ISRAELE

Obiettare alla guerra

Tra settembre 2001 e gennaio 2003 sono state inflitte condanne
per un totale di 6.500 giorni di prigione.
Yigal Bronner

La prima esperienza di Jonathan Ben Artzi (o Yoni, come viene chiamato dai suoi amici) con il sistema giudiziario israeliano era stata positiva. Come studente di un esclusivo liceo di Gerusalemme, si rese conto di non poter più sopportare

Quando l’obiettore va punito
Andreas Speck*

L'ennesima condanna di Jonathan Ben-Artzi può essere considerata un tentativo di punire un obiettore di coscienza particolarmente noto e di dare una risposta agli Shministim, gli studenti universitari che annunciano il loro rifiuto di arruolarsi. Questo caso ha rappresentato un inasprimento delle reazioni da parte delle autorità israeliane. In genere, infatti, gli obiettori di coscienza venivano rinviati alla “Commissione per l’incompatibilità” dopo aver trascorso 90-100 giorni in prigione. Ma questa procedura ha subito un cambiamento: l’obiettore Victor Sabranski, ad esempio, è stato imprigionato per cinque volte per un totale di 126 giorni, tanto che la War Resisters' International e l’associazione israeliana New Profile hanno sottoposto il caso al Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria della Commissione per i diritti civili dell’ONU. Oltre all’obiezione di coscienza palese, molti riservisti ignorano la chiamata al servizio di riserva adducendo svariati motivi. Inoltre, il numero dei refusenik che lo dichiarano apertamente è in continuo aumento.

*War Resisters' International

All’indirizzo http://wriirg.org/co/co-isr-03.htm è possibile scaricare il rapporto sull’obiezione di coscienza al servizio militare in Israele prodotto a fine gennaio 2003.

l’atmosfera militaristica né il ruolo preponderante che i militari svolgevano nella sua istruzione. Quando la sua classe venne portata in pullman a un centro di addestramento militare per un corso della Israeli Defense Force (IDF) , come parte del programma didattico della sua scuola, Yoni rifiutò di andarci. Insistette inoltre affinché ai suoi genitori venisse rifusa la somma pagata per questo “corso” e che l’importo venisse restituito al suo unico compagno di classe arabo che era stato letteralmente buttato fuori dal pullman militare. Yoni era semplicemente dell’idea che una scuola deve preparare i suoi studenti a essere buoni cittadini, non soldati. Tuttavia la sua posizione, che a molti potrebbe apparire sensata, in Israele viene considerata estremamente radicale. Il liceo, da parte sua, si vendicò impedendo a Yoni di diplomarsi. Ci volle un anno e mezzo di aspra battaglia legale prima che tale decisione fosse annullata da un tribunale israeliano. In una minuscola e affollata aula di tribunale, Yoni, nel frattempo matricola alla facoltà di matematica, riuscì infine ad avere una cerimonia di diploma sui generis.
Ma questa piccola vittoria è ormai un ricordo lontano per Yoni, che ha passato gli ultimi sei mesi in una prigione militare. Yoni è un pacifista
Se l’obiettore va alla guerra
Il 7 aprile scorso il soldato Gabriel I. Johnson, 27 anni, di Killeen (Texas) è stato inviato in zona di guerra in Iraq nonostante che si sia dichiarato obiettore di coscienza e assegnato al 104 mo battaglione della Military Intelligence della 4 a Divisione Fanteria di Stanza a Fort Hood (Texas). Il regolamento dell’esercito Usa prevede che il soldato che invoca l’obiezione di coscienza venga assegnato a compiti militari “che siano il meno possibile in conflitto col suo status” e che vi rimanga fino alla completa definizione della sua richiesta. Per Tod Ensign, avvocato di Johnson, l’aver inviato l’obiettore nel cuore della zona di guerra è una palese violazione del regolamento. Quello di Johnson non è l’unico caso di militari che si siano dichiarati obiettori contro la guerra in Iraq. La stampa italiana ha dato notizia, nelle scorse settimane, del caso di due militari britannici (un soldato semplice e un tecnico della 16ma Brigata d'assalto aviotrasportata) che sono di fatto “consegnati” nella caserma di Colchester nell'Essex, e di Stephen Funk, 20 anni, riservista dei marine, figlio di un reduce dal Vietnam.
e lo è sempre stato dall’età di dodici anni. Semplicemente si oppone alle guerre e non può immaginarsi mentre imbraccia un fucile. Inoltre è esasperato dall’occupazione israeliana dei territori palestinesi. È stato uno degli organizzatori di un lettera inviata al Primo Ministro Sharon e firmata da circa trecento diplomati di scuola superiore che annunciavano il loro rifiuto ad arruolarsi. Tutti i capi del gruppo sono ora dietro le sbarre. Ci si poteva aspettare che lo Stato di Israele rispettasse le decisioni degli obiettori di coscienza come Yoni e i suoi amici. Dopo tutto, Israele ha sottoscritto diversi trattati internazionali che la obbligano a concedere l’esenzione dal servizio militare a coloro che, per motivi di coscienza o di fede religiosa, non vogliono prendere le armi. Questi accordi prevedono che lo Stato affidi a tali persone incarichi di servizio civile invece del servizio militare. Ma il Pubblico Ministero Militare Menachem Finkelstein ha deciso di ignorarli e di incarcerare gli obiettori in prigioni militari per un periodo di tempo indefinito. Opporsi alla coscrizione è semplicemente una posizione troppo sovversiva in Israele, troppo minacciosa per un establishment militaristico che ha portato avanti senza scrupoli l’occupazione e continua a fare la guerra.
Prima di gettare in carcere Yoni e i suoi amici, tuttavia, il Governo israeliano doveva confrontarsi con i suoi obblighi derivanti dai suddetti trattati internazionali e quindi, in uno sforzo di apparire conforme alla legge, ha istituito una commissione di “esperti di coscienza” con il compito di esaminare le motivazioni degli studenti. Questa commissione ha accertato che nessuno dei diplomati è un vero obiettore di coscienza. Essi sono tutti mistificatori, afferma, e pertanto il loro posto è in galera. Sembrerebbe che le motivazioni di qualcuno come Yoni, che ha rischiato il diploma di liceo per le sue convinzioni pacifiste, dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto. Dopo tutto, la decisione di far causa alla sua stessa scuola non è stata priva di conseguenze. Yoni ha dovuto pagare un elevato prezzo sociale per sostenere le sue opinioni impopolari. Inoltre, chiunque legga i suoi temi scolastici, troverà che fin dalle scuole medie aveva una visione del mondo chiaramente pacifista.
I suoi temi scolastici sono stati sottoposti agli "esperti di coscienza" militari che hanno esaminato la prova e ciò nonostante hanno ritenuto che Yoni non fosse veramente sospinto dalla sua coscienza. Yoni, hanno concluso gli esperti, era
E l’obiettore andò (forse) dal Papa…
Se nel numero di dicembre 2002 di Mosaico di pace l’ex direttore della Caritas Italiana mons. Pasini lamentava il fatto che non v’era mai stata un’udienza del papa concessa agli obiettori, è toccato a un ministro della repubblica, Carlo Giovanardi, riparare a questa mancanza. L’8 marzo scorso, infatti, l’Aula Paolo VI in Vaticano era gremita da più di 7.000 “operatori del servizio civile” per un incontro organizzato (come ha precisato la Sala Stampa vaticana) dall’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, quasi a sottolineare la stranezza di un ministro della repubblica che organizza un’udienza…
Chi si aspettava un riconoscimento “ufficiale” dell’obiezione di coscienza, per di più in piena guerra “diplomatica” prima dell’attacco all’Iraq, è forse rimasto deluso. Dal papa, che ha sì citato il “progetto di istituire corpi civili di pace in ambito europeo e mondiale”, ma che ha sottolineato molto la dimensione del servizio civile che “costituisce, nell'attuale momento storico, un ‘segno dei tempi’". Ma anche dal ministro Giovanardi, per il quale occorre “costruire una cultura del volontariato tale per cui, in una Italia che dal 2005 non avrà più il servizio militare obbligatorio, nascano nei ragazzi e nelle ragazze vocazioni a servire la Patria come volontari nelle forze armate e nelle forze non armate, ambedue indispensabili in un Paese civile e democratico”. Per non dire dell’ “invito” a non sventolare in sala le bandiere della pace…
Forse gli obiettori dovranno attendere ancora.
semplicemente un agitatore; il che, secondo una logica contorta, lo rendeva un candidato perfettamente idoneo al servizio militare.
Di conseguenza, Israele e il Pubblico Ministero Militare Finkelstein non stanno effettivamente violando il loro obbligo di esonero degli obiettori di coscienza dal servizio militare – perché non c’è alcun obiettore tra loro. Per quanto riguarda gli studenti agitatori o in cerca di guai, di questi ne esistono tanti e devono essere disciplinati. Non c’è alcuna legge internazionale che lo vieti. Qual è quindi la punizione adatta per il crimine commesso da Yoni e i suoi amici, questi arruffapopoli che si mascherano da persone di coscienza?
La risposta a questa domanda è semplice: tutto ciò che serve a spezzarli. A Yoni sono stati finora comminati sette periodi di prigione consecutivi, per un totale di 196 giorni, e per il momento non se ne vede la fine. Gli è stato detto e ripetuto che potrebbe essere rilasciato immediatamente, se solo rinunciasse ai suoi principi. In questo caso potrebbe essere esentato dal servizio militare per motivi di malattia mentale, hanno insinuato. Il processo sarebbe semplice: non ci sarebbe un’équipe di esperti questa volta. Dovrebbe solo acconsentire a farsi visitare da uno psichiatra, che senza indugio lo dichiarerebbe mentalmente disadattato.
Ma Yoni è ancora forte e insiste che la sua posizione di coscienza non è una malattia mentale di qualche genere. Anche i genitori di Yoni, Ofra e Matania, sono forti e resistono, ma sono sempre più amareggiati di constatare come sia diventato il Paese in cui hanno scelto di far crescere i loro figli.

Note

Yigal Bronner insegna all’Università di Tel Aviv e ha recentemente trascorso quattro settimane in una prigione militare per essersi rifiutato di prestare servizio come riservista nei territori occupati.

Traduzione a cura di Traduttori per la pace

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    Yigal Bronner insegna all’Università di Tel Aviv e ha recentemente trascorso quattro settimane in una prigione militare per essersi rifiutato di prestare servizio come riservista nei territori occupati.

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