Sicurezza: bisogno o pretesto?
Una tavola rotonda di Pax Christi ha preceduto la 1° Marcia per la Pace (40 anni fa, 1967) dopo che Paolo VI ha dato il via alle giornate mondiale della pace. Il tema della marcia era, su esplicito suggerimenti di padre Turoldo, “La pace non è russa, la pace non è americana, la pace non è cinese: la pace è Cristo”.
Il tema del dibattito invece: “La pace nella Gaudium et Spes a 10 anni dal Concilio”. Il Regno attualità (1975) parla di significative convergenze: la fiducia conciliare nella diplomazia internazionale poggiava su basi storicamente ambigue; i concetti di nazione , di stato devono essere ripensati a partire dal primato del popolo e della sue responsabilità diretta; l’appello a tutti gli uomini di buona volontà, momento straordinariamente innovatore del concilio, deve essere portato al di là di ogni moralismo, per concretarlo in precise scelte di campo; la pace è una conversione, non una soluzione: il momento culturale deve precedere qualsiasi patteggiamento opportunista.
Dopo 40 anni, un convegno a Brescia dal titolo “Sicurezza, tra bisogno e pretesto”: arrivano popoli sballottati dai mari, dalle ambiguità dei politici, guidati dalle paure, dai bisogni di sicurezza e dalla necessità di tutelare i propri interessi. Arrivano come individui, irriconoscibile parte della famiglia umana e costruttori di un futuro fragile, senza fratelli e senza Dio. Eppure, al di là di tutto, abbiamo un pregiudizio positivo nei confronti di Dio e della storia, anche di fronte a sconfitte e delusioni, nel mondo c’è la forza dell’amore della vita: che colora la realtà e il quotidiano da cui partire; che rilancia la bellezza dell’umanesimo planetario capace di dare parola, di incontrare, di lottare-con gli ultimi; che costruisce città sempre più “condivise” e capaci di snaturalizzare i confini per aprire un incontro; che disarma cultura, economia, industria, finanza e religioni o Dio stesso; che vede la sicurezza non come problema di gestione del potere ma come potenziamento della capacità di relazione e accrescimento della qualità delle relazioni; che ci invita a inventare il possibile, a contrattare condividendo, a vivere debolezze e limite come opportunità.
La marcia a Bergamo
La marcia per la pace di fine anno, pur con tutti i limiti riscontrabili, ha avuto alcune note interessanti, frutto di un lungo lavoro: la riflessione di Capovilla a Sotto il Monte (la relazione integrale di mons. Capovilla è pubblicata nel sito di Mosaico di pace, nella sezione “documenti”); il rilancio di Sibiu e dell’ecumenismo come via di pace; la presenza nel momento di dialogo fra le fedi di due donne accanto al francescano di Terra Santa. Purtroppo, sentendo i commenti di alcuni/e dopo il dialogo e lungo la marcia, si notò che erano stupiti e preoccupati perchè si dava troppo spazio alle donne, e per di più musulmane o di altre religioni; la presenza di Pat Gaffney (coodinatrice di Pax Christi Inghilterra) e di mons Marc Stanger (presidente di Pax Christi Francia ), che ha rimesso al centro la questione Iraq, proponendo una azione comune in favore dei profughi.
Molti sono i limiti, tanta la strada da fare, valorizzando il bene e migliorando, con l’aiuto di tanti amici, i passi ancora incompiuti.