Il mio Concilio Vaticano II, prima-durante-dopo
Mons. Luigi Bettazzi, un miracolo del creato, un profeta e costruttore di Pace, un condottiero visionario e filantropo, testimone di una Chiesa posta sempre al fianco degli uomini di buona fede, grande amico di don Tonino Bello e, come lui, animatore ed educatore dalla prima ora, di tantissimi giovani sparsi in ogni angolo della Terra.
L’ho conosciuto di persona solo di recente, allorquando abbiamo pensato che tra i tanti autori provenienti da tutto il mondo a Mantova per il Festival Letteratura 2019, ci potesse essere un autore religioso di fama internazionale che non si è mai stancato di scrivere e, soprattutto, parlare ai giovani.
Con i suoi novantasei anni e cinquantasei da vescovo, mons. Luigi Bettazzi ha voluto, con il suo ultimo scritto “Il mio Concilio Vaticano II, prima-durante-dopo”, trasmetterci il messaggio di due grandi testamenti, quali dono della sua preziosa esperienza di vita a servizio dei poveri e dei piccoli del Vangelo.
Il primo testamento riguarda “il dopo”, il c.d. “Testamento segreto del Concilio Vaticano II”, che il 20 ottobre scorso è diventato pubblico e ufficiale. Si tratta del “Patto per una Chiesa serva e povera”, rinnovato nello stesso luogo (le Catacombe di Domitilla) e con lo stesso spirito da 42 Padri conciliari/vescovi, riuniti a Roma per il Sinodo sull’Amazzonia, i quali hanno rinnovato l’impegno sottoscritto il 16 novembre del 1965, chiedendo a Dio la grazia di «essere fedeli allo spirito di Gesù» al servizio degli ultimi.
Il più felice di questo rinnovato slancio ecumenico sicuramente è stato mons. Luigi Bettazzi, unico firmatario vivente del patto c.d. delle Catacombe.
Rimangono aperti ancora molti temi che dovranno essere affrontati con umiltà e dovizia dalla Chiesa d’oggi e il secondo testamento che ereditiamo da mons. Bettazzi è riportato nel “prima” e nel “durante” della sua ultima opera “Il mio Concilio Vaticano II, prima.durante-dopo” che ci fa capire quanto fondate siano state le sue critiche costruttive per un mondo nuovo, già perfettamente delineato 54 anni fa.
Gli interrogativi di allora sono ancora attuali e privi di risposta anche oggi. Riguardano la Chiesa nel mondo contemporaneo, centrato sull’attenzione alla mentalità del mondo in cui viviamo per poter dialogare con tutti, anche con quelli che si dicono atei, la santità di persone conosciute, per portare a devozione e imitazione la gente del nostro tempo, la spinta al rinnovamento, la Chiesa dei poveri, col timore di allora, come di oggi, che la discussione potesse assumere sfumature politiche favorevoli alle sinistre nella c.d. “guerra fredda”, la Bibbia e la liturgia, la laicità e la libertà religiosa, con conseguente immunità dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali o di qualsivoglia potere umano, la questione del prete d’oggi, umile, servo ed educatore, della sessualità nella castità come “pienezza d’amore verso Dio e membri del popolo di Dio” e, infine, la Chiesa come deve rapportarsi nel mondo... con la consapevolezza che un antidoto profondo è rappresentato dalla laicità, cioè “l’agire bene prescindendo da visioni religiose e dall’impegno di ciascuno di noi verso modalità concrete, dalla ricerca e dalla comunicazione delle cause delle guerre e dagli interessi coinvolti e per un rafforzamento degli organismi internazionali come mediatori delle tensioni, fino alle obiezioni fiscali contro le spese militari e soprattutto alla difesa dei diritti dei popoli più poveri, che sono le vere vittime di tutti i mondi delle guerre”.