POLITICA

All-armi ingiustificati

È preoccupante la disattenzione del nostro Parlamento al disarmo: la finanziaria 2008, tra bugie, inganni e aumenti delle spese militari.
Massimo Paolicelli

La campagna mediatica portata avanti in questi ultimi mesi dai vertici politici e militari delle forze armate ha colpito perfettamente nel segno. Infatti tolta la Campagna Sbilanciamoci e l’appello di Alex Zanotelli (mi scuso per i pochi altri soggetti non citati), dal Capo dello Stato fino all’ultimo suddito del regno Italia, sono tutti convinti che il Ministro Padoa Schioppa stia af¬famando le forze armate italiane, oramai vicinissime al tracollo.
Perdiamo peso a livello internazionale, le missioni sono a rischio, rischiamo di ripristinare la leva, si licenziano 30.000 militari: sono solo alcuni dei temi che ritrovate quotidianamente in molti articoli e servizi dei media italiani.
Non sono bugie, sono mezze verità, usate per battere cassa e per far sopravvivere la terza casta del nostro Paese: quella dei vertici militari.

Alcuni numeri
Ma andiamo con ordine e vediamo soprattutto le cifre. Questi sono i nostri calcoli, riferendoci alla manovra fiscale proposta in Parlamento per il 2008, nel nostro Paese si spenderanno complessivamente per la Difesa 23.352 miliardi di euro, con un incremento dell’11,1% rispetto all’anno scorso, in cui registravamo un ulteriore incremento del 11%. Parliamo di una percentuale rispetto al P.I.L. del 1,45%.
Parliamo di nostri calcoli, perché nelle mezze verità della Difesa c’è quella di presentare uno dei Bilanci meno trasparenti dell’Amministrazione dello Stato. Infatti il Bilancio non contiene le spese per le Missioni all’estero (1 miliardo allocato al Ministero dell’Economia), molti sistemi d’arma (allocati al Ministero dello Sviluppo economico), più molte altre voci, che con un lavoro certosino anno dopo anno bisogna cercare tra le migliaia di pagine che compongono bilancio e finanziaria dello Stato.
Stando al Bilancio presentato in Parlamento dal Ministro Arturo Parisi, per il 2008 sono stanziati 20.928 milioni di euro, con un incremento del 3,6% rispetto al 2007. Nel bilancio ci sono anche i Carabinieri, diventata quarta forza armata con il governo D’Alema, anche se i vertici militari, come parametro di spese attribuito a loro, calcolano solo quello della Funzione Difesa (usandola impropriamente per il calcolo del rapporto con il P.I.L. e per i raffronti con altre nazioni).
La Nato, che nelle spese militari include tutto, ci attribuisce una spesa pari al 1,5%.
Per il SIPRI, l’autorevole Istituto di ricerche per la pace di Stoccolma, l’Italia nel 2006 è settima a livello mondiale per spese militari, con 29,9 miliardi di dollari. Ma per i nostri Vertici siamo la Cenerentola, con striminziti 15.233 milioni di euro stanziati per la Funzione Difesa, con un incremento del 5,4% rispetto al 2007 e con una percentuale del P.I.L. del 0,94%.
All’interno della Funzione Difesa troviamo poi le spese per il personale, per l’esercizio, cioè le spese sostenute per l’addestramento, il funzionamento e la manutenzione di mezzi e strutture, ecc., e l’investimento, che riguarda l’acquisizione dei sistemi d’arma. Queste tre voci dovrebbero essere così ripartite: 50% al personale e 50% tra investimento ed esercizio. L’attuale situazione, viziata dal fatto che molte spese per le armi sono fuori dal bilancio, vede spendere per il personale il 59,64% della funzione difesa, per l’investimento il 23,84% e per l’esercizio il 16,2%.

Cosa prevede la nuova finanziaria?
Nella finanziaria per il 2008 a fronte di 130 milioni di tagli per i consumi intermedi, economie che riguardano diverse Amministrazioni dello Stato, abbiamo uno stanziamento di 140 milioni di euro per la capacità operativa delle forze armate, 155 milioni di euro per le fregate FREMM e quasi 1 miliardo per il caccia Eurofighter. Si prevede di investire dal 2008 al 2012 per questo aereo circa 5,4 miliardi di euro, mezza manovra economica; mancherebbe poi all’appello la terza trance con l’acquisto di ulteriori 46 velivoli. Infatti il progetto di acquisizione di 121 velivoli per la difesa aerea con compito prioritario di contrasto delle forze aeree avversarie e con capacità secondarie di svolgere missioni di attacco al suolo, ha un costo complessivo di 18 miliardi di euro. Su questo programma è intervenuta più volte la Corte dei Conti per denunciare il lievitare di tempi e costi.
Sempre in finanziaria ci sono poi alcune decine di milioni qua e là, per il personale, per gli arsenali, per progetti come il “soldato futuro”, più il miliardo di euro per le missioni militari all’estero che ha trovato stabilità presso il bilancio del Ministero dell’Economia.
Forze armate con 190.000 uomini e oltre 23 miliardi a disposizione, che però, come ha detto il ministro Arturo Parisi presentando la manovra al Parlamento, si avvicinano “sempre più alla soglia di una irreversibile inefficienza”.
In parte questo è vero, se assistiamo a pietose situazioni in cui manca il carburante e i pezzi di ricambio per i mezzi.

Nuove spese previste
Quest’anno si spendono in ammodernamento, quindi nella costruzione di nuovi sistemi d’arma quasi 5 miliardi. Non sono pochi, ma sono quasi tutti bloccati su faraonici progetti, dai costi esorbitanti, da tempi di costruzione lunghissimi e spesso inutili. Pensiamo alla nuova portaerei “Cavour”, dal costo di 1.390 milioni di euro. Ma soprattutto pensiamo al Joint Strike Fighter, un aereo da combattimento ottimizzato per l’attacco, con capacità di trasporto di ordigni nucleari che ci dovrebbe costare, se tutto va bene, una ventina di miliardi di euro. Un progetto che vede come capofila gli USA e sul quale il Governament Accountability Office, l’organo investigativo del Congresso americano, ha avanzato dubbi su costi, tempi e sull’efficacia del progetto stesso. Ma oltre al preoccupante aspetto economico, quello che inquieta di più è capire le finalità strategiche di questo aereo. Chi dobbiamo andare a bombardare? Questo mezzo è in linea con l’articolo 11 della nostra Costituzione? L’unica consolazione è che forse, acquisito questo aereo, non rimarrà un euro per il carburante, e quindi fortunatamente non andremo a bombardare nessuno, a parte le tasche del contribuente.
C’è poi il capitolo degli sprechi. Secondo un calcolo del Sole 24 ore (28 maggio 2007) alla Difesa c’è il più alto tasso di assenze, 31,5 giorni l’anno per persona, un mese di “ferie” in più. Emerge da alcune interrogazioni parlamentari che il costo solo della pulizia dei 44 appartamenti dei vertici militari costano 3,5 milioni di euro l’anno. Secondo un’indagine delle Procure di Torino, La Spezia e Napoli ci sono 3.620 appartamenti della Difesa occupati senza diritto, alcuni di questi sono veri e propri appartamenti di lusso affittati a 150 euro al mese, poi si lamentano che non hanno alloggi per i volontari.
In un servizio le “Iene” hanno denunciato che l’Amministrazione della Difesa per la Folgore ha commissionato nel 2006 il ripiegamento di paracaduti per 60.000 avioalanci, per 340.000 euro, peccato che ne sono stati fatti solo 18.142. Inoltre il loop, che è una fettuccia del paracadute, è stato pagato dall’Amministrazione 6,41 euro che per 5.000 esemplari fanno 32.000 euro, il prezzo del mercato si aggira sui 50 centesimi. Il servizio è andato in onda il 2 aprile 2007, Il Ministro Parisi ha subito annunciato che avrebbe fatto accertamenti, siamo ancora in attesa di una risposta. Questi solo per fare alcuni esempi.
C’è poi tutto il capitolo del personale. Viene da chiedersi, possibile che con 190.000 uomini si abbia difficoltà a mandare in missione più di 8.000 uomini?
Il problema è che su 185.000 uomini previsti nel 2008 circa 82.000 sono di truppa, e il resto graduati: 25.000 ufficiali, 63.000 marescialli, 12.000 sergenti. Abbiamo forze armate dove i comandanti sono più dei comandati! Per stessa ammissione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’Ammiraglio Giampaolo Di Paola, ci sono 39.120 marescialli e 2.813 ufficiali in esubero. Ma si può giustificare un sistema con 190.000 uomini solo per garantire un ruolo a molti vertici militari?
Nessuno di noi vuole mandare a casa nessun padre di famiglia, però perché non far transitare questi esuberi all’Interno per liberare forze di polizia da utilizzare in quella che in molti chiamano emergenza criminalità, oppure, cosa che preferiamo, non li facciamo transitare nella protezione civile, mettendo così il Paese in grado di rispondere a emergenze come quella estiva degli incendi?
È banale, poi, dire che se non si acquistassero alcuni sistemi d’arma o se ne acquistassero alcuni più economici, si potrebbero risparmiare cifre non indifferenti che permetterebbero alle forze armate di avere i finanziamenti per l’esercizio, ma contestualmente libererebbero risorse anche per settori fondamentali del Paese come istruzione, assistenza e sanità dove la litania della carenza di fondi non manca mai.

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