Una guerra ancora sporca
In
923 pagine la Campagna Internazionale per la Messa al Bando delle Mine (Premio
Nobel per la Pace nel 1997), ha racchiuso il quarto rapporto annuale Landmine
Monitor, il quadro più completo (frutto del lavoro di 115 ricercatori in 90
Paesi) sulla situazione globale delle mine, con informazioni su tutti i Paesi
del mondo relative all’utilizzo, la produzione, il commercio, lo stoccaggio
delle mine, lo sminamento umanitario, l’educazione sui rischi relativi alle
mine e l’assistenza ai sopravvissuti. Come si sa, il Trattato per la Messa al
Bando delle Mine è del 1997 e il Rapporto ha inteso illustrare i progressi
finora ottenuti. Gli Stati Parte del Trattato sono 125 e altri 18 hanno già
firmato: in tutto rappresentano i tre quarti delle nazioni del mondo.
Nell’ultimo anno monitorato si sono uniti al Trattato otto Paesi, di cui tre
che hanno recentemente utilizzato le mine antipersona, ma ora le rifiutano
(Angola, Eritrea e Repubblica Democratica del Congo), e nazioni importanti a
livello regionale come la Nigeria e il Cile. Dal maggio 2001, nove governi hanno
usato le mine antipersona (per il precedente rapporto ne erano stati
identificati 13). In molti Paesi, come l’Angola (nessun uso di mine
dall’accordo di pace dell’aprile 2002), l’Eritrea e l’Etiopia (nessun
utilizzo dalla fine del conflitto di confine nel giugno 2000) e lo Sri Lanka
(nessun utilizzo del cessate il fuoco del dicembre 2001), l’utilizzo delle
mine, ultimamente molto diffuso, è stato almeno temporaneamente sospeso. Più
di 34 milioni di mine antipersona, di cui circa sette milioni durante il periodo
documentato dal Rapporto, sono state distrutte da 61 Stati. Nel 2001, erano
stati identificati 7.987 nuovi feriti da mine terrestri e ordigni inesplosi e
8.064 nel 2000. Tenendo conto della mancanza di rapporti affidabili in alcuni
Paesi e dei rapporti sulle vittime per difetto in molti altri Paesi, Landmine
Monitor calcola che il numero di nuove vittime di mine/ordigni
inesplosi sia ora da situare tra 15.000 e 20.000 all’anno.
Nell’ultimo
decennio, il finanziamento di mine action è stato di 1,4 miliardi
di dollari, di cui 700 milioni negli ultimi tre anni. Negli ultimi anni, i
programmi per la bonifica, l’educazione sui rischi relativi alle mine e
l’assistenza ai sopravvissuti sono stati ampliati ed è stata presa
l’importante iniziativa di approfondire la ricerca sull’impatto delle mine.
Il numero di produttori di mine antipersona è sceso da 55 a 14. Dei 14
Paesi ancora considerati come attivi produttori da Landmine Monitor, almeno in
tre (Egitto, Corea del Sud e Stati Uniti) non è stata riferita alcuna
produzione. Dalla metà degli anni ‘90, il commercio globale di mine
antipersona è stato ridotto a un numero esiguo di transazioni illecite o
nascoste. Tutto bene, dunque? Non proprio. Ad esempio, le massicce operazioni di
collocamento di mine da parte di India e Pakistan probabilmente
faranno sì che il numero di mine collocate sarà superiore a quello del periodo
relativo al precedente rapporto. Dalla fine di dicembre 2001, l’India e il
Pakistan hanno collocato enormi quantitativi di mine lungo il loro confine
comune. Si tratta della più grande operazione di collocamento di mine mai
effettuata nel mondo dal 1997, anche se i dettagli sono scarsi a causa del
segreto militare e dalla mancanza di accesso alle aree interessate. Un altro
problema segnalato dal Rapporto è che nel 2001 i finanziamenti per le azioni
relative alle mine sono rimasti invariati: per la prima volta dal 1992 non è
stato registrato un aumento significativo. La ricerca di Landmine Monitor indica
che 90 Paesi sono in qualche modo affetti dalle mine terrestri e/o dagli
ordigni inesplosi e che nel 2001 ci sono state nuove vittime delle mine e degli
ordigni inesplosi in 69 Paesi, mentre sarebbero circa 230 milioni le mine
antipersona negli arsenali di 94 Paesi: i più grandi sarebbero quelli della
Cina (110 milioni), della Russia (60-70 milioni), degli Stati Uniti (11,2
milioni), dell’Ucraina (6,4 milioni), del Pakistan (6 milioni), dell’India
(4-5 milioni) e della Bielorussia (4,5 milioni).
Info:
www.icbl.org e www.campagnamine.org