ULTIMA TESSERA

Controriforma vostro onore

Non migliorare la giustizia. Ma controllare i giudici. E limitare la loro azione. Lo scopo esplicito della riforma approvata. E che Ciampi ha appena fermato.
Gian Carlo Caselli (Magistrato)

La Camera ha approvato una legge di riforma dell'ordinamento giudiziario che prima di tutto è un'occasione sprecata. Sprecata per provare a risolvere i veri problemi della giustizia italiana. Il problema dei problemi è la vergognosa, interminabile durata dei processi. Su questo versante un riformatore serio ha il dovere di intervenire. Invece non si è fatto niente di niente. Peggio: la riforma trasforma la carriera dei magistrati in un “concorsificio”, con la conseguenza che – dovendo i magistrati distogliere parte del proprio tempo per sostenere, uno dopo l'altro, una ventina di esami – la durata dei processi è addirittura destinata a crescere. Aggiungendo vergogna a vergogna.
Invece di farsi carico di migliorare l'efficienza del sistema giustizia, la riforma punta a un altro obiettivo: controllare i giudici. Si tratta quindi di una controriforma, operata da nostalgici degli anni Cinquanta. Quando la magistratura era un corpo socialmente e culturalmente inserito nell'orbita del potere. Quando la scritta “La legge è uguale per tutti” eccitava la fantasia dei comici, pronti a irridere una magistratura votata a fare la faccia feroce solo coi poveretti. Un autorevole esponente della maggioranza, del resto, l'ha sostanzialmente ammesso, proclamando (al congresso dell'A.N.M. di Napoli dello scorso settembre) che “Mani pulite” col nuovo ordinamento giudiziario non sarebbe mai cominciata.
Il controllo dei magistrati, nella controriforma, si realizza in vari modi. Innanzitutto svuotando di molti decisivi poteri il CSM, argine che la Costituzione pone a difesa dell'indipendenza della magistratura (condizione indispensabile per l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge): per cui, se l'argine viene indebolito, a risentirne negativamente è l'indipendenza stessa dei giudici. Poi si introduce, di fatto, la separazione delle carriere fra pubblico ministero e giudici. Separazione che ovunque (in tutti i Paesi del mondo che la prevedono) significa che il pubblico ministero deve adeguarsi alle direttive del Governo. Conviene questa dipendenza in un Paese come il nostro, dove chi può e conta non vuol saperne di essere eguale agli altri di fronte alla legge?
Un effetto della controriforma, dunque, sarà quello di sottoporre i magistrati al Governo e non solo alla legge. E ciò nel momento stesso in cui la controriforma ripristina un'organizzazione spietatamente gerarchica delle Procure, mettendo di fatto sotto tutela l'obbligatorietà dell'azione penale. Il capo della Procura sarà padrone di tutto e di tutti, i suoi Sostituti saranno in realtà dei sudditi, senza più margini per quell'esercizio dell'azione penale diffusa che ha consentito – negli ultimi decenni – importanti risultati nella tutela di diritti fondamentali come la salute, la sicurezza sul lavoro, l'ambiente. E c'è di più: con la controriforma gli uffici direttivi saranno assegnati non tanto a chi ha autorevolezza e capacità organizzative, quanto piuttosto a chi viene cooptato nell'alta magistratura con appositi concorsi teorici funzionanti come mere prove di omogeneità culturale. Nel contempo, la controriforma apre vaste praterie al controllo politico del ministro sull'Attività giudiziaria: estraneità al dibattito culturale (un bavaglio) e conseguente conformismo saranno lo stigma dei magistrati che vogliano evitare noie disciplinari. In sostanza: la controriforma, tassello su tassello, traccia un disegno volto a selezionare e favorire i magistrati più “docili”, disposti a scegliere – per quieto vivere – la soluzione più comoda, invece di quella giusta e intransigente.
Per completare la contrazione in atto dei diritti sociali e civili, lo smantellamento del welfare, l'irrigidimento delle istituzioni in senso autoritario, il ridimensionamento delle libertà e dei diritti occorre indebolire chi – per Costituzione – è tutore e garante di queste libertà e di questi diritti. Occorre appunto indebolire la magistratura, riducendone l'indipendenza. Obiettivo raggiunto, con la controriforma dell'ordinamento giudiziario. Chi vuol far credere che la controriforma migliora il sistema giustizia e rafforza l'indipendenza dei giudici non dice il vero. E inganna i cittadini.

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