20 marzo 2004, un altro intervento è possibile!
La manifestazione nazionale del 20 marzo 2004 servirà anche a questo. A dire, in tanti che, in Iraq, un altro intervento é possibile. Non è vero che proseguire la missione militare italiana a Nassiriya è “la cosa migliore” o “la sola cosa” che l’Italia può fare per aiutare il popolo iracheno a uscire dal pantano in cui è finito a causa della guerra. Il Parlamento italiano deve scegliere di abbandonare l’opzione militare e di assumere l’opzione democratica.
L’opzione democratica richiede:
1. un maggiore e non un minore impegno in Iraq dell’Italia, dell’Europa e della comunità internazionale;
2. una forte iniziativa per ridare centralità, credibilità e sostegno all’azione dell’Onu.
L’Onu non è e non dispone di una bacchetta magica per risolvere i disastri provocati dalla guerra.
Tuttavia quella dell’Onu è la strada maestra per mettere un freno alla violenza che dilaga, per scongiurare il rischio di guerra civile, per ridurre lo spazio e il sostegno ai terroristi, per promuovere e proteggere i diritti umani degli Iracheni.
Il solo invio di una “missione” delle Nazioni Unite per discutere con tutte le parti irachene le modalità per realizzare libere elezioni in Iraq ha contribuito ad aprire nuove importanti prospettive basate sul dialogo e consenso.
La “debolezza” o la forza dell’Onu dipende solo dalla volontà degli Stati che ne sono parte, a cominciare dai membri del Consiglio di Sicurezza. Nessuno può dunque giustificare la sua esclusione o messa ai margini se non con motivazioni politiche.
Sino a oggi le potenze occupanti hanno di fatto impedito l’intervento dell’Onu in Iraq.
L’Italia deve investire sull’Onu, fare ogni sforzo per favorire il suo rapido rientro in Iraq e sostenere concretamente la sua azione a partire da quelle missioni che la stessa Risoluzione 1511 elenca:
* assicurare la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione;
* favorire una rapida transizione politica in modo che “il popolo iracheno possa determinare liberamente il proprio futuro politico e controllare le proprie risorse naturali”;
* favorire “il dialogo nazionale e la costruzione del consenso” che dovrà portare alla stesura della nuova costituzione e alla convocazione di elezioni democratiche;
* accelerare gli sforzi per costruire istituzioni locali e nazionali democratiche e rappresentative, promuovere la protezione dei diritti umani in tutto il Paese, favorire lo sviluppo di media indipendenti, sostenere lo sviluppo della società civile irachena e delle sue organizzazioni indipendenti, ecc...
* promuovere la ricostruzione economica.
Gli stessi Iracheni chiedono con gran forza l’intervento delle Nazioni Unite per accelerare e gestire il passaggio dei poteri e l’organizzazione di elezioni nazionali libere e democratiche.
L’Italia deve dunque:
1. accogliere e sostenere attivamente le raccomandazioni formulate dalla “missione” delle Nazioni Unite per l’organizzazione di elezioni nazionali libere e democratiche in Iraq a partire dal mantenimento della data del 30 giugno 2004 quale termine ultimo per il trasferimento dei poteri a un governo iracheno provvisorio che a sua volta deve essere definito con il più ampio consenso possibile tra tutte le parti irachene e dalla istituzione di una Commissione Elettorale Irachena autonoma e indipendente.
2. lavorare perché il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dia un chiaro e inequivocabile mandato e un sostegno concreto al Segretario Generale dell’Onu nella gestione di questa importantissima quanto difficile fase di transizione.
3. operare perché questa diventi posizione e iniziativa comune dell’Unione Europea o almeno del maggior numero possibile dei Paesi europei sollecitando la solidarietà e la collaborazione;
4. non rifinanziare la missione militare italiana in corso sotto il comando delle potenze occupanti e mettere a disposizione del Segretario Generale dell’Onu e dell’Unione Europea le proprie risorse diplomatiche, umane, finanziarie e militari per rafforzare il “ruolo vitale” e le missioni dell’Onu in Iraq;
5. sostenere l’intervento diretto in Iraq delle organizzazioni italiane e internazionali della società civile e delle Istituzioni Locali impegnate nella promozione e difesa dei diritti umani;
6. assumere tutte le iniziative concrete necessarie per mettere fine alla violenza e alle quotidiane violazioni dei diritti umani, all’occupazione e agli attentati in Palestina e Israele e per riprendere la via del negoziato per la costruzione di una pace giusta e duratura.
Tavola della pace