Dossier

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Chiese sorelle popoli fratelli
A cura di Rosa Siciliano


Riconosciamo e affermiamo che la riconciliazione è affidata all’uomo... Pur fuggendo la tentazione di supporre semplicisticamente che un progresso nella riconciliazione cristiana produca immediatamente una riconciliazione sul piano sociale e civile e che, viceversa, un progresso nel consenso si identifichi senz’altro con la riconciliazione cristiana, la nostra Assemblea (Graz, giugno 1997, ndr) dovrebbe aiutare a scoprire e a configurare concretamente quegli impegni morali che, da un lato, incarnano storicamente la riconciliazione cristiana e, dall’altro, danno solidità e speranza alle relazioni sociali. Si tratta, cioè, di operare perché si aprano spiragli e spazi adeguati attraverso i quali la forza della riconciliazione possa penetrare nelle strutture e nei processi della convivenza umana per sottoporli alla grazia della pace messianica”. Così scriveva il card. Carlo Maria Martini, allora arcivescovo di Milano, in occasione della Seconda Assemblea Ecumenica Europea (Graz, 2007). Le Chiese, il popolo dei credenti e gli uomini e donne di buona volontà riparte.
Da Graz e, prima ancora, da Basilea (prima Assemblea Ecumenica Europea, 1989). Ma non solo. Perché nel frattempo – dal 1989 a oggi – si sono succeduti tanti avvenimenti sotto il tetto d’Europa e degli altri continenti che non possono lasciare indifferenti le nostre coscienze. Dalla caduta del muro di Berlino a oggi, muri enormi si erigono ancora. Muri di divisione e di “spartizioni” etniche e religiose. Muri talvolta reali, tal’altra simbolici intrisi e costruiti su xenofobie e diritti negati, miserie e chiusure. E poi le ondate di violenza terroristica, di attacchi e raid aerei unilaterali, di pretese d’esportazione della democrazia con le armi e di costruzione – presuntuosa e pretestuosa – di una comune casa europea che riconosca la propria identità fondata solo su radici cristiane... Avvenimenti che interrogano il popolo europeo e che scuotono le Chiese, chiamate per vocazione alla riconciliazione e alla liberazione. Nelle pagine che seguono ripercorriamo il cammino ecumenico, alla vigilia di un importante e atteso appuntamento europeo – a Sibiu, in Romania, dove si svolgerà nel mese di settembre la terza Assemblea Ecumenica Europea.
Abbiamo provato a ridisegnare il percorso, i confini, gli obiettivi e i limiti di questo cammino comune che le Chiese d’Europa perseguono. Un cammino ecumenico che ci porterà, il prossimo settembre, a Sibiu. Un cammino che vede sullo sfondo la Carta Ecumenica, approvata nel 2001.
Osiamo la pace per fede, come ci ricordano Bonhoeffer e poi don Tonino. Come verrà la pace? Il dossier che abbiamo provato a scrivere è un invito alla riflessione e all’impegno concreto e quotidiano per il dialogo e la nonviolenza, rivolto a tutti coloro che, accompagnati dalle proprie comunità (parrocchiali, associative, politiche, familiari...), credono che “i popoli si rallegreranno perché la Chiesa di Cristo toglie le armi dalla mano dei suoi figli, vieta loro di fare la guerra e invoca la pace di Cristo sul mondo delirante” (D. Bonhoeffer).


Sommario:


    5 Articoli
    • Osare la pace per la fede

      Il 14 e 15 aprile Milano diventerà la sede del cammino ecumenico giovanile italiano. La lezione di Bonhoeffer sullo sfondo per costruire un cristianesimo aperto e responsabile.
      Eva Valvo
    • C’è chi rema contro

      C’è chi rema contro

      Se si recupera la messa in latino se si privilegia l’esigenza di affermare la propria identità se si sbandierano solo radici cristiane si rischia la chiusura.
      Giancarla Codrignani
    • Ecumenismo dei volti

      Dal massacro di Verdun la lunga marcia delle fedi che cercano il Dio della nonviolenza. Il kairòs di Sibiu in una terra che trema.
      Gianni Novello
    • Da Basilea a Sibiu

      A Graz si decise di redigere un documento comune per i diritti e doveri delle Chiese e delle fedi.
      Viorel Ionita
    • Nella terra dei migranti

      Il Paese che ospiterà la prossima Assemblea Ecumenica, la Romania, è uno dei luoghi a più alta densità migratoria e i quesiti da porre sono fondamentali.
      Franca Di Lecce

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