POPOLI DIMENTICATI

Sahara blindato

Commenti a margine della Conferenza Europea di Solidarietà con il popolo saharawi: denunce, violazioni di diritti umani, torture, responsabilità e silenzi internazionali.
Luciano Ardesi (Esperto di questioni africane)

Nell’ultima colonia africana, il Sahara Occidentale parzialmente occupato dal Marocco dal 1975, potrebbe riprendere la guerra. è questo il senso della risoluzione finale adottata nel dicembre scorso dal Congresso del Fronte Polisario, il movimento di liberazione del popolo sahrawi. Pur disponibili a continuare i negoziati col Marocco (vedi box), i sahrawi sono determinati a non vivere più in una situazione di attesa. Nel caso in cui i nuovi negoziati, come i precedenti, risultassero senza sbocco, il Polisario è determinato a prendere le armi per liberare il proprio Paese.

Per evitare la guerra, i sahrawi preparano la pace. L’aspetto decisivo è la volontà di questo popolo di mantenere la propria unità spezzata dall’occupazione.

Il gesto più significativo è accaduto recentemente proprio in Italia. Per la prima volta dirigenti del Polisario e attivisti dei diritti umani dei territori occupati del Sahara Occidentale, si sono incontrati numerosi e in una sede pubblica, nel corso della 33a  Conferenza europea di solidarietà con il popolo sahrawi (EUCOCO) che si è tenuta a Roma, dal 19 al 21 ottobre.

I partecipanti all’EUCOCO, oltre 450 persone provenienti da 21 Paesi, comprese Africa e America latina, hanno assistito così a una riunione non solo ideale del popolo sahrawi. Un muro di difesa militare, costruito dall’esercito di Rabat a metà degli anni Ottanta, divide in due, da nord a sud, il Paese. La parte della popolazione sahrawi sotto occupazione marocchina vive in una sorta di immenso campo di concentramento.

 Diritti umani

Per molti anni torture, uccisioni e scomparse sono state moneta corrente per i sahrawi che, nell’indifferenza della comunità internazionale, cercava di mantenere viva la propria identità nazionale. C’è voluta l’ostinazione di un nucleo di attivisti dei diritti umani per iniziare a rompere il muro di silenzio nei confronti di questa vicenda. A partire dal maggio 2005 la protesta è diventata un fatto quotidiano, senza interrompersi, e questo ha permesso di strappare alle autorità marocchine, anche grazie alla solidarietà internazionale, la possibilità per alcuni attivisti di lasciare i territori occupati del Sahara Occidentale per recarsi all’estero.

 La Conferenza di Roma

Per questi motivi la Conferenza di Roma ha assunto un significato particolare. Ormai i difensori dei diritti umani non temono più di esporsi e di manifestare la loro unione ideale e politica col movimento di liberazione del popolo sahrawi. Il segretario del Fronte Polisario, Mohamed Abdelaziz, nel suo intervento alla Conferenza ha voluto rendere omaggio al coraggio della delegazione sahrawi quando Hmad Hamad, uno dei leader della protesta, lo ha abbracciato pubblicamente davanti alla platea dei partecipanti. Lo ha fatto sapendo che potrebbe essere arrestato al suo ritorno in patria, come è accaduto a molti altri esponenti dei territori occupati che all’estero si erano pronunciati a favore della libertà e dell’indipendenza del Sahara Occidentale.

Malgrado il Marocco abbia negato il permesso ad alcuni di uscire dai territori, la presenza di attivisti ha permesso alla Conferenza stessa di dare un nuovo impulso alla attività verso le violazioni dei diritti umani nel Sahara occupato e nello stesso Marocco. Su richiesta dei militanti sahrawi si è deciso una presenza sistematica con avvocati e osservatori internazionali ai processi che vengono intentanti nei confronti dei nazionalisti sahrawi. Le condizioni di questi processi, come denunciato da Amnesty International e Human Rights Watch, sono largamente al di sotto delle norme internazionali e delle stesse leggi marocchine. Ad esempio gli episodi documentati di tortura sono sistematicamente ignorati dai giudici, benché alcune “confessioni” siano state estorte mediante ogni sorta di maltrattamenti e costituiscano le uniche prove, insieme alle dichiarazioni di polizia, per pronunciare pesanti condanne.

 Denunce e responsabilità

Un altro obiettivo messo a fuoco dalla Conferenza è l’invio di missioni di osservatori nel Sahara Occidentale occupato. Il Marocco espelle regolarmente le missioni ufficiali o impedisce addirittura il loro svolgimento. Il caso più emblematico è quello della missione ad hoc che il Parlamento europeo ha deciso a larga maggioranza di effettuare tre anni fa. Il governo di Rabat non ha mai concesso l’ingresso a tale delegazione composta da parlamentari di tutti gli schieramenti. Si tratta di una sfida alle istituzioni europee, che si comprende solo con l’ossessione, da parte del regime marocchino, di nascondere la repressione quotidiana nei territori occupati.

La blindatura del Sahara Occidentale da parte di Rabat contrasta palesemente con la tanto sbandierata apertura politica con cui la monarchia assoluta di Mohammed VI cerca di migliorare la propria immagine internazionale. L’opposizione marocchina presente all’Eucoco ha del resto denunciato la violazione delle regole democratiche nel Marocco stesso. Particolarmente prese di mira le recenti elezioni legislative del 7 settembre, che hanno visto un’astensione di massa ancora più forte dei dati ufficiali (63%), e che si comprende con il fatto che la popolazione sa perfettamente che le istituzioni non contano nulla e che il potere reale è gestito esclusivamente dal re in persona. Inoltre sono stati denunciati i continui ostacoli alla libertà di informazione, con condanne pesanti ai giornalisti marocchini che non si rassegnano a piegarsi ai voleri del regime.

 

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