ARMI

Guerre di avvelenamento

I civili e l’ambiente soffrono le conseguenze della guerra biologica
più a lungo delle forze di combattimento.
Ineke Malsch

Dal 12 al 24 ottobre scorso, il programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) ha visitato 12 luoghi in Bosnia ed Erzegovina, che potrebbero essere stati contaminati da uranio impoverito durante il conflitto del 19941995. Oltre a prelevare campioni di terreno, acqua, aria e vegetazione, gli esperti in medicina hanno rilevato statistiche sui casi di tumore a Sarajevo e Banja Luka e hanno intervistato medici e pazienti negli ospedali di Bratunac. Il capo della missione, Pekka Haavisto, ha affermato che l’UNEP vuole stabilire se l’uso dell’uranio impoverito possa comportare pericoli per la salute e per l’ambiente. I risultati di tale ricerca saranno pubblicati nel marzo 2003.
Recentemente, Marleen Teugels ha pubblicato in Olanda un libro sugli effetti della “nuova guerra”, sostenendo che il maggiore danno viene inferto alla salute dei civili, della loro prole, e all’ambiente piuttosto che alle forze di combattimento. Teugels ha pure indagato i motivi per cui tanti veterani delle forze di intervento delle Nazioni Unite si ammalano gravemente e perché in Iraq e nei Balcani tanti bambini nascono malformati.
Le cause dell’avvelenamento possono essere diverse. Durante la guerra del Golfo e il conflitto nei Balcani, la NATO ha utilizzato armi anticarro contenenti uranio impoverito. Questo metallo pesante è molto adatto per queste munizioni, poiché può facilmente penetrare i carri armati. È anche un prodotto di scarto della preparazione di carburanti per le centrali nucleari. Viene normalmente scartato, il che lo rende un materiale grezzo ambito per la produzione di armi. In un primo tempo, la NATO negò di aver utilizzato l’uranio impoverito. Tuttavia, secondo la Teugels, la NATO ha successivamente ammesso di avere utilizzato 315 tonnellate di munizioni contenenti uranio impoverito nella guerra del Golfo (1991), 15 tonnellate nella guerra in Kosovo (1999) e 10.800 munizioni in Bosnia (1994/95).
Ci sono anche indicazioni che le parti in guerra in Bosnia e in Kosovo potrebbero avere utilizzato armi chimiche e biologiche.

UN CODICE PER LE ARMI BIOLOGICHE
Nel novembre scorso si è tenuta a Ginevra la quinta Conferenza di revisione della Convenzione sulle Armi Chimiche (BWC). Nell’occasione, un gruppo di Ong (Federation of American Scientist, SIPRI, VERTIC, INES, Sunshine Project, Acronym Institute, Pax Christi International, Physicians for Social Responsibility, 20/20 Vision) ha lanciato il BioWeapons Prevention Project (BWPP) che, tra l’altro, propone un codice di comportamento per i programmi di difesa biologica.
Affermano i proponenti: “La difesa biologica è necessaria come protezione dalla guerra biologica e come deterrente. Tuttavia, i programmi di difesa biologica che non distinguono chiaramente fra attività offensive e difensive possono provocare lo stesso pericolo che intendono combattere. L’obiettivo della Convenzione sulle armi biologiche e tossiche – eliminare le armi biologiche e tossiche e bandire il loro uso – sarebbe vanificato se i “fini di protezione” dell’Articolo 1 fossero intesi erroneamente nel senso di permettere che la valutazione della minaccia comporti la conduzione di qualsiasi tipo di attività offensiva che non sia lo stoccaggio in grandi quantità”. Tra i punti essenziali del Codice di Comportamento che dovrebbe essere adottato:
“Lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio, l’acquisizione o detenzione di tutti gli agenti microbici, biologici o tossici di tipi e quantità non giustificabili per fini di profilassi, di protezione o per altri scopi pacifici sono proibiti dalla Convenzione sulle armi biologiche e tossiche. Tale limitazione si applica agli agenti biologici e tossici che possono provocare danno temporaneo o permanente, lesione o morte a esseri umani, animali, piante, materiali di qualsiasi tipo o all’ambiente. L’uso di qualsiasi agente di questo tipo è consentito solo per fini di protezione o altri scopi pacifici, e dovrebbe essere condotto solo con le restrizioni specificate nei seguenti paragrafi”. “La Convenzione sulle armi biologiche e tossiche non contiene alcuna eccezione per il mantenimento dell’ordine pubblico, il controllo di sommosse o fini simili. Lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio, l’acquisizione o la detenzione di agenti microbici, biologici o tossici per questi fini, che sono ostili, e non pacifici, non sono dunque consentiti”.
“La progettazione, la costruzione o il possesso per qualsiasi scopo di vettori progettati per l’uso di agenti biologici o tossici per fini ostili o in conflitti armati è proibita dalla Convenzione sulle armi biologiche e tossiche. Non c’è alcuna eccezione per i fini di protezione. L’obiettivo dichiarato dalla Convenzione è precludere l’uso di armi biologiche in ogni circostanza; pertanto non è consentito, neppure per fini di difesa, costruire vettori progettati per uso ostile (ossia adatti a tale scopo), che questo sia stato previsto o meno al momento della costruzione”.
“La segretezza nei programmi di biodifesa desta sospetti e potrebbe promuovere una competizione per le capacità offensive con il pretesto della difesa. Mentre può essere necessario che i risultati delle attività di difesa rimangano riservati, la segretezza relativa ai tipi o ai siti delle attività di difesa sono contrari alla Convenzione e devono essere rifiutati”.
Ad esempio, i membri belgi delle forze di intervento umanitario hanno rilevato rifiuti chimici nel castello di Darda, dove si erano accampati. Dopo la caduta di Srebrenica, i rifugiati scappati a Tuzla hanno testimoniato che l’esplosione di una granata a gas ha causato l’uccisione dei rifugiati stessi o di altri. Alcuni si sono trovati nei campi minati o ricordano di aver sofferto di allucinazioni. I ricercatori di Human Rights Watch ritengono che ciò possa essere attribuito al gas BZ, un’arma chimica proibita. La NATO, inoltre, ha bombardato fabbriche chimiche e centrali nucleari. Nel 1999, nubi di diossina e di altre sostanze velenose sono state registrate nell’atmosfera perfino in Grecia.
La popolazione continua a soffrire gli effetti delle malattie dovute a questi conflitti. La Teugels riferisce che i veterani e i civili soffrono di malattie misteriose, denominate “sindrome della guerra del Golfo” e “sindrome dei Balcani”. La ricerca olandese della commissione parlamentare “Tiesinga” ha concluso che in media il 20% dei veterani delle missioni delle Nazioni Unite soffrono di problemi di salute. Dei soldati olandesi di stanza a Lukavac, nella Bosnia orientale, nel 1994/95, il 40% ha riportato problemi di salute. Una ricerca dell’esercito belga nel 2001 ha rilevato che 1/3 dei Belgi veterani del conflitto nei Balcani ha lamentato problemi di salute durante il conflitto o al termine di esso.
Tra i ricercatori medici intervistati dalla Teugels, alcuni avevano opinioni differenti sulla natura delle malattie. Alcuni ricercatori hanno considerato la malattia di affaticamento cronico, di cui molti soffrivano, come una malattia psicologica o perfino fittizia. Altri credono che la causa della malattia possa essere un’infezione batterica. La psicoterapia e un trattamento sperimentale a lungo termine con antibiotici sono in grado di curare circa il 50% dei pazienti. Ciò può implicare che altre malattie correlate allo stress possono condurre agli stessi effetti.
L’uranio impoverito emette anche radiazioni alfa. All’esterno dell’organismo, i rischi per la salute derivanti da tali radiazioni sono trascurabili. Alcuni ricercatori, e i funzionari della NATO negano che queste munizioni possano costituire un pericolo per la salute. Altri ricercatori mettono in evidenza che le munizioni utilizzate portano particelle di polvere nell’ambiente. Queste possono essere inalate o inghiottite o entrare nel corpo attraverso lesioni della pelle. Si ritiene, quindi, che le particelle radioattive possano accumularsi nell’organismo. Gli esperti sostengono che la radiazione possa infine provocare il cancro. La diatriba politica continua.
Diverse organizzazioni non governative e il governo jugoslavo stanno tentando di accusare la NATO davanti al tribunale jugoslavo o alla corte penale internazionale. Essi sostengono che l’uso dell’uranio impoverito sia una forma di guerra ecologica e pertanto proibito dalla convenzione di Ginevra. In conclusione, Marleen Teugels dipinge un quadro desolante della “nuova guerra”. I civili e il loro ambiente naturale soffriranno gli effetti per lungo tempo dopo la fine del conflitto. Le armi nucleari, chimiche e biologiche verranno considerate sempre più strumenti di guerra normali e non straordinari. I trattati internazionali le proibiscono, ma apparentemente in amore e in guerra tutto è permesso.

Note

Pax Christi Olanda

Traduzione a cura di Anna Maria Leona/Traduttori per la pace

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