ULTIMA TESSERA

Una casa comune da tutelare

Nel messaggio per la giornata mondiale della pace, la terra è luogo da difendere da sperequazioni, da abitare in modo equo, da vivere in solidarietà perché appartenenti tutti a un’unica grande famiglia.
Antonio Papisca

La famiglia è laboratorio di pace nel mondo, perché in essa ci si educa alla pace e si fanno esperienze concrete di pace. Nella prima parte del Messaggio, con accenti di tenerezza, il Papa scioglie un inno alla famiglia naturale, definita come “comunione di vita e d’amore, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”, e cita l’articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti umani, “acquisizione di civiltà giuridica di valore veramente universale”: “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”.

È il caso di ricordare che altri strumenti giuridici internazionali contengono norme che, riguardo alla famiglia, usano la doppia aggettivazione di ‘naturale ‘ e di ‘fondamentale’. Si vedano in particolare l’articolo 10 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, l’articolo 18 della Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, l’articolo 17 della Convenzione interamericana sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, l’articolo 38 della Carta araba dei diritti umani.

L’idea di famiglia del Papa coincide dunque con quella del vigente diritto internazionale dei diritti umani. Condiviso è anche il concetto di ‘famiglia umana’: nel Preambolo della Dichiarazione Universale è infatti proclamato che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, e dei loro diritti eguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. Il Papa sottolinea che la casa della famiglia umana è la terra, che occorre “sentire la terra come nostra casa comune” e che, per la sua gestione a servizio di tutti, cioè per la “saggia utilizzazione delle risorse energetiche del pianeta” e “un’equa distribuzione della ricchezza”, si deve “scegliere la strada del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali”.

C’è qui la chiara indicazione delle istituzioni multilaterali quali luoghi deputati a risolvere le controversie e a orientare l’economia mondiale secondo principi di giustizia sociale. Per procedere in questa direzione c’è bisogno, afferma il Papa, di una “norma giuridica comune” che ha come criterio la “norma morale basata sulla natura delle cose”. Oggi, l’umanità non è “senza legge”: è ancora il Papa a sottolinearlo. Esiste infatti il diritto internazionale dei diritti umani fondamentali, pervaso di principi di etica universale da applicare nei campi della politica e dell’economia. L’articolo 1 della Dichiarazione universale è un vero e proprio manifesto di legge morale: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Giova sottolineare che fanno parte del vigente diritto internazionale il ripudio della guerra, il divieto di usare la forza per risolvere i conflitti, l’obbligo di negoziare e di far funzionare le legittime istituzioni internazionali, tutto all’insegna dello inscindibile binomio vita-pace. Accennando alle “ombre cupe” che si addensano sul futuro dell’umanità, il Papa denuncia con forza la corsa agli armamenti e le responsabilità dei molti che traggono profitto da questo “funesto commercio”, e lancia quella che dobbiamo raccogliere come la compagna planetaria per “un’efficace smilitarizzazione” da attuarsi “soprattutto nel campo delle armi nucleari”.

Il riferimento che il Papa fa al diritto internazionale e, in specie, ai diritti fondamentali della persona deve essere letto con la grammatica dei segni dei tempi. Occorre cioè usare discernimento per cogliere tutte le occasioni di bene che pur ci sono nella presente situazione.

Riferendosi al 60° anniversario della Dichiarazione universale, il Papa dice che con quel documento la famiglia umana ha compiuto “un passo decisivo” ponendo “al centro della convivenza umana il rispetto dei diritti fondamentali dei singoli e dei popoli”. Si tratta oggi di non arretrare, di difendere questa grande conquista contro le ripetute, flagranti violazioni della vigente legalità perpetrate, con atti di terrorismo e guerre preventive, da bande criminali e, purtroppo, da intere classi governanti che abboccano al richiamo della foresta, della “guerra di tutti contro tutti”. La legge internazionale non sta dalla loro parte, bisogna ripeterlo opportune et inopportune. Sta invece tutta dalla parte, ed è preziosa risorsa, dei genuini costruttori di pace.

 

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