato di incredulità e di clericalismo di cui stiamo ancora pagando le conseguenze proprio in termini di fede e di credibilità.
Concludo ricordando una donna ignota, descritta in Mc 14 e Mt 26, per segnalare che nella comunità di Gesù la funzione profetica e sacerdotale dell’unzione del capo non è stata svolta da maschi (cui era affidata tradizionalmente nel culto) ma da una donna. L’unto del Signore è unto da una donna. Per questo sono bellissime e per noi enigmatiche la sue parole: “In verità vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo per il mondo intero in ricordo di lei si dirà anche ciò che ella ha fatto” (Mc 14,9; Mt 26,13). Lo diciamo? Con l’augurio di essere semi, segni e sogni della chiesa animata dal soffio dello Spirito che vola oltre le gabbie e qualunque pregiudizio anche di genere.