Vogliono cambiare il codice penale militare italiano
Scrivere su Internet un articolo su una base militare e scattare delle foto a corredo potrebbe costare più caro che falsificare un bilancio aziendale, dopo le recenti norme che il centrodestra ha approvato.
Per un giornalista raccontare i retroscena della guerra a Nassiriya diventerà un'attività a rischio.
Diffondere su Internet tutto questo sarà un grosso problema.
La riforma ha terminato il suo iter al Senato ma non è ancora stata approvata: ora la parola passa alla Camera. Se tutto ciò va in porto, arrivano le manette per chi raccoglie informazioni sulla dislocazione, i movimenti e le operazioni delle forze armate. Per chi le divulga (anche su Internet) la pena minima è di 5 anni. Le notizie che le autorità ufficiali negano di far conoscere assumono il
carattere di notizie “riservate”: infatti chi “procura notizie concernenti la forza, la preparazione o la difesa militare, la dislocazione o i movimenti delle forze armate, il loro stato sanitario, la disciplina e le operazioni militari e, ogni altra notizia che, essendo stata negata, ha tuttavia carattere riservato”.
Per effetto delle norme approvate diventano “operativi”, cioè pienamente in vigore anche gli articoli 72 e 73 del codice penale militare italiano là dove la legge recita che viene punita con la reclusione
militare “l'illecita raccolta, pubblicazione e diffusione di notizie militari”.
Il giornalista che verrà accusato di questi “reati” potrà essere condannato a una pena variante tra i due e i dieci anni di carcere, ovviamente militare. Non è tutto. Se queste notizie verranno divulgate la pena potrà essere raddoppiata e arrivare fino a venti anni di carcere. Il minimo della condanna per il cronista che osa scrivere qualcosa che disturba è in questo caso di cinque anni.