Verso un disarming day
“Il sangue di Abele continua a gridare dai solchi della terra” (Gen 4,10). E a inondare le strade del Congo come dell’Iraq, della Georgia come della Palestina. Fratelli contro Fratelli.
Allora, all’origine della vita, come oggi, nell’era delle tecnologie e delle comunicazioni virtuali.
“Si fa la guerra affermando di avere in cuore la pace. In nome del proprio sogno si contrasta il sogno dell’altro e non gli si fa posto. Il conflitto è contrabbandato come il prezzo inevitabile da pagare per la quiete e l’ordine, spesso identificati con la vittoria e la tranquillità del più forte”: così, dieci anni fa (1998), i vescovi italiani, introducevano la nota pastorale “Educare alla pace”. Il tema non pare essersi affatto dissipato nelle nubi degli anni. Al contrario appare imperturbabile nel tempo e trasversale in ogni ambito e luogo, al punto da diventare il vero protagonista armato e violento della storia. Con Martin Luther King continuiamo a coltivare il sogno di vedere “i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi sedere insieme al tavolo della fratellanza” e nello stesso tempo di vedere convertiti gli arsenali di morte in scommesse per la vita.
Se continuiamo a pubblicare un “Mosaico di pace” è perché crediamo ancora che quel sogno possa realizzarsi. Definimmo pazzia credere che uno strumento semplice quale una rivista potesse sfidare questa epoca di “enfatizzazione del mercato e del capitalismo, di controllo quasi spietato dell’informazione, di criminalizzazione degli emarginati e degli esclusi…” (cfr editoriale “Mosaico di pace”, n. 1 settembre 1990). Ci accingiamo a giungere al ventesimo anno di vita di questa rivista e crediamo ancora di poter sfidare, con i soli mezzi dell’informazione, della libertà di pensiero e di parola, dell’educazione come prassi sociale di liberazione, i poteri forti di questo mondo. Crediamo ancora che una Chiesa e una società dal basso siano possibili, che i poveri restano tali perché noi siamo ancora troppo ricchi, che giustizia ed equità siano il sale di un mondo migliore.
Giustizia. Poveri. Mentre assistiamo increduli, turbati, all’agonia di una democrazia che pensa a tutelare i “figli di papà”. Che demolisce la scuola pubblica – palestra di pluralismo per tutte e tutti – e decide di sostenere la scuola privata. Cattolica. Con lo sdegno della Chiesa, che forse sperava in finanziamenti più cospicui.
Giustizia. Mentre qualcuno al governo minaccia di modificare la Costituzione “per aggiornarla” al nuovo panorama storico e geopolitico.
Giustizia. Poveri. La magistratura è costretta a difenderci a denti stretti dalla mentalità diffusa di illegalità e “malaffare” e a difendersi dalle invasioni di campo della politica. Potere contro potere. Eppure chi la Costituzione l’ha sognata e l’ha scritta, immaginava i poteri dello Stato in simbiosi tra loro per concorrere insieme al bene comune.
Di comune oggi ci è rimasto il sogno. A cui non vogliamo rinunciare per contribuire, per quanto ci è possibile, alla costruzione di una nuova convivenza fondata sul rispetto della persona e dei suoi diritti, sulla giustizia, sulla legalità e sulla solidarietà. Con questo sogno fra le dita, nel 1998, pubblicammo, in 10 “Quaderni di Mosaico”, la nota pastorale dei vescovi italiani “Educare alla pace”, per trasformarla in uno strumento concretamente formativo corredato di riflessioni, commenti, preghiere, provocazioni per noi e per le nostre comunità.
Vogliamo ripartire da questa sfida educativa. Consapevoli che l’educare dà fondamenta solide al nostro impegno per il cambiamento, pone nella terra della storia i semi del futuro, ci fa perseverare nel cammino verso la realizzazione del sogno. ..
Ai nostri lettori e alle nostre lettrici vogliamo augurare nuovi “venti di pace”. Come sarebbe bello darsi anche un appuntamento nel corso dell’anno per un disarming day che unisca le voci di tutti i sognatori, credenti e non credenti!
Ci auguriamo che i nostri vescovi possano accogliere questo anelito e convocare il popolo di Dio al disarming day come prima pietra verso la nonviolenza, verso il ripudio di ogni guerra. Verso il disarmo unico, totale, unilaterale se occorre. Ci rendiamo conto che disarmo è parola in disuso e proprio per questo continuiamo a ritenere che esso debba interessare non solo gli eserciti ma anche le vite, le culture, il pensiero, le prassi di tutte e di tutti.