Un sabato solare
Sì, proprio così, un sabato che ha riscaldato i nostri volti e i nostri cuori non solo a motivo di una invernale, splendida, imprevedibile giornata romana ma, soprattutto, perché la lettera che avevo scritto a papa Francesco il 26 settembre 2016, nella quale chiedevo di poterlo incontrare con il Consiglio nazionale di Pax Christi, era ritornata finalmente con una risposta positiva. Ed eccoci, emozionati e pronti, alle ore 11.45, in venti: con noi il sempre giovane novantacinquenne vescovo Luigi Bettazzi, già presidente nazionale e internazionale, a oltrepassare il portone di bronzo, salire un’interminabile scalinata, accompagnati e introdotti nello studio-biblioteca dove il Papa ci attende e ci riceve salutandoci e abbracciandoci con un bel sorriso e con molto affetto. Ci disponiamo in circolo intorno a Lui, ci invita a prender posto e a prendere noi per primi la parola per raccontare e per dialogare, mentre i nostri occhi incrociano i Suoi desiderosi di ascoltarlo.
Gli raccontiamo la bella storia dei sessant’anni di presenza in Italia di Pax Christi, del cammino ecclesiale percorso, con molto entusiasmo, ma non senza difficoltà, alla luce del Vangelo e della beatitudine della pace. Gli parliamo dei tanti testimoni di pace che hanno condiviso e continuano oggi a condividere il progetto formativo di Pax Christi, dei tanti consensi e dei dissensi riscontrati nelle innumerevoli iniziative di educazione alla pace, passando attraverso parole di denuncia della logica della guerra, della violenza, della produzione e del commercio delle armi. Gli diciamo tutta la nostra sintonia su quanto ascoltiamo e leggiamo nei Suoi coraggiosi discorsi su queste tematiche, degli appelli rivolti perché la risoluzione dei numerosi conflitti, generatori di sofferenze e di morte dei più poveri e dei più deboli, non venga lasciata alla logica immorale delle armi.
Papa Francesco ci ascolta con gli occhi e con il cuore, e di tanto in tanto interviene con le Sue parole, ora annuendo, ora con lo sguardo pensieroso, soprattutto quando si complimenta con noi per l’impegno pedagogicamente pacifico del movimento e ci incoraggia ad andare avanti, in modo particolare avendo come riferimento formativo l’universo infantile e preadolescenziale perché a quel mondo bisognoso di tenerezza e di bellezza giungono, anche attraverso i giochi digitali, messaggi di violenza. Ci incoraggia a proseguire il nostro cammino organizzando scuole di pace e gli raccontiamo del nostro impegno nelle scuole per parlare di un mondo e di un futuro possibili, senza armi, senza guerre, senza ingiustizie.
E quando gli ricordiamo del pericolo costituito oggi dalle devastanti armi nucleari e dal rifiuto di molti paesi, tra cui l’Italia, a firmarne la messa al bando, ci risponde con determinatezza definendone “immorale” l’uso e il possesso. E ci confida: “So che su questi temi non sono ascoltato, ma la Chiesa non può tacere, è chiamata sempre ad andare controcorrente!”. Parole forti, pronunciate con amabilità e con mitezza, con le quali il dialogo con il Santo Padre si avvia alla conclusione dopo quasi 45 minuti di un parlare da padre a figli, di un discorrere come tra fratelli.
Intorno a Lui per un ultimo ricordo fotografico, per ricevere dalle Sue mani nelle nostre mani il dono di una corona di rosario, un invito a pregare, a pregare per la pace.
Infine ci congeda, salutandoci uno a uno, ricevendo strette di mano e richieste di abbraccio di pace, con il sorriso di un uomo di Dio!
Riattraversiamo le solenni stanze del palazzo apostolico e ne ridiscendiamo le scale con gioia, consapevoli di aver scritto per tutto Pax Christi il racconto di questo storico incontro con Pietro.
E da Pietro ci congediamo certi di essere stati da Lui confermati nel nostro stare in piedi, artigiani e costruttori di pace, e incoraggiati a riprendere il cammino sui difficili ma fecondi sentieri della profezia della pace.