ARMI

Il via alle pistole laser

Le definiscono non letali. In Italia le pistole con scariche elettriche sono state autorizzate e sono in uso.
Cosa sono e che danni possono causare?
Vediamo cosa accade negli altri paesi.
Riccardo Noury (Amnesty International)

Dopo la sperimentazione in alcune città, avviata nel settembre 2018, l’uso delle pistole elettriche – comunemente chiamate Taser, dal nome del primo costruttore – è stato autorizzato in tutta Italia. Sin dal 20 marzo 2018, quando venne emanata la prima circolare da parte della Direzione anticrimine, Amnesty International Italia aveva chiesto che, prima dell’introduzione di quest’arma, venisse effettuato uno studio sui rischi per la salute collegati al suo impiego e fosse garantita una formazione specifica e approfondita per gli operatori delle forze di polizia. Pur se fossero state soddisfatte queste due richieste, aveva sottolineato il rischio di violazioni dei diritti umani non avrebbe mai potuto essere azzerato, come ampiamente verificato negli Usa, in Canada e in Olanda. La Taser è un dispositivo classificato tra le armi da difesa “meno che letali”. Sprigiona scariche elettriche da 50.000 volts che causano contrazioni muscolari e, come si dice nel gergo, “incapacitano”, cioè rendono inoffensiva la persona. 

Le pistole Taser sono utilizzate dalle forze di polizia di oltre 100 paesi. Il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, a proposito del Portogallo che voleva introdurre l’uso di tali dispositivi nella propria legislazione, ha espresso la propria contrarietà per il rischio che l’utilizzo di questi strumenti degeneri in maltrattamenti. Per quanto riguarda gli organismi europei per il rispetto dei diritti umani, il Comitato per la prevenzione della tortura ha paventato il rischio di risposte sproporzionate da parte delle forze di polizia. Negli Usa, la diffusione delle Taser, così come di altri strumenti “meno che letali” basati sull’elettricità, ha avuto un ritmo vertiginoso all’inizio dello scorso decennio. Queste pistole sembravano avere tutti i vantaggi: facili da usare, efficaci e risolutive in situazioni complicate, tanto nei confronti di persone recalcitranti all’arresto quanto di prigionieri in rivolta o di folle aggressive. In più, quella definizione magica e rassicurante, “meno che letali”, capaci solo di causare qualcosa “di meno che la morte” e dunque di salvare vite umane.

Minacce 

Il più recente studio è stato effettuato dalla Reuters, che ha stimato in oltre 1000 il numero dei “morti di Taser” dall’inizio del secolo. In nove casi su 10, la vittima era disarmata. Non costituivano una minaccia imminente e non sarebbe stato necessario usare un’arma, qualsiasi arma, contro di loro. In un caso su quattro non è stato fatto alcun altro tentativo per bloccare la vittima. Un quarto delle vittime aveva problemi di cuore o disturbi mentali. Anche se non è certo quante delle 1005 vittime siano decedute direttamente a causa della Taser (secondo lo studio della Reuters, sarebbero almeno 153), gli studi medici a disposizione sono concordi nel ritenere che il loro impiego abbia conseguenze mortali su soggetti con disturbi cardiaci o le cui funzioni, nel momento in cui vengono colpiti, sono compromesse da alcool o droga o, ancora, sono sotto sforzo, ad esempio al termine di una colluttazione. Proprio le scariche multiple sono al centro delle preoccupazioni, perché possono ulteriormente contribuire a danneggiare il cuore o il sistema respiratorio. La stessa azienda produttrice ammette che il rischio di morte è pari allo 0,25 per cento. Due casi, risalenti al 2011, illustrano l’uso improprio delle Taser. A maggio, in California, Allen Kephart, 43 anni, un motociclista che non si era fermato a uno stop, è deceduto dopo essere stato colpito da 16 scariche elettriche. A novembre, nella Carolina del Nord, Roger Anthony è morto dopo essere stato colpito da una pistola laser ed essere caduto dalla sua bicicletta. Aveva problemi di udito e non aveva sentito l’ordine di fermarsi.

In Olanda le cose non sono andate meglio. La sperimentazione del 2017 da parte delle polizie di Rotterdam, Zwolle e Amersfoort ha dato esiti preoccupanti: in 54 dei 119 casi in cui si è ricorsi alle scariche elettriche, gli agenti lo hanno fatto premendo la Taser a diretto contatto con il corpo del sospetto, provocando un doloroso elettro-shock. La pistola sarebbe stata usata anche contro sospetti già ammanettati, o detenuti in cella, o in isolamento all’interno d’istituti di salute. Tornando all’Italia, al termine del periodo di sperimentazione, il ministero dell’Interno ha solo reso noto il numero totale degli utilizzi, senza fornire nessun ulteriore dettaglio (età della persona, genere, provenienza, circostanze ecc.) sui singoli episodi di impiego e sui relativi esiti. Inoltre, non risulta essere stato condotto (o, quanto meno, non è stato reso pubblico) uno studio rigoroso e indipendente sugli effetti riguardanti la salute per stabilire le conseguenze dell’utilizzo della pistola Taser sulle persone, specie su soggetti potenzialmente a rischio. Di fronte a un uso standardizzato di tali pistole da parte delle forze di polizia, compresa la polizia locale, Amnesty International Italia ha rinnovato con urgenza le richieste fatte nel 2018 affinché siano adottate tutte le precauzioni e messi a disposizione i necessari studi medici onde scongiurare al massimo gli effetti letali di un’arma “non letale”. 

Negli Usa e non solo 

A monte di tutto questo, c’è la preoccupazione che la classificazione di “arma non letale” possa rendere disinvolto l’uso della Taser, quasi fosse un’arma giocattolo, e che essa possa finire per essere l’alternativa non alla pistola classica ma al manganello”. Come ha acutamente commentato l’associazione Antigone, infatti, l’esperienza statunitense e canadese dimostrano che la pistola Taser non è utilizzata nella pratica di polizia come alternativa meno pericolosa rispetto all’arma da fuoco, bensì come alternativa più incisiva rispetto all’uso di altri mezzi coercitivi come manette o manganelli non elettrificati. Chiunque sia esperto in ordine pubblico o in operazioni di polizia investigativa potrebbe ben confermare come non si userà la pistola Taser di fronte a una persona armata che potrebbe sparare (o che ha una pistola in pugno) in occasione di una rapina, di un sequestro, di un’aggressione o per neutralizzare un terrorista che sta per far esplodere una bomba o che sta per uccidere persone a caso per strada. In questo caso la polizia userà armi da fuoco tradizionali. La pistola Taser sarà, invece, più probabilmente utilizzata per bloccare persone che fanno resistenza non armata, nelle manifestazioni di piazza, preventivamente contro chi si agita o chi protesta scompostamente. Dunque, come detto, è e sarà un’alternativa al manganello e non alla pistola. 

Note

Sulla pistola Taser consigliamo la lettura dei seguenti articoli reperibili in rete.
Taser: il rischio zero non esiste (www.amnesty.it)
Pax Christi: no alla pistola taser da oggi in dotazione ai poliziotti (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/pax-christi-no-alla-pistola-taser-da-oggi-in-dotazione-ai-poliziotti)
Taser, finita la sperimentazione ecco il bando, non tutti lo useranno (http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/lillusione-di-sicurezza-dellitalia-con-la-pistola)

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