EUROPA

DONNE tra laicità e fondamentalismo

Un documento del Parlamento Europeo poco noto
Giancarla Codrignani

La Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità del Parlamento europeo ha dato vita, fin dall’anno 2000, a uno studio sulla problematica che vede le donne gravemente coinvolte nelle diverse forme di fondamentalismo tendenti a insidiare i loro diritti specifici.
La richiesta di maggior democrazia “a partire dalla cultura delle donne” è un asse fondamentale della risoluzione: “milioni di donne in tutto il mondo sono prive dei fondamentali diritti umani e politici, come l’elettorato attivo e passivo, (e) in alcuni Paesi sono escluse dai processi di cambiamento democratico a causa di pressioni fondamentaliste”. Il che vale a dire che, tenendo conto che a nessuna donna piace vestire un burqa, anche se è più comodo indossarlo spontaneamente che esservi costrette a forza da padri, fratelli, mariti o guardie, sotto la donna imprigionata dall’abito c’è una mente che, almeno potenzialmente, aspira alla libertà e, di conseguenza, alla democrazia.
Anche la laicità è un principio che le donne percepiscono come difesa dei loro diritti, sempre condizionati. Come le afgane per l’abbigliamento, le donne credenti di tutti i Paesi vorrebbero non confliggere con le religioni che esse amano con devozione e “ubbidienza”. Ma, si sa, le donne possono ubbidire, ma non saranno mai ubbidienti. Per questo è possibile dire che “le comunità religiose – e con questa espressione ci si riferisce a tutte le religioni – quando assumono competenze proprie del settore pubblico, agiscono oggettivamente contro l’ordinamento giuridico democratico prevalente nell’Unione europea”.

Parità di diritti
Non c’è bisogno di spiegare: in Europa non si possono accettare le clitoridectomie e le infibulazioni, la discriminazione scolastica delle bambine, la schiavizzazione delle prostitute. Ma significa anche che se una confessione chiede sostegni economici allo Stato, tutte le altre Chiese proporzionalmente dovranno averlo e che una scuola cristiana dovrà avere programmi compatibili con chi è islamico e viceversa. Ma le religioni non sono state e non sono, nessuna, larghe di concessioni libertarie alle donne. Per questo, fatto ovviamente salvo il principio della libertà religiosa per tutti (e per tutte), le richieste femminili vanno dalla pari dignità nelle professioni e nei ruoli sociali, al diritto prioritario allo studio per le bambine di tutte le aree del mondo, alla condanna internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, all’autonomia dal controllo patriarcale e religioso delle funzioni riproduttive, alle politiche di rispetto della dignità soprattutto nelle immagini dei media, alla priorità da dare alla soluzione dei problemi che mettono a repentaglio la pace.
Tenendo presenti le difficoltà che, in campo cattolico, il Vaticano interpone per non rinunciare all’inserimento delle “radici cristiane” nella futura Costituzione europea e che hanno indotto a non firmare la Carta di Nizza sui diritti fondamentali dell’Unione sia ricordando il dissenso alla Conferenza del Cairo del 1994 sui diritti riproduttivi, è chiaro che, da parte delle donne, l’invito ai credenti delle diverse religioni a “promuovere la parità di diritti per le donne, compreso il diritto a esercitare il controllo sul proprio corpo e il diritto di decidere quando creare una famiglia propria” diventa complementare alla scelta di laicità dello Stato.
Occorre riconoscere che oggi, universalmente, “non vi è modernità sociale senza modernità umana”: se qualcuno tenta di modernizzare una società “emarginando dalla democrazia le donne, è votato al fallimento”. Il richiamo è molto preciso e funzionale a tutte le società d’oggi, a partire dalla nostra in cui la famiglia rischia, in un familismo di facciata, di condizionare i servizi sociali e di fare della donna il più efficiente ammortizzatore sociale. Il ricatto esercitato sulle donne si estenderà, poi, a tutto il mondo della produzione e, di conseguenza, della riproduzione e della cura. Sarà il degrado materiale e morale.
I fondamentalismi sono uno degli apparati che più sono in grado di condizionare lo sviluppo umano, se sarà pacifico oppure no. Finché gli esseri umani saranno condizionati alla divisione fra un uomo che ha e detta i diritti e una donna che li subisce, mentre le autorità del sacro sosterranno il patriarcato, saranno destinate a restare tutte le gerarchie e tutte le discriminazioni, i razzismi e le persecuzioni religiose in cui si confermano i conflitti e le guerre. Finché le ragioni della verità non saranno quelle della ricerca “condivisa”, fuori da ogni presunzione sacralizzata che parta dal presupposto di essere la sola depositaria del bene, non ci sarà pace, perché anche le differenze fra le fedi tengono dietro alla prima delle differenze quella per cui l’umano a immagine di Dio è “doppio” e solo i due insieme rispondono al valore di Dio.

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