Il Papa in marcia
Caro Giovanni Paolo II, fratello e padre, pastore e pontefice (costruttore di ponti), mi rivolgo a te per dirti il grazie a nome del popolo della pace. Mosaico di pace non ha preso parte al plaudente carosello mediatico che ha accompagnato le tue nozze d’argento con la sede petrina.
Molto più sobriamente siamo adusi a bilanci a consuntivo e mai mentre il cantiere è ancora aperto! A noi semmai interessa di più dirti un grazie con i piedi scalzi dei poveri e dei messaggeri di pace perché la tua voce, flebile ma ferma, non si è mai stancata di pronunciare solennemente il no alla guerra. L’hai fatto quando, nella guerra del Golfo del 1991, la comunità internazionale sembrava un coro accordato dal diapason del più potente. L’hai ripetuto nel 2003 quando la menzogna che nascondeva i veri motivi dell’aggressione armata era ancora più evidente. Non hai mai trascurato di ricordare alle coscienze dei governanti, dei diplomatici, dei credenti e delle persone di buona volontà, le guerre dimenticate in tante parti del pianeta.
Oggi la nostra gratitudine è ancora più calda e sentita perché domenica 12 ottobre, mesto anniversario della conquista delle Americhe, hai accolto l’invito a metterti in cammino insieme al popolo della pace da Perugia ad Assisi. Perugia per alcuni giorni è stata la capitale mondiale della solidarietà o della politica dal basso o, ancora, della partecipazione della società civile alle grandi domande del mondo.
Più di 250 ospiti stranieri nei giorni precedenti hanno animato incontri, tavole rotonde, riunioni progettuali e di approfondimento in tantissime città italiane per poi prendere parte all’Assemblea dell’Onu dei popoli a Perugia appunto. Poi la marcia, nata sotto la cattiva stella di uno sciopero dei ferrovieri, ha visto la partecipazione ampia e più consapevole di almeno 300 mila persone giunte da tutta Italia per far capire che l’impegno per la pace è permanente, continuo, non episodico ed emotivo. Che le bandiere dai balconi sventolano ancora a dire che non c’è pace in tuta mimetica e che da Sarajevo a Baghdad, la storia recente continua a gridare con tutta evidenza che quella che si può ottenere con le armi è soltanto una pace armata. Che la gente per le strade non ci va soltanto quando c’è di mezzo l’America ma, più dei cronisti e dei politici, si ricorda delle guerre dimenticate.
Da Assisi, fonte spirituale della pace tra le genti, palcoscenico dell’impegno delle grandi religioni, terra della speranza per i semplici… ci hai fatto sapere che anche tu eri lì idealmente per strada a invocare e costruire la pace.
Grazie perché non l’hai fatto con un messaggio di saluto freddo e formale a firma del Segretario di Stato ma hai parlato di te e della tua esperienza dolorosa della guerra: “Da giovane, – hai detto – ho potuto constatare per esperienza personale il dramma di un’Europa priva della pace. Ciò mi ha ancor più spinto a operare instancabilmente perché l’Europa ritrovasse la solidarietà nella pace e divenisse, tra gli altri Continenti, artefice di pace, dentro e fuori dei suoi confini.
Grazie perché hai posto il dito nella piaga del problema dicendo che: “Occorre riconoscere che forse in questi anni non si è investito molto per difendere la pace, preferendo piuttosto, talora, destinare ingenti risorse all’acquisto di armi. È stato come se si ‘sprecasse’ la pace. Non poche speranze si sono spente. La cronaca quotidiana ci ricorda che le guerre continuano ad avvelenare la vita dei popoli, soprattutto dei Paesi più poveri”.
Grazie perché hai incoraggiato il passo dei costruttori di pace levando la tua voce: “Come restare indifferenti di fronte a un panorama di conflitti che si allarga sempre più e interessa varie parti della Terra? Che fare? Malgrado le difficoltà, non bisogna perdere la fiducia. È doveroso continuare a operare per la pace, ad essere artefici di pace. La pace è un bene di tutti. Ciascuno è chiamato ad essere costruttore di pace nella verità e nell’amore”.
Grazie perché l’impegno dei credenti per la pace, mai orfano di Vangelo, ha in te un alleato potente… dalla voce flebile.