L’altra RAI
Un segno importante in controtendenza.
“Quando ti metterai in viaggio per Itaca, devi augurarti che la strada sia lunga, fervida di avventure ed esperienze” scrive il poeta egiziano Costantino Kavafis. Credo che sia il miglior monito per affrontare il cammino assegnatomi dalla Rai e che dovrebbe portare all’apertura in tempi brevi di una nuova sede della tv pubblica in Africa, come ha assicurato il direttore generale Alfredo Meocci. “L’apertura di questa sede – ha dichiarato Meocci – deve essere il segno concreto di una nuova attenzione della Rai al continente africano, alla lotta alla povertà, al sud del mondo. I telegiornali, i palinsesti e le trasmissioni del servizio pubblico ne devono tener conto facendo spazio alle notizie e ai necessari approfondimenti”.
Cosa la tv non dice
Palinsesti e telegiornali infatti dedicano sempre meno attenzione alle crisi umanitarie, concentrate in gran parte proprio in Africa. Medici Senza Frontiere ha diffuso la lista delle dieci crisi più ignorate dalle televisioni di tutto il mondo nello scorso anno. La drammatica “top ten” annovera nell’ordine:
1) il conflitto e l’emergenza sanitaria nella Repubblica Democratica del Congo;
2) la guerra in Cecenia;
3) la violenza diffusa ad Haiti;
4) l’assenza di ricerca per combattere l’HIV/Aids nei Paesi poveri;
5) gli scontri religiosi ed etnici nell’India nord orientale;
6) l’emergenza umanitaria che continua nel sud del Sudan anche dopo la cessazione ufficiale delle ostilità;
7) la situazione di caos e conflitto che da oltre 20 anni paralizza la Somalia;
8) la guerriglia in Colombia;
9) l’insicurezza in nord Uganda;
10) la crisi in Costa d’Avorio.
Ben sei di queste emergenze coinvolgono proprio il continente africano.
Per quanto concerne i telegiornali italiani, l’Osservatorio di Pavia (che ha analizzato le principali edizioni dei sette tg nazionali) rileva che nel 2005 le emittenti hanno relegato a uno spazio marginale le crisi internazionali: appena l’11,6%, un dato in netta diminuzione rispetto al secondo semestre del 2004, quando lo spazio era stato il 17,5%.
La crisi irachena (comprensiva di notizie su politica statunitense, italiana, sequestri e processo a Saddam) ha fatto ovviamente la parte del leone. In
Alessandro Marescotti
Dal 1991, anno in cui la telematica per la pace ha mosso in Italia i primi passi, a oggi il panorama si è arricchito di tante fonti informative. Non è possibile citarle tutte, ma offriamo qui un quadro globale sintetico.
http://www.addioallearmi.org
Il sito è lo strumento di una Campagna di pressione per le elezioni politiche dell’aprile 2006; vuole richiamare l’attenzione di elettori e candidati su una politica di ripudio della guerra e costruzione della pace.
http://www.assopace.org
Associazione per la pace. Sito in fase di ristrutturazione. L’Associazione ha una mailing lista molto attiva.
http://www.bandieredipace.org
Campagna “Pace da tutti i balconi”. È stato molto consultato in passato ma purtroppo attualmente non è più aggiornato.
http://www.beati.org
Beati i Costruttori di Pace
http://www.beppegrillo.it/lettera_presidente.php
È il sito di Beppe Grillo, il “blog” più letto in Italia. In questa pagina c’è la campagna di invio e-mail verso Ciampi per richiedere il ritiro delle Forze Armate italiane dall’Iraq.
http://www.banchearmate.it
Sito ufficiale della Campagna di pressione verso le banche armate, promossa da Nigrizia (http://www.nigrizia.it), Missione Oggi (http://www.saveriani.bs.it/missioneoggi/), Mosaico di pace (http://www.mosaicodipace.it)
http://www.carta.org
Il sito del settimanale Carta
http://www.campagnamine.org
Campagna antimine, in cui sono impegnate diverse associazioni; storicamente la Campagna ha ricevuto un grande impulso grazie ai missionari saveriani (http://www.saveriani.bs.it).
http://www.disarmo.org
Rete Italiana per il Disarmo. Promuove in Italia, assieme ad Amnesty International, la Campagna internazionale Controlarms (http://www.controlarms.it) che ha per obiettivo l’adozione di un trattato internazionale sul commercio di armi entro il 2006. A questo sito va aggiunto http://italy.peacelink.org/disarmoche è ricco di informazioni sulle campagne relative al rischio nucleare e all’uranio impoverito.
Quanta strada resta
Con la scelta di aprire una sede in Africa, la Rai vuole invertire questa tendenza. Il sud del mondo infatti si affaccia quotidianamente con determinazione nel nostro Paese imponendosi con le sue drammatiche emergenze. Ma noi continuiamo a ignorare ad esempio che l’Africa sta anche sfornando fior di scrittori, il cui valore è riconosciuto anche dai molti premi Nobel assegnati ad autori nigeriani e sudafricani negli ultimi anni. E ancora registi cinematografici e musicisti, ballerini, artisti. Sappiamo ad esempio qualcosa della rinascita culturale che sta attraversando il Senegal in questi tempi? Credo proprio di no.
In fondo il dovere di un giornalista, di un intellettuale è sempre quello che ci ricorda lo scrittore inglese Graham Greene: “Il nostro dovere nei confronti della società è quello di essere un granello di sabbia negli ingranaggi dello Stato”. Ha scritto Roberto Natale (segretario dell’ Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai) nel numero di gennaio di questa rivista che “la scelta Rai di mettere un piede in Africa è al momento poco più di una lodevole intenzione. A farla diventare realmente incisiva, a farne un vero segno di trasformazione, serve ancora molta determinazione di chi è dentro la Rai (al suo vertice ma non solo) e di chi è fuori. C’è bisogno che, nel muovere i suoi primi passi, questo progetto sia portato per mano dai genitori che ha avuto fin qui”.
Parole pesanti perché c’è l’ intima consapevolezza del leader sindacale che il cammino da fare insieme è lungo, tortuoso e non privo di insidie. E non mancano i rischi; per questo Natale chiede spazi adeguati nei programmi perché “il sud del mondo può essere uno dei temi sui quali caratterizzare un servizio pubblico alla ricerca di una maggiore distinguibilità dall’emittenza commerciale e di una nuova legittimazione nel rapporto con i cittadini”. Insomma io sogno “la mia Africa” come il frutto di uno scambio continuo, ricco e ineludibile non solo con i soggetti che ne hanno promosso la visibilità in Rai ma anche con le tantissime e diverse esperienze di volontariato operanti sul continente africano cercando anche di essere il meno eurocentrico possibile, assumendo insomma il punto di vista degli ultimi raccontati mirabilmente da quel maestro che è il polacco Ryszard Kapuscinski.
Ma per fare tutto questo ho bisogno del l’aiuto e del sostegno di tutti perché non ci sarebbe destino peggiore per un giornalista inviato in Africa che quello toccato a Kurtz, il misterioso e contraddittorio protagonista del romanzo “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, santo e reietto della ‘civilizzazione’ del continente nero, a cui si ispirò Francis Ford Coppola in ‘Apocalypse Now’: dimenticato nella giungla, prigioniero delle proprie tenebre.