Dossier
Impreparati alla morte
A cura di Carla Pessina
Forse mai come in questo momento si è discusso del valore della vita e in particolare del valore del “fine vita”. Le discussioni sono particolarmente accese sui temi riguardanti l’accanimento terapeutico e l’eutanasia; il diritto del paziente a chiedere la sospensione delle terapie e il diritto di legislatori, opinionisti, medici familiari e opinione pubblica a opporsi alla medesima richiesta.
L’idea comune è quella di dare delle risposte. Risposte a questioni poste in momenti particolari e difficili da parte di persone sottoposte a grande sofferenza. Le risposte sono poi tipiche di chi in quella circostanza è “altro” rispetto al paziente, ma vive inevitabilmente il momento, mettendo in campo le proprie paure, angosce e qualche volta sensi di colpa, per un “destino avverso” che deve essere in ogni modo contrastato.
Oggi, l’incremento della conoscenza medica e una tecnologia sempre più sofisticata tendono a modificare i confini della malattia e di conseguenza la possibilità di cura. Così quando siamo chiamati direttamente – o indirettamente, perché vicini a un familiare o a un amico – a prendere coscienza di una malattia e di una possibile morte ci scopriamo sempre più impreparati.
Poiché il progresso, la ricerca medica, il benessere hanno allontanato nel tempo il momento del passaggio, la reazione nella società è tendenzialmente di rifiuto. La morte è spesso considerata la fine di tutto ciò che la persona è stata, mentre la salvaguardia della sua integrità fisica è divenuta l’emblema della vita stessa, portandoci troppo spesso a dimenticare che le persone sono anche spirito, sentimento e sofferenza.
Di conseguenza si avverte sempre più il bisogno di recuperare un po’ di silenzio, riempiendolo eventualmente di una delicata attenzione agli altri che permette a ciascuno (senza perdersi in integralismi etici o religiosi) di cogliere e accettare il limite: il limite della vita, della sofferenza e della cura, non come sconfitta della vita o della scienza, ma – rispettando la dignità di tutti – come fine di un cammino.
Questo dossier non ha certo la pretesa di rispondere alle problematiche sollevate dal caso del momento, ma vuole sollecitare delle riflessioni – con l’aiuto di medici, psicologi e teologi – su tematiche che spesso tendiamo a rimandare ad altri momenti della nostra vita.
La morte contrastata
Un medico rianimatore in un reparto di terapia intensiva lì dove la vita non ha più limite e la macchina è l’ultima ancora.Carla PessinaLa dignità del morire
La morte da “evento” naturale si è trasformata, nel mondo occidentale, in un “processo” gestito dalla medicina.Davide MazzonUna morte da vivere
Lo scopo primo della cura è rendere meno gravoso il tempo che rimane rispettando la dignità umana.Alberto Maria ComazziQuel dolore idolatrico
Un’esistenza mantenuta in uno stato vegetativo non può essere che un insulto alla vita. Intervista a Gabriella Caramore.Intervista a cura di Carla PessinaTra scienza e coscienza
Il rifiuto della morte, la coscienza del limite, i tempi del vivere e il diritto a morire bene: un viaggio tra scienza e coscienza, a colloquio con il teologo Giannino Piana.Intervista a cura di Rosa Siciliano
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