Se l’uranio uccide
La commissione detta “uranio impoverito” ha un titolo molto più lungo, ma il succo è che deve indagare sulle morti e malattie riscontrate su militari che hanno preso parte a missioni all’estero in teatri di guerra, e tra le popolazioni civili e i militari che hanno lavorato o abitano in prossimità dei poligoni di tiro.
Non è una commissione politica e legislativa, ma di inchiesta, cioè ha le caratteristiche di un tribunale e deve indagare e segnalare cause ed eventualmente colpe in proposito. È, a oggi, l’unica commissione di questo tipo, non solo in Italia ma in Europa, tanto che di recente l’organizzazione dei militari sindacalizzati europei (Euromil) ha chiesto che possa riferire a Bruxelles, per vedere se i nostri risultati possano essere utili anche per altri casi.
Danni da uranio
Partiamo dall’osservazione che – specialmente dopo la prima guerra del Golfo (1991) e in tutte le guerre dei Balcani e in Somalia, Iraq, Afghanistan e oggi Libano – per i militari e le popolazioni civili che si sono trovate negli stessi luoghi, le conseguenze non sono state quelle solite di tutte le guerre, cioè folli distruzioni di vite umane, di strade, pozzi, case, città, con conseguenti morti tra i militari e ferite che possono arrivare a gravi e permanenti danni fisici e psichici, a incapacità lavorative e relazionali di varia gravità. Spesso e con una frequenza preoccupante si sono riscontrate malattie tumorali dagli esiti spesso mortali, e comunque con forte diminuzione della capacità lavorative e relazionali: una “novità” che aggiunge orrore alla guerra e conduce a considerarla non solo un attacco alla specie umana e alla natura, ma anche a porzioni di popolazione del tutto innocente.
Continuo a dire che le guerre, a parte tutto ciò che possiamo dire, anche alla luce dell’art.11 della Costituzione, sono anche un “lusso” che non possiamo permetterci, che nessun Paese può permettersi. Infatti, per risarcire giovani vite e popolazioni innocenti e danni alla natura e alla storia e alle sue vestigia, ci vorrebbero tanti di quei soldi, che sarebbe più conveniente comprare il “nemico”, oppure introdurre tante precauzioni, controlli e monitoraggi per anni sui militari anche in congedo e popolazioni civili, prevenzioni, tute, maschere e vaccini ben somministrati, appoggio psicologico, che davvero, ancora una volta, costa meno avviare un dialogo e inviare truppe di interposizione che fermino gli scontri (come in Libano) e consentano di proporre trattative diplomatiche in vista della costruzione della pace e della graduale ma imminente, non rinviabile messa fuori gioco della guerra.
Chi lavora in Commissione
La Commissione è composta da una presidente, la sottoscritta, due vice presidenti (senatore Bulgarelli dei Verdi, senatore Costa di Forza Italia) e da senatori e senatrici di tutte le forze politiche: Valpiana e Pisa della Sinistra, Rame dell’IDV, altri del Pd (Casson), della Lega (Divina), di An (Ramponi) ecc.. Si giova della collaborazione di esperti presi in strutture pubbliche (Istituto superiore di Sanità, Direzione della Sanità militare, Università) che prestano la loro opera con il solo rimborso delle spese vive documentate e nessun compenso aggiuntivo, dato che hanno già i loro stipendi come dipendenti delle citate istituzioni. Recentemente abbiamo aggiunto, alle stesse condizioni, un magistrato che potrà aiutarci a predisporre delle “class action”, cioè azioni in giudizio per gruppi e non per singoli, il che sarà di aiuto alle famiglie superstiti; e una giornalista che raccolga documentazione sui danni che possano aver subito anche persone facenti parte delle ONG che hanno prestato la loro opera umanitaria nei luoghi fin qui presi in considerazione.
Si sono fino a oggi fatte varie missioni e visite presso poligoni di tiro (Salto di Quirra, Teulada, Perdasdefogu, in Sardegna, Torre Veneri vicino a Lecce), ispezioni in Kossovo e Serbia e comunque ex- Jugoslavia, da ultimo in Libano, e via via gli esperti fanno arrivare relazione di ciò che hanno trovato. I dati vengono confrontati con quelli in possesso del ministero della Difesa e spesso non coincidono perchè i criteri della raccolta non sono omogenei e confrontabili e bisogna fare ulteriori analisi e rendere i dati significativi.
Il ministero collabora all’accertamento, avendo anche comunicato a tutti i militari che sono sciolti da qualsiasi obbligo di riservatezza o “segreto”.
Ma che cercano gli esperti? Prove che vi è uranio impoverito nei corpi di morti o ammalati o di animali che pascolano presso o nei poligoni, o indizi di somministrazione di vaccini senza le dovute distanze di tempo o altre precauzioni ecc. E che cosa trovano? Trovano che l’uranio non fa certo bene alla salute se inalato o maneggiato, ma non lascia tracce nei corpi. A oggi nessuno scienziato ha potuto provare che l’uranio ci sia, nei corpi anche sottoposti ad analisi autoptiche ecc.
Ma le malattie ci sono: se non si può ancora dimostrare che esse dipendono direttamente da ingestione o contatto con residui di uranio impoverito, non si può tuttavia escludere che esso sia causa o concausa delle patologie riscontrate. Basta la probabilità per rendere necessarie precauzioni e misure di sicurezza e controlli sulla loro applicazione.
Maledetto uranio
Ma che è l’uranio impoverito e perchè lo si usa? È una scoria di lavorazione di materiale radioattivo ed è un metallo pesante, che costa relativamente poco (molto meno del tungsteno) dura a lungo e pesa tantissimo, sicché serve a fare proiettili che bucano come fossero di burro anche le corazze di carri armati o di autoblindo, anche forti robuste imbottite di uranio, e di notevole spessore. All’impatto, per il peso, la velocità e la durezza con cui colpisce, arriva ad altissime temperature, per cui la corazza metallica non fonde, ma sublima e diventa polvere di nanoparticelle, che sta a lungo sospesa, poi si deposita sul terreno, dal quale può essere sollevata dai venti, oppure sciolta dalla pioggia e penetrare nel terreno. Un carroarmato diventa un ammasso di polveri spostabili nell’atmosfera o ricadenti nel terreno che resta inquinato a lungo. Come si vede, un sussidio tecnico per poter forare le corazze.
Noi assumiamo i risultati che gli esperti ci consegnano, non proseguiamo le ricerche per le quali non siamo attrezzati né tecnicamente né economicamente, lavoriamo sulla probabilità che dall’uranio dipendano verosimilmente le patologie che si riscontrano tra i militari che rientrano da spedizioni in teatri di guerra, che sono stati a lungo in poligoni e tra i civili che abitano o lavorano e si trovano negli stessi territori.
Allo scopo di produrre, per i supersiti o i loro parenti un risarcimento e il riconoscimento che sono morti per causa di servizio, per i civili analogamente, benché bisogni studiare come. Ciò per il passato. Ma per il futuro sono intenzionata a chiedere tali e tante precauzioni (le migliori tute in commercio, periodi molto brevi e avvicendamenti frequentissimi, monitoraggi e controlli ecc.) che davvero vorrei poter diffondere la consapevolezza che la guerra non serve più nemmeno all’economia e per l’appunto è un dissennato spreco, uno stupido lusso che nessuno si può permettere.
È poco? Ma mi dichiarerei soddisfatta, dato che la guerra invece ha dalla sua la maggioranza dei consensi al Parlamento, che in questo caso davvero sembra rispecchiare più gli interessi militari che lo stato della coscienza popolare. Rendere noto, senza urla retoriche e allarmismi, la pericolosità dell’uranio, che va considerato fuorilegge, è un importante contributo a rendere di nuovo la cittadinanza consapevole di dovere e potere lottare contro la cultura militarista.