GIUGNO 2004

Informazione alla deriva

A cura di Francesco Comina

Perché una rivista che si occupa di problematiche legate alla pace si ferma nelle sue pagine del dossier interne per rilanciare il dibattito sull'informazione? Perché non parliamo solo di guerra, di morti ammazzati, di missili? Perché non ci fermiamo solo ad aggiungere scandalo allo scandalo mondiale sulle torture, che hanno fatto il giro del mondo provocando lo sdegno furioso perfino di chi la guerra in Iraq l'ha sostenuta e benedetta e oggi non trova più ragioni per appoggiarla? Perché non ci basta mettere mano solo a questo “scontro fra in-civiltà” che sembra far uscire alla luce del sole gli istinti più brutali della ferocia umana?
La risposta a tutte queste domande ce l'abbiamo sulle labbra: ma perché l'informazione oggi è uno dei poteri forti che governano il mondo e nelle sue derive antidemocratiche essa è parte integrante del sistema di guerra che oggi pervade la terra. L'informazione serve all'impero come gli scribi servivano i faraoni. Le notizie si possono manipolare come si manipola la creta, il gesso, la plastilina. Ci sono informazioni che non verranno mai fatte conoscere perché potrebbero minare le fondamenta del sistema, ma ci sono quelle, invece, che vengono elargite a piene mani dai poteri che contano.
C'è una informazione del nord, che si guarda bene dal raccontare le notizie del sud, degli esclusi, dei poveri, degli esuberi. E c'è una informazione di guerra che non renderà mai conto dei morti e dei feriti dell'altra parte, perché quella è la parte del “nemico” che una presunta idea di Bene ha deciso essere il Male sic et simpliciter. Ma a volte, qualcosa si rompe, e allora le notizie dell'impero di sfaldano ed esce il veleno dell'informazione negata, coperta, manipolata. E per un momento, almeno, sorge un barlume di democrazia.
E poi c'è un'altra preoccupazione che ci inquieta. Il monopolio dell'informazione e la sua concentrazione, che in Italia ha raggiunto – soprattutto nel campo della televisione – un primato assoluto e impressionante. E quando il monopolio e la concentrazione si legano con la politica che ci governa, beh, allora la preoccupazione cresce e torna come un fulmine il monito di Dossetti: “Sentinella, quanto resta ancora per il mattino?”.
Ossia, quanto è lunga la notte che spegne il sole della democrazia?
In queste pagine si parla delle derive dell'informazione, che poi sono il presupposto per la deriva della democrazia. E allora si parla – e con competenza – della legge Gasparri e della minaccia al pluralismo, si parla del caos che si abbatte sulla televisione pubblica (fra censure, guerre intestine, nomine di palazzo), si parla di una lottizzazione dei canali televisivi e anche delle testate giornalistiche, si parla del controllo delle notizie da parte delle grandi holding finanziarie.
E si parla di guerra: la guerra vista con gli occhi dell'inviato e la guerra proiettata nelle nostre televisioni.
E non è la stessa cosa.

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