Informàti
Quello che i movimenti chiedono per cambiare i meccanismi dei mass-media.
Non si tratta solo di necessità di apparire. Non si tratta solo di avere una telecamera di fronte e milioni di italiani ad ascoltare. Non è velleitario desiderio di esserci. La società civile chiede al mondo dell’informazione
Ai costruttori di pace spetta il compito di promuovere un´informazione e una comunicazione di pace, libera, attenta al bene comune, vicina ai diritti e bisogni della persona e rispettosa della sua dignità. La prima cosa da fare è aprire gli occhi sul mondo e sulle nostre responsabilità. Guardare in faccia la realtà senza menzogne, distorsioni di comodo. E comprendere – ma comprendere e riconoscere realmente– che facciamo parte di un´unica famiglia umana di cui condividiamo il destino.
Per questo io credo noi dobbiamo – anche e soprattutto in un giorno come questo – chiedere perdono. Pensare alla pace, desiderare la pace, augurare la pace vuol dire rivolgere il nostro sguardo non a una bella idea, a dei buoni sentimenti ma a quelle molte centinaia di milioni di persone che sono condannate a morire di fame, sete, malattie, guerre, torture, violenze, tempeste o uragani. Gente, non mosche. Persone con un volto e con un nome che ancora attendono la nostra attenzione. Non perché noi siamo i più buoni o i più bravi. Ma perché noi abbiamo i mezzi e le risorse per poterli strappare dalla terribile morsa della sofferenza, della violenza e della morte.
Ricordiamolo. Ogni qualvolta la pace non si fa politica, ogni qualvolta preferiamo aumentare le spese per gli eserciti e le armi anziché investire nella solidarietà e nella cooperazione internazionale, ogni qualvolta preferiamo ricercare nuovi guadagni anziché garantire giustizia e dignità a quei 7 milioni e 588mila poveri che crescono nel nostro Paese, ogni qualvolta preferiamo innalzare nuovi muri anziché accogliere chi fugge dalla miseria, dalla violenza e dalla guerra… noi siamo collettivamente responsabili.
Per questo, oggi primo gennaio 2006, rinnoviamo con papa Benedetto XVI l´augurio di “un mondo più sereno, dove cresca il numero di quanti, individualmente o comunitariamente, si impegnano a percorrere le strade della giustizia e della pace.”
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
Celebrazione della XXXIX Giornata Mondiale della Pace celebrata ad Assisi il 1 gennaio 2006
La società civile non si lascia ingannare. Ha fiuto ed è capace anche di levare la maschera a un’informazione che fa della menzogna l’abito stretto della verità. Fiuta il marcio e gli odori più nauseabondi perché li conosce, perché ogni giorno la società civile sceglie di toccare con mano quel terreno molle, di accarezzare le nudità più fragili e si rimbocca le maniche e lavora instancabilmente per costruire un mondo più giusto, più equo e responsabile. Esige un’informazione che contribuisca alla elaborazione critica delle coscienze e rifiuta quella che invece offre giudizi frettolosi e stereotipati. Apprezza l’informazione libera, responsabile e attenta, consapevole del carattere educativo del suo lavoro. Ed è proprio con questo tipo di sistema informativo che intende incontrarsi e lavorare, a partire dal 10 marzo, giornata nazionale per un’informazione e comunicazione di pace, promossa dalla Tavola della pace, dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dall’Usigrai e da tante altre organizzazioni.
Pluralismo e democrazia
Grazia Bellini non ha esitazioni nel ribadire il bisogno di abbandonare il luogo comune secondo cui parlare di informazione di pace significhi parlare di guerra. “La pace in sé – sottolinea la coordinatrice nazionale della Tavola della pace – ha valori più grandi della semplice negazione del conflitto. Comprende la verità, il pluralismo e la democrazia, quindi, un’informazione di pace può dirsi tale solo se capace di ospitare la realtà dei fatti. Si tratta di uscire da un’informazione addomesticata dagli stereotipi e dai poteri per aprirsi alla critica e alle opinioni più diverse. La società civile, in questi ulti mi tempi, ha dimostrato un forte desiderio di partecipazione che naturalmente ha incontrato l’attenzione dei media.
Sarebbe stato impossibile ignorare i 200.000 in marcia da Perugia ad Assisi lo scorso 11 settembre, ma sarebbe interessante capire come i mezzi di comunicazione abbiano parlato di quella giornata e del suo contenuto più profondo, delle motivazioni che hanno portato così tante persone a partecipare”. La società civile e l’informazione hanno un rapporto complesso, articolato perché così sono anche i soggetti in gioco: due poteri forti in grado di cambiare le sorti di questo mondo così travagliato. Da una parte la società civile fatta di tante organizzazioni, grandi e piccole, di enti locali, di singoli cittadini e dall’altra i mezzi della comunicazione capaci di dettare la lettura della storia recente, quella di tutti i giorni, di tramutare l’irreale in reale.
Raccogliere la sfida
Lucida infatti l’analisi di Francesco Ferrante, direttore di Legambiente: “I meccanismi dei media solo raramente incrociano quelli della società civile. Spesso infatti al tessuto che entra nella profondità della società si privilegiano la politica dei partiti, la cronaca malata, gli episodi eclatanti e dimostrativi. È arrivato il momento di finirla col porre attenzione alla società più vera solo se oggetto di prese di posizione
http://lists.peacelink.it/nonviolenza
“La nonviolenza è in cammino” è un foglio quotidiano di approfondimento culturale proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo (direttore responsabile Peppe Sini).
http://www.megachip.info
Megachip è un sito sulla comunicazione fondato da Giulietto Chiesa ed è molto attento alle questioni della pace e dei conflitti.
http://www.mercatiesplosivi.com/guerrepace
Guerre&Pace, mensile di informazione internazionale alternativa
www.nonviolenti.org
Sito di Azione Nonviolenta, mensile nato nel 1961 per opera di Aldo Capitini
http://www.paxchristi.it
Pax Christi Italia. Facendo una ricerca su Google il sito italiano precede quello internazionale ( www.paxchristi.net) e quelli di altre nazioni, indice che è il più linkato in assoluto. Il sito si avvale del software PhPeace con il quale viene gestito anche il web di “Mosaico di Pace”.
http://www.peacelink.it
PeaceLink (“Collegamento di pace”) è il portale sul pacifismo che ospita i siti di associazioni e gruppi impegnati per la pace e la solidarietà internazionale. È stato il primo esperimento in Italia di informazione pacifista telematica. La rete, nata nel 1991 tramite BBS (Bulletin Board System) e mailing list, si è dotata di un sito Internet nel 1995. Cliccando su “ospiti” si accede ai siti di associazioni che hanno uno spazio web sui server di PeaceLink e che si avvalgono del software PhPeace. Su http://ospiti.peacelink.itvi sono invece i siti che utilizzano un software di gestione diverso.
http://ospiti.peacelink.it/mir
È il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), uno dei gruppi storici impegnati nella nonviolenza, nato nel 1952.
http://ospiti.peacelink.it/cnosm
Campagna OSM (Obiezione alle spese militari)
http://www.peacereporter.net
Peace Reporter, un sito molto aggiornato curato da Emergency (http://www.emergency.it) e dall’agenzia stampa Misna (Missionary Service News Agency http://www.misna.org).
http://www.redattoresociale.it
Redattore Sociale è un’agenzia stampa orientata ai media che quotidianamente informa sul sociale e dà ampio risalto ai temi della pace. Dopo un primo periodo di prova per la consultazione completa occorre abbonarsi.
Confronto orizzontale
“Il rapporto con i media è estremamente critico e problematico – aggiunge Enrico Palmerini, del Coordinamento Nazionale della Comunità di Accoglienza – per annullare lo scollamento tra i poteri dell’informazione e la società civile è necessario un confronto orizzontale, allargato e diretto. In questo senso anche il mondo della politica deve rendersi conto che l’informazione non può essere semplice amplificazione del potere. Un’informazione corretta, infatti, non può che giovare alle sorti di ogni Paese e aumentare il senso di partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. La manipolazione invece è una bieca scorciatoia, in cui è comunque facile inciampare. Dobbiamo dare dignità e forza a quella informazione capace di non chiudere gli occhi e gli obiettivi di fronte al tema della pace, alle cause vere dei conflitti, ai grandi eventi planetari come l’immigrazione, i divari economici. Deve rifiutare i bavagli con i quali i poteri più diversi tentano di soffocarla. I giornalisti devono smetterla di autocensurarsi. Non si tratta di coraggio, ma di serietà nello svolgere il proprio mestiere di informatori”.
Costruire reti
E gli enti locali che ruolo hanno in questa partita? Per Rosa Rinaldi della Provincia di Roma “devono farsi carico di una parte delle responsabilità costruendo nei territori numerose reti tra le organizzazioni della società civile e le istituzioni evitando così delle false rappresentazioni che potrebbero scaturire da parte dei mass media, come spesso accade. Sono molti gli enti locali in Italia, ad esempio, che hanno scelto di adottare delle politiche di accoglienza e sarebbe molto più facile attuarle se non ci fosse un’informazione che troppe volte tende a individuare l’altro o lo straniero come diverso e quindi nemico”.
Non demonizzare
Su questa necessità di creare un forte legame che porti l’informazione a tutti gli strati sociali ritorna don Albino Bizzotto dei Beati Costruttori di pace: “L’informazione tende da un lato a privilegiare gli aspetti negativi della realtà rispetto al quotidiano positivo, dall’altro generalmente rivolge attenzione alle attività di base solo se proiezione di prese di posizione politiche. Per uscire da questo circolo vizioso la società civile deve evitare il grave errore di demonizzare e sottovalutare il ruolo dei media, creando un rapporto di fiducia, amicizia e contatto con chi lavora nel sistema dell’informazione”.
Continuare la mobilitazione
“Pensando al rapporto fra società civile e informazione non si può non analizzare anche il ruolo dei media nei periodi di guerra. Polo Beni presidente dell’ Arci, si infervora pensando ai neologismi come guerra umanitaria e preventiva usati per legittimare la guerra e le sue ragioni: “I media e soprattutto la televisione, hanno il potere di diffondere immagini, selezionare ciò che il mondo potrà o non potrà vede re di un conflitto e sulla base di quella scelta condizionano il punto di vista di milioni di lettori e telespettatori. I giornalisti in questo senso hanno una responsabilità enorme nel dare voce a chi non ce l’ha e a non cedere alle pressioni del potere politico ed economico. La società civile deve continuare la sua mobilitazione avendo chiaro che il suo impegno per la pace e per i diritti umani è anche impegno per il diritto inalienabile di informare e di essere informati”. La società civile, quindi, ha le idee chiare e sa benissimo che un altro sistema di informazione è possibile. Il tema è stato iscritto nell’agenda dei movimenti: una scommessa importante che il mondo dell’informazione e la società civile hanno il dovere di vincere insieme.