Controinformazione su Internet: è diventata rischiosa?
Se trovate sul web una notizia e ne citate la fonte, con tanto di indirizzo Internet, che succede se quella fonte un domani sparisce dalla rete e qualcuno vi denuncia o vi cita per danni?
Della vicenda di PeaceLink - citata in giudizio per danni da un consulente Nato - abbiamo parlato nello scorso numero di Mosaico di Pace (e comunque tutti i particolari sono su http://www.peacelink.it/emergenza).
Ci occuperemo adesso di tale questione spinosa e non a caso; PeaceLink è stata infatti “trascinata” in tribunale per via di una pagina web che era stata tratta da un altro sito Internet; ne era stata anche citata la fonte. Fortunatamente la pagina web “originale” non si è persa in quanto la fonte era il sito di Rifondazione Comunista. In tribunale si potrà dimostrare ai legali del consulente Nato che essi non stanno agendo verso la fonte primaria; si potrà quindi far vedere la pagina Internet “origine” dell’informazione che PeaceLink ha “citato”. In questo caso quindi la fonte non è “sparita”.
Ma in passato è accaduto che PeaceLink avesse trovato su un autorevole sito Usa una pagina “scottante” su Ustica e che essa sia stata poi da quel sito volutamente rimossa in quanto scomoda. Come fare allora per documentare la fonte primaria dell’informazione? Può bastare la stampata della pagina web? O la memorizzazione su file della pagina stessa? In teoria sia la stampata sia il file memorizzato possono essere frutto di una manipolazione. Che fare allora se dopo vari anni – “scompare” il sito che ha fatto da fonte? La cosa succede spesso in quanto su Internet i siti nascono e muoiono con grande facilità.
È vero: vi sono motori di ricerca che mantengono i memoria pagine web scomparse, ma ciò non è garantito al 100%. E inoltre se “quella” pagina web viene modificata nel tempo anche il motore di ricerca cancella la vecchia pagina e la sostituisce con la nuova. E così mentre un giornalista può conservare un trafiletto di giornale con la fonte, sapendo che la carta rimarrà inalterata nel tempo, la stessa cosa non è garantita dai siti web che vengono aggiornati e modificati in continuazione.
Inoltre è veramente complesso conservare tutte le fonti e spesso ci si limita ad annotare la data dell’articolo e il nome della testata, citandoli come fonte all’interno dell’articolo. E così si fa in genere quando si cita un sito web: mica si stampa la pagina o si conserva il file, di solito si cita solo come origine l’indirizzo Internet (detto URL).
Occorrerebbe pertanto disporre di siti “terzi” riconosciuti ufficialmente come “siti archivio” che possano conservare senza possibilità di modifica tutte le fonti informative che vengono citate, in modo che in futuro vengano risolte le controversie (come quelle nate dalla citazione di una pagina web) senza che possa “sparire” dalla rete l’origine dell’informazione. Può sembrare questa una questione un po’ troppo tecnica, ma è di cruciale importanza per chi vuole usare tutta l’immensa documentazione presente in rete al fine di svolgere controinformazione.
Scrivere su Internet non è come scrivere in una giungla: i processi si stanno celebrando. E solo chi è rimasto legato a una mitica, romantica o caotica idea della rete può pensare a una sorta di spazio di totale libertà in cui regna la totale immunità dal “castigo”. Il rischio è anzi che su Internet più di qualcuno voglia minacciare una giustizia sommaria sfruttando la volatilità delle fonti allo scopo di scoraggiare i “redattori di base” se non di impaurirli. La prossima volta parleremo proprio dei reati che occorre tenere presente scrivendo con modem e tastiera.