Credenti omosessuali
Una prima sezione è dedicata a tutti i significativi interventi avuti durante il Forum, una seconda a testimonianze di partecipanti allo stesso (cristiani LGBT e genitori di figli omosessuali). Infine, in appendice, un questionario rivolto a giovani credenti omosessuali in preparazione al recente Sinodo sui Giovani (3-28 ottobre 2018) .
L’introduzione è del giornalista di Avvenire Luciano Moia, che dedica parte della propria attività a questioni inerenti all’omosessualità. Segno di un’attenzione un tempo sconosciuta, da parte di un’ampia sfera del mondo cattolico, verso temi “delicati” per la dottrina e il pensiero comuni cattolici. La questione del rapporto fra fede e omosessualità pone spinose domande non tanto sul piano della dignità della persona omosessuale, sempre ribadita dai documenti ufficiali della Chiesa cattolica anche se in diverse circostanze non attuata nella pratica, quanto su quello relativo alla realizzazione affettiva e sessuale. La posizione di Moia è di prudente apertura, basata su alcuni passi dell’Amoris Laetitia e del documento finale del citato Sinodo sui Giovani, e di invito alla riflessione. Ma talvolta appare un “gioco” terminologico. Come molti documenti ecclesiali. Forse la vita vissuta risiede altrove e l’etica necessita di differenti forme argomentative. Rimane lodevole l’intenzione di mettersi in gioco.
Cosa che si evince dall’intervento di Mons. Semeraro, vescovo di Albano, che ha voluto partecipare ufficialmente al Forum aprendosi come un padre alla platea. Naturalmente il cristiano omosessuale non necessita solo di padri che l’accolgano, ma anche di referenti con cui confrontarsi alla pari per aver riconosciuta una piena equità di trattamento.
Su questo piano, belle le riflessioni di suor Fabrizia Giacobbe, suora domenicana che risiede in Firenze, della pastora valdese Daniela Di Carlo che opera a Milano e della teologa Cristina Simonelli, presidente del “Coordinamento delle teologhe italiane”.
Suor Fabrizia parla con commozione di “conversione” quando lei e la sua comunità sono entrate in contatto con “Kairòs”, gruppo di cristiani omosessuali di Firenze. Le sue sono espressioni di chi ha stretto vincoli di amicizia con persone accettandole nella loro totalità. Significativo quando afferma che sogna il giorno in cui non sarà più necessaria una pastorale per persone omosessuali, perché esse si sentiranno a loro agio in ogni ambiente ecclesiale.
Più dirette le parole di Daniela Di Carlo, secondo la quale è necessario giungere al “perfetto silenzio”, tanto sulle donne quanto sugli omosessuali e transessuali non per negarne l’esistenza, quanto al contrario per affermarne, da un punto di vista sociale, gli stessi diritti e doveri di ogni cittadin*. Il tempo non è ancora giunto perché si arrivi a ciò e bisogna superare la “teologia totalitaria”, che regola la vita di ogni Chiesa, e giungere a una “teologia biografica” che parta dalla vita reale. Motivo che rende importante l’attuarsi di Forum come quello di Albano.
Infine l’intervento di Cristina Simonelli che per “amore civile e politico” desidera ridisegnare un nuovo ruolo per ogni teologia, che dovrebbe interagire maggiormente con le pratiche, lasciandosi sempre attraversare da domande aperte, evitando forme di rimozione. Sostituendo il termine “compassione” con quello di “simpatia”, e permettendo di entrare al “convitato di pietra”: la sessualità.
La seconda parte, dedicata alle testimonianze, da un lato colpisce per la sincerità dei vissuti raccontati dall’altro talvolta rischia di scivolare in una certa retorica narrativa. Mentre il questionario in appendice offre risposte sufficientemente chiare delle dinamiche che vivono i giovani cristiani LGBT.
In sintesi un prodotto editoriale specchio delle contraddizioni che vive la Chiesa nei confronti del non facile rapporto tra fede e omosessualità.
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