Are human rights in the pipeline?
Il mancato rispetto, da parte del governo della Nigeria, dei propri obblighi di difesa dei diritti umani sta provocando un escalation di violazioni dei diritti civili, politici, sociali, economici e culturali nel contesto delle attività esplorative e produttive delle compagnie petrolifere nel Delta del Niger.
In un nuovo rapporto diffuso oggi, Amnesty International rileva come i diritti umani di singole persone e intere comunità siano stati violati a causa dell'operato di alcune imprese transnazionali nonché delle azioni e del mancato intervento delle autorità federali nigeriane. Il rapporto illustra tre casi di consultazione parziali delle comunità interessate e di mancata pulizia delle aree da cui viene estratto il petrolio, che coinvolgono la Shell Petroleum Development Corporation e la Nigerian Agip Oil Corporation. In gioco sono i diritti di cercare, ricevere e fornire informazioni, a un adeguato standard di vita, a un ambiente generale soddisfacente e a misure efficaci di rimedio e risarcimento legale.
“Venendo meno all'obbligo di rispettare i diritti della sua popolazione, il governo nigeriano ha creato un ambiente favorevole per le aziende, in cui esse possono agire al di fuori di un ambito di responsabilità legale; ciò rende difficile per le vittime delle violazioni dei diritti umani chiedere un risarcimento” – ha dichiarato Michael Hammer, direttore del Programma Africa di Amnesty International.
Inoltre, stante la mancata fornitura dei servizi essenziali da parte del governo, da molti anni le compagnie petrolifere hanno lanciato progetti di responsabilità sociale (strade, ospedali, scuole, trasporti e altre infrastrutture) nelle comunità presso le quali si trovano a operare. Sebbene alcuni di questi progetti abbiano dato buoni risultati, altri in alcune circostanze si sono rivelati inadeguati se non addirittura inesistenti.
“Assicurare l'accesso universale ai servizi sociali di base rimane una responsabilità dello Stato nigeriano; quella delle compagnie transnazionali è, invece, di assicurare che le aree che hanno accettato volontariamente di fornire servizi ne beneficino in modo adeguato e non discriminatorio” – ha aggiunto Salil Tripathi, ricercatore di Amnesty International sulle relazioni economiche.
Alcune comunità che non ricevono gli stessi benefici di quelle che risiedono vicino alle zone in cui operano le compagnie petrolifere, così come quelle escluse dai progetti delle stesse compagnie, maturano un senso di malcontento. Esse vedono le compagnie come attori economici che operano arbitrariamente sulla loro terra senza la dovuta o adeguata consultazione.
In diversi casi il malcontento è sfociato in proteste violente, che secondo alcuni analisti hanno provocato nel solo 2003 oltre mille morti nel Delta del Niger. Secondo i calcoli di Amnesty International, potrebbero essere già 670 le persone assassinate nel Delta e negli altri Stati di Rivers e Bayelsa nei primi otto mesi del 2004.
A settembre, Amnesty International ha ricevuto notizie di operazioni dell'esercito federale contro la popolazione civile. Il 6 settembre c'è stato un attacco aereo contro la città di Tombia, con un numero imprecisato di vittime e la distruzione di abitazioni civili e luoghi di culto, come la chiesa luterana di Santo Stefano. Secondo alcuni testimoni, centinaia di persone che si erano rifugiate in questo edificio potrebbero essere rimaste uccise sotto i bombardamenti.
In molti casi le proteste contro le compagnie petrolifere si sono radicalizzate dando vita a sequestri del personale, sabotaggi e altri atti di violenza. Le compagnie chiedono alle forze di sicurezza di proteggere il proprio personale e le installazioni e in alcuni casi queste ultime agiscono arbitrariamente e in modo sproporzionato.
Sebbene le attività delle compagnie transnazionali non siano l'unica causa della violenza nel Delta del Niger, Amnesty International ritiene che gli Stati abbiano la responsabilità primaria di assicurare che queste rispettino i diritti umani nelle loro zone di operazioni.
“Le compagnie petrolifere e il governo, a livello statale e federale, devono assumere misure urgenti per porre fine alle violazioni e agli abusi dei diritti umani che molti nigeriani stanno subendo e devono prendere in considerazione il malcontento delle comunità locali. Le compagnie che operano in Nigeria devono, se non l'hanno ancora fatto, operare nel rispetto delle leggi nigeriane che regolano le loro attività ed evitare politiche che possano contribuire direttamente o indirettamente ad abusi dei diritti umani. Esse devono agire nel rispetto delle Norme delle Nazioni Unite sulla responsabilità delle imprese transnazionali ed altre imprese riguardo ai diritti umani” – ha concluso Tripathi.
Amnesty International ritiene che la Nigeria, in quanto principale produttore di petrolio dell'Africa, ha la responsabilità di adottare standard che possano essere applicati in tutto il continente.
Note
Il rapporto Nigeria: Are human rights in the pipeline? è disponibile presso il sito Internet http://www.amnesty.org e l'Ufficio stampa di Amnesty International Italia.Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
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