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Farmaci essenziali: o il brevetto o la vita
A cura di Medici Senza Frontiere

Ogni giorno almeno 19mila persone muoiono di Aids, malaria, tubercolosi, malattia del sonno e leshmaniosi. Queste, insieme ad altre malattie, uccideranno anche quest’anno 14 milioni di uomini, donne e bambini, che nella stragrande maggioranza dei casi si potrebbero salvare, se solo avessero accesso ai farmaci essenziali.
Un tributo di vite umane inaccettabile, che sta anche portando al collasso l’economia e i sistemi sociali di diverse aree del pianeta, soprattutto in Africa. Dietro l’inaccessibilità delle terapie ci sono meccanismi di mercato e accordi internazionali che possono essere corretti e interpretati in modo da offrire una speranza di vita a milioni di vittime innocenti.
Sulla base di questi presupposti Medici Senza Frontiere ha deciso tre anni fa di lanciare una Campagna per l’accesso ai farmaci essenziali, investendo in questo progetto il premio ricevuto con il Nobel per la Pace nel 1999 (cfr. Mosaico di pace, maggio 2000).
I fattori che tengono alti i prezzi dei farmaci sono molti. In primo luogo, i brevetti che conferiscono a chi scopre un farmaco efficace il monopolio e il diritto di fissare il prezzo per quel farmaco per 20 anni, prolungabili grazie a piccole modifiche introdotte nella composizione del medicinale.
Eppure nei Trips, gli Accordi internazionali sulla proprietà intellettuale, si dice chiaramente che i brevetti devono essere utilizzati per favorire la crescita delle conoscenze e il benessere condiviso della collettività. In particolare, poiché i farmaci non sono equiparabili ai software o ad altri beni di consumo, ma rappresentano uno strumento essenziale per il diritto universale alla vita, nei Trips (art. 30 e 31) si stabilisce che – per garantire la salute pubblica – le tutele brevettuali possono essere sospese grazie ad alcune clausole di salvaguardia. In caso di gravi problemi di salute pubblica ogni Governo può dare incarico alle industrie farmaceutiche locali di produrre copie generiche di farmaci essenziali ancora protetti da brevetto, anche senza l’autorizzazione dell’inventore (le “licenze obbligatorie”). E se il Paese non possiede un’in dustria farmaceutica adeguata, può ricorrere alle “importazioni parallele”: acquistare i farmaci-copia da altri Paesi a prezzi più bassi rispetto alla multinazionale che ha brevettato il principio attivo. Ad esempio, la terapia contro l’Aids costa 10.000 $ l’anno per paziente con i farmaci delle multinazionali, 270 $ con gli equivalenti generici “made in India”.
L’ultima riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, svoltasi a Cancun a settembre, avrebbe dovuto portare alla stesura di regole chiare e semplici. E invece, un accordo firmato alla vigilia del vertice ha reso ancora più drammatica la situazione e le prospettive per il futuro.

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