C’è chi rema contro

Se si recupera la messa in latino se si privilegia l’esigenza di affermare la propria identità se si sbandierano solo radici cristiane si rischia la chiusura.
Giancarla Codrignani

La stagione che stiamo vivendo sembra nuovamente farci ripiombare in una stagnazione ecumenica che appare sempre più come una regressione rispetto alla primavera conciliare.
I segnali sono purtroppo numerosi: dialoghi teologici che ristagnano o che si accontentano di trovare compromessi minimalisti; contenziosi giuridico-pastorali che feriscono e dividono le comunità locali; timori identitari che si traducono nella rimessa in discussione di acquisizioni precedenti: basti pensare, per esempio, che il pur lodevolissimo lavoro che ha condotto alla stesura e alla approvazione della Carta Ecumenica da parte delle Chiese cristiane d’Europa, non ha potuto inserire tra gli impegni che i cristiani si assumono quello di ‘pregare insieme’, ma solo un molto più riduttivo ‘pregare gli uni per gli altri e per l’unità della Chiesa’, come se non fosse scandaloso per dei cristiani il recitare il Padre nostro ciascuno per conto suo.
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