EDITORIALE

2007 un appello a tutta la società civile: uniamoci sul tema dell’acqua

Alex Zanotelli

Pesa più un litro di acqua che un litro di petrolio: così recita una strana pubblicità sulla stampa italiana. Una strana pubblicità che dimostra che le banche hanno ben capito che l’acqua rappresenta il futuro.
Oggi l’acqua è il cuore di tutto. Dell’economia come della politica. Per questo motivo cittadine e cittadini devono vigilare attentamente su questo bene comune.
“Mosaico di pace” annuncia di aderire e di non tralasciare alcuno sforzo per sostenere la campagna di raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare dal titolo: Principi per la tutela, il governo, la gestione pubblica delle acque e disposizione della ripubblicizzazione del servizio idrico. Una legge fondamentale che costringerà il Parlamento a dichiarare l’acqua bene pubblico. Occorre mezzo milione di firme! Non mancate dunque, e non esitate a diffondere la notizia chiedendo informazioni ai locali comitati cittadini!
Perché proprio in questo momento la lotta per l’acqua? Perché senza acqua non si può vivere, senza petrolio sì: l’essere umano è vissuto per quarantamila anni senza petrolio e tra trenta-quarant’anni forse ne potrà fare a meno. Solo il 3% di tutta l’acqua del mondo è potabile. Di questa percentuale, il 2% dell’acqua è racchiusa nei ghiacciai, quindi in serio pericolo di fronte al surriscaldamento della terra. Di questo stesso 3%, il 2,70% è usato per l’agricoltura industriale governata dai ricchi del mondo mentre 1 miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua. Secondo l’ONU diverranno 3 miliardi in trent’anni.
Per accaparrarsi la percentuale residua corrono le multinazionali consapevoli che l’effetto serra sarà devastante. Le prime 8 multinazionali sono europee e stanno premendo sul Parlamento Europeo, sulla Commissione Europea perché l’acqua diventi merce. Faranno la stessa cosa nei confronti del WTO perché venga inclusa nella lista dei servizi. L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per farne illecito profitto. Pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni, che hanno da sempre il dovere di garantire la distribuzione per tutti al costo più basso possibile: così afferma in una bella lettera il vescovo di Messina, che unisce la propria voce a quella di mons. Nogaro, vescovo di Caserta e a tante cittadine e cittadini ora in movimento per difendere la nostra Santa Acqua.
Una lotta importante e necessaria che prosegue il percorso di democrazia dal basso messo in moto e che ha condotto il popolo della pace a vittorie e talvolta a sconfitte. Anche laddove governa il centrosinistra non è affatto scontato far passare l’idea e le scelte conseguenti dell’acqua come bene comune: la Regione Toscana ha venduto la propria acqua all’azienda municipalizzata di Roma; in Emilia Romagna il 49% dell’acqua è stato ceduto a multinazionali e gestito dai privati. Dopo una lunga lotta, a Napoli invece siamo riusciti a far ritirare la delibera di 136 Comuni limitrofi nei quali ora l’acqua è pubblica; a Ragusa, gli studenti hanno fatto sì che il Presidente della provincia sospendesse la gara d’appalto. Sono vittorie piccole, ma significative. Ricordiamo con amarezza, in questo contesto, le dimissioni di Riccardo Petrella, presidente dell’Acquedotto Pugliese, a cui va tutto il nostro affetto e la nostra stima, sperando in una risoluzione della situazione attuale. Quella dell’acqua, pertanto, è una questione cruciale che riguarda tutti.
Di qui la proposta a tutte le associazioni, alle reti della cooperazione internazionale, ai sindacati, alle organizzazioni di base, alle chiese: pur conservando ciascuno la propria agenda ricca di impegni e di obiettivi preziosi, scelgano tutte il tema dell’acqua come momento comune di mobilitazione per questo 2007. Concentriamo le nostre forze su un obiettivo, concreto, vitale, e politicamente perseguibile. D’altra parte per l’acqua si fanno le guerre (e sempre di più sarà così anche in futuro); sull’acqua si specula con ingiustizie macroscopiche; sempre più la preservazione dell’acqua diventa l’unità di misura della civiltà dei popoli. Che la società civile – una volta tanto unita – possa chiedere e ottenere che sia preservata e garantita la vita nostra e delle generazioni future.

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