Sentinelle, non solo alla finestra
“Cari
amici, vedo in voi le sentinelle
del mattino (cfr Is 21, 11-12) in quest’alba del terzo millennio. Nel corso
del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche
per imparare a odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri.
Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi
presterete a essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace,
pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete a un mondo in
cui altri esseri umani muoiono di fame; restano analfabeti, mancano di lavoro.
Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete
con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per
tutti”.
Da
(dal Manifesto “La pace condizione essenziale per lo sviluppo globale”)
7
luglio 2001
L’occasione
per partire venne dallo svolgimento in Italia del vertice annuale del G8.
Questo evento suscitò in Italia grande attenzione e, come ogni anno, attirò la
mobilitazione della società civile che desidera offrire ai leader un
punto di vista diverso da quello considerato ‘ortodosso’ dai Paesi più
ricchi. Come tutti ricorderemo, con l’avvicinarsi del vertice si creò nel
nostro Paese una tensione sempre maggiore, che faceva temere sui possibili esiti
violenti, spontanei o provocati, delle manifestazioni previste durante le
riunioni ufficiali. L’appuntamento, però, non poteva essere ignorato e circa
una sessantina di soggetti ecclesiali, dall’Azione Cattolica all’Agesci,
dalle Acli a MCL, dal movimento dei Focolari alla Comunità di Sant’Egidio, da
Pax Christi al Movimento Giovanile Salesiano, nonché le congregazioni
missionarie, decisero di offrire il loro contributo presentando ai leader che
si riunivano, ma anche a tutta la comunità italiana, un Manifesto che chiedeva,
con proposte concrete, di governare la globalizzazione per renderla “umana e
umanizzante”. Il 7 luglio, due settimane prima del vertice, il Manifesto
venne presentato in un evento festoso e molto partecipato al Teatro Carlo Felice
di Genova, e fu consegnato al rappresentante del governo italiano proprio sotto
il “Cristo campesino”, il crocefisso sudamericano che due settimane dopo
sarebbe stato appeso nella chiesa di Boccadasse a guidare la veglia di preghiera
organizzata dai missionari contemporaneamente allo svolgimento del vertice.
Il
Manifesto era stato scritto da un gruppo di giovani di diverse associazioni che
avevano lavorato insieme per alcune settimane. Obiettivo del documento era
quello di individuare le richieste da sottoporre al gruppo degli Otto, partendo
dalla tutela della dignità della vita come valore comune per tutte le culture e
tutti i cittadini del pianeta. Per questo il Manifesto si avviava con una
magistrale definizione di Jaques Maritain del concetto di persona,
proseguiva esaminando gli ambiti in cui oggi la dignità della vita umana è
violata, indicando per ognuno di essi le azioni che il G8 potrebbe realizzare e che avrebbero notevole efficacia per restituire
dignità alla vita di milioni di persone. Nella terza parte, quella finale, il
Manifesto indicava quali regole occorre promuovere per il futuro per rendere la
globalizzazione strumento per diffondere opportunità e non fenomeno
inarrestabile al quale sottomettersi rassegnati e timorosi chiudendo gli occhi.
Il documento e la manifestazione ebbero un notevole risalto sulla stampa
Dopo
Genova, Firenze
Fin
qui il passato. Veniamo ora al presente. Il presente si chiama “Sentinelle del
mattino 2002”, cioè la manifestazione che si è svolta a Firenze il 21
settembre. Tra i promotori figura anche la Compagnia delle Opere. È un
fatto importante, che segna per forza di cose un passo nuovo nel cammino avviato
a Genova e che arricchisce, nella accezione più bella della parola, il cartello
di “Sentinelle del mattino”. Peraltro è un fatto nuovo, ma non è un fatto
straordinario, è un fatto naturale che i cristiani camminino insieme. A Firenze
ci si è ritrovati non più in occasione di un evento esterno, ma per dare il
segno della volontà di proseguire in una sorta di avvio d’anno comune. A
questo fine è stato presentato un nuovo Manifesto che serve a orientare il
futuro. Se il Manifesto precedente era caratterizzato dalle richieste ai
governi, quello attuale, per la sua funzione, si dedica più alle
caratteristiche e alle ragioni del camminare insieme. Si avvia con una
sottolineatura dell’identità, prosegue con un esame della situazione della
famiglia umana che abita il pianeta e che ancora non è in grado di offrire a
tutti i suoi membri le stesse opportunità, descrive le modalità concrete
attraverso le quali personalmente e comunitariamente si è già impegnati a
costruire pace e giustizia e si conclude con un elenco degli ambiti nei quali è
importante sviluppare un’azione di governo a livello nazionale e
internazionale. Sono quelli già presenti nei documenti dell’anno scorso e su
questi verrà rivolta particolare attenzione nei prossimi mesi.
Dopo
il 21 settembre che cosa si può immaginare per il futuro? Quale sarà la
Sentiamo ancor più urgente in questo tempo in cui spirano venti di guerra, la necessità di proseguire con decisione la via del dialogo per superare divisioni e conflitti. Il dialogo non lascia indifesi: può proteggere. Non indebolisce: può rafforzare. Il dialogo può trasformare l’estraneo in amico e può liberare tutti dal demone della violenza. Nulla è mai perduto con il dialogo. Ci impegniamo a fare crescere nel mondo l’arte del dialogo e del convivere. Il mondo intero ne ha bisogno. Non è il conflitto che salva. Condanniamo ogni forma di terrorismo; crediamo nel negoziato; preferiamo nettamente decisioni concertate e non unilaterali al fine di rafforzare e non indebolire l’azione delle istituzioni internazionali. Crediamo che la migliore risposta da dare alle minacce del terrorismo e della guerra sia, innanzitutto, quella della conversione personale unita a un impegno ancora più convinto per la costruzione della pace, attraverso il dialogo interreligioso e la solidarietà globalizzata, per rendere più giusti e sostenibili gli equilibri del mondo.
(dal Manifesto “La pace condizione essenziale per lo sviluppo globale”)
Costruire
la pace dunque significa operare per sradicare la povertà, governando la
globalizzazione in modo che opportunità e risorse vengano messe a disposizione
di tutti nello stesso grado. Questo è un compito difficile, anche perché il
contesto della globalizzazione è recentissimo. Occorre dunque un
approfondimento e un’elaborazione culturale che permettano di conoscere e
comprendere i fenomeni e individuare gli strumenti per governarli. Le
“Sentinelle del mattino” vogliono condividere il cammino per studiare questi
fenomeni e tradurre questa elaborazione in termini educativi. Concretamente
questo significa condividere e diffondere strumenti formativi (sussidi, incontri
e approfondimenti) e stili di vita, personali e comunitari, capaci di dare
coerenza ai nostri comportamenti, ma anche di dare forza alla domanda politica
di tutelare la dignità della vita di tutte le donne e gli uomini del pianeta. A
partire da quella elaborazione e da quella azione quotidiana, in occasioni
particolari, le “Sentinelle del mattino” non avranno paura di parlare alla
politica, stimolandola a mettere la promozione umana al centro delle decisioni.
Dunque per il futuro il programma è studiare e servire, senza cercare la
visibilità, ma privilegiando la formazione, con l’obiettivo di offrire
strumenti prima che di apparire protagonisti. Certo, è uno stile poco rumoroso.
Peraltro si tratta di soggetti ecclesiali, che hanno il compito di educare alla
politica, non di farla in prima persona. È però uno stile concreto, di persone
determinate. Tutt’altro che rassegnate.